GLI OCCITANI,SONO POPOLAZIONI CHE ABITANO IL SUD DELLA FRANCIA,LA SPAGNA DEL SUD,E L'ITALIA DEL NORD,SPECIALMENTE LE VALLI DELLA VAL D'AOSTA E DEL PIEMONTE E DELLA
LIGURIA.SONO CATTOLICI MA ALCUNI SONO DAVVERO ERETICI,CREDONO LE STESSSE ERESIE DEL CODICE DA VINCI,PASSANO PER LEGENDA MEDIOVALE LA TEORIA BLASFEMA DI
LAURENCE GARDNER,NEL SUO LIBRO"LA LINEA DI SANGUE DEL SANTO GRAAL",LIBRO PUBBLICATO NEL1996,CHE HA COME BASE UN ALTRO LIBRO BLASFEMO E DEMENZIALE,
QUELLO DI BARBARA THIERING"L'UOMO GESU",FANTASIA ASSOLUTA E BLASFEMA CONTRO GESU', SCRITTO IL1992
ECCO COSA SCRIVE L'OCCITANO PAOLO SECCO.
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Per un’estòria religiosa de l’Occitània/25
Le Sante Marie, evangelizzatrici delle terre d’Oc
Come Maria Maddalena si trasformò da moglie di Cristo in prostituta, per poi morire nella Santo Baumo
Dopo la forzata interruzione eccoci di nuovo qui. Facciamo un passo indietro nel tempo, e occupiamoci di una leggenda viva in Provenza, che presenta risvolti molto seri e affascinanti.
La navicella senza vele e senza remi che, secondo la tradizione, trasportava le Tre Marie, terminò il suo viaggio fortunoso approdando sulle paludose rive della Camargue, presso quella che oggi si chiama appunto Saintes Maries de la Mer. Le future Sante, che si erano affidate a quella fragile imbarcazione per sfuggire alle persecuzioni scatenate contro i primi cristiani in Giudea, nel 44 d.C., erano, oltre a Marta, Maria di Magdala (Maddalena), Maria Elena Salomè e Maria Iacopa o di Giacobbe ( o di Cleofa), presunta sorella della Madonna; erano presenti inoltre Massimino e Lazzaro. Si inserisce qui una tradizione altrettanto antica di cultura gitana, che associa alle Tre Marie la presenza dell’ancella Sara, santa protettrice delle genti gitane, che all’ultimo si aggiunse alla compagnia quando la barca era già in partenza, raggiungendola camminando sulle acque su di un mantello a lei gettato dall’imbarcazione. Da questa credenza deriva la tradizione di festeggiare le feste gitane a Saintes Maries de la Mer (1).
Maria Maddalena morì nel 63 d.C., all’età di sessant’anni, in quella che oggi è St. Baume, in Provenza, molto lontano dal luogo ove Gesù, suo possibile marito, aveva trovato la morte (2). Di lei e della sua discendenza ci parlarono dettagliatamente dapprima l’arcivescovo di Magonza Maar (“La vita di Maria Maddalena”) attorno ai primi anni del IX secolo, rifacendosi a più antiche tradizioni, e più tardi Iacopo da Varagine (Varazze), arcivescovo di Genova, ne “La Legenda di Santa Maria Maddalena” (1250 circa) e nella “Legenda Aurea”, scritto coevo. Del testo dell’arcivescovo tedesco approfittò 450 anni dopo il re di Francia Luigi XI per ribadire la posizione dinastica della Maddalena nella stirpe reale francese. La Legenda Aurea invece è una raccolta di cronache ecclesiastiche narranti le vite di molti santi ed era letta regolarmente in pubblico nei monasteri e nelle chiese. In un passo l’opera parla appunto di Santa Marta di Betania e di sua sorella Maria, la Maddalena. Così cita il testo: “Santa Marta ospite del Signore Gesù Cristo, era di famiglia reale. Suo padre Siro e la madre Eucaria la lasciarono erede con sua sorella Maria di tre proprietà, o torri: il castello di Betania, di Magdala e di una parte di Gerusalemme. Dopo l’ascensione di nostro Signore, lei, suo fratello Lazzaro, sua sorella Maria, con Massimo, si imbarcarono su una nave che li portò sani e salvi a Marsiglia, da lì si recarono nella zona di Aix, ove convertirono gli abitanti alla fede”. Il nome Maddalena o Magdala deriva infatti dal sostantivo ebraico “migdal”, ovvero torre(3).
I primi testi cristiani descrivono l’apostola, se così si può chiamare, come dotata di una percezione e sensibilità maggiori di quelle di Pietro, Maddalena era la sposa diletta che unse Gesù al Sacro Matrimonio (hieros gamos) a Betania. Ignorando tutto ciò la Chiesa Romana decise in seguito di screditarla, nel tentativo di esaltare la figura di Maria, madre di Gesù. A tal scopo si servì degli ambigui commenti nel Nuovo Testamento che descrivevano originariamente la Maddalena come nubile e peccatrice. I vescovi decisero che una peccatrice (ovvero in attesa di purificazione) dovesse necessariamente essere una prostituta, e di qui a tutta la tradizione cattolica successiva il passo è breve.
La chiesa a Rennes le Chateau fu consacrata a Maria Maddalena nel 1059, e nel 1096, anno della prima crociata, ebbe inizio la costruzione della basilica, sempre dedicata alla Maddalena, a Vézelay. Fu qui che San Francesco fondò i Frati minori, poi Cappuccini, nel 1217, così come nel 1147 San Bernardo di Chiaravalle vi aveva predicato la seconda crociata alla presenza del re di Francia. L’entusiasmo per le crociate era in verità strettamente legato alla venerazione per la Santa Maddalena. I Cistercensi, come i Domenicani e i Francescani poi, pur seguendo stili di vita diversi tra loro, avevano infatti in comune l’enorme interesse per Maria Maddalena. Nel redigere la Costituzione dell’Ordine dei Cavalieri Templari, nel 1128, San Bernardo menzionò specificatamente il dovere per i cavalieri di tutelare la città di Betania, ove sorgeva il presunto castello di Maria e Marta. E’ facile a questo punto ipotizzare che le grandi cattedrali erette dai Cistercensi in tutta Europa, dedicate tutte a “Notre-Dame”, fossero in realtà non in onore della Maria madre di Gesù, quanto piuttosto della nostra Maddalena.
Ma ritorniamo alla nostra storia. Giunte sull’ospitale suolo provenzale, Maria Salomè e Maria di Giacobbe si stabilirono in quel di St. Maries de la Mer e si diedero a predicare il Vangelo, mentre i loro compagni si sparpagliarono per tutta la regione. Marta risalì il Rodano e a Tarascona si guadagnò l’eterna gratitudine della popolazione ammansendo la Tarasca, orribile mostro fluviale che terrorizzava la regione. Massimino evangelizzò gran parte della Provenza, fino alla capitale di allora, Aquae Sextiae, l’attuale Aix, della quale divenne il primo vescovo, ed ebbe sepoltura in una località isolata che da lui prese successivamente il nome di Saint Maximin. Qui, attorno al 410–430 sorse il monastero omonimo, fondato da Giovanni Cassiano, vero precursore dei Benedettini.
Maddalena si fermò inizialmente a Marsiglia, l’allora Massilia, porto di origine fenicia, poi di cultura greca ed infine conquistato dai romani. Era questo il luogo ideale, proprio per la convivenza di più culture religiose, ove predicare le nuove dottrine cristiane. Sembra che, con l’aiuto di Lazzaro, abbia avuto un gran successo. Ma la sua storia non finisce qui: mentre Lazzaro si recava presso gli acquitrini dell’Etang de Berre, la futura santa decise di trascorrere il resto della sua vita in solitudine e penitenza, e si allontanò verso l’interno della regione, in direzione della montagna più alta, ultimo limite verso terre ancora tutte da evangelizzare. Trovò una grotta, e lì si fermò, fino alla morte. Il nome Sainte Baume, che la località prese in seguito, deriva appunto dal provenzale Santo Baumo, la Santa Grotta. Il luogo, a partire dal V secolo divenne meta di frequenti pellegrinaggi, e vi si installarono i monaci di San Cassiano.
Ma la montagna era probabilmente considerata sacra già da tempi remoti, e una selva immensa la ricopriva fino quasi alla sua sommità. Così la descrive Lucano nel I secolo d.C. nelle sue “Pharsalia”. Le stesse truppe di Cesare, durante la conquista delle Gallie, cercarono invano di addentrarsi in quei boschi per approvvigionarsi di legname. Il culto della Maddalena in questa località, come del resto altrove, fu probabilmente la continuazione di antichi culti precristiani, forse riferiti alla “Grande Madre”, legati alla passata presenza dei fenici, ed è la dimostrazione di come il cristianesimo ufficiale sia riuscito ad inglobare usanze religiose precedenti, trasformandole in proprie tradizioni.
Attorno alla grotta–santuario i Benedettini, succeduti nell’XI secolo ai monaci di Cassiano, e i Domenicani poi, seppero costruire un grandissimo interesse. La località venne visitata nei secoli da quasi tutti i re di Francia e da molti papi, fino ai tempi dei lumi e della Rivoluzione Francese, quando lo spirito fortemente laico dello stato scoraggiò i pellegrinaggi. Dall’ottocento in poi, però, la Grotta venne ripristinata al culto, ed ancora oggi è ambita meta di viandanti e fedeli.
Paolo Secco
(1) In realtà il nome Sara sembra doversi attribuire alla stessa Maria Elena Salomè, proprio come titolo onorifico in qualità di sacerdotessa di un ordine religioso – misterico ad Efeso.
(2) I Vangeli Gnostici e gli Apocrifi parlano di Gesù accennando al fatto che fosse sposato appunto con Maria Maddalena. Ciò è stato chiaramente trascurato o addirittura volutamente occultato dalla chiesa ufficiale, che, per ovvi motivi di opportunità politico religiosi, aveva preferito portare avanti la successione apostolica, e quindi la propria legittimazione, a scapito chiaramente della presunta vera discendenza messianica.
(3) Il fatto che le tre sorelle possedessero tre castelli o torri è in verità un po’ fuorviante, in quanto molti studiosi interpretano il nome Maria non come un qualsiasi nome proprio, ma come variante di Myriam, titolo attribuito in alcune sette ebraiche dell’epoca (Esseni, Terapeuti) a delle sacerdotesse. Le Myriam partecipavano ad un ministero formale all’interno di queste comunità ascetico-spirituali: il loro compito era la guida delle donne, ed il possesso di tre torri, o proprietà, potrebbe simbolicamente rappresentare il raggiungimento da parte loro della conoscenza, o almeno di tre gradi di iniziazione. Allo stesso modo il termine ““sorelle” potrebbe riferirsi ad una parità gerarchica all’interno della comunità. Alle Myriam o Marie non era permesso possedere nulla, l’eredità comune pertanto potrebbe rappresentare la condizione di sacerdotesse, carica che si tramandava per via ereditaria.
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OUSITANIO VIVO - Anado XXVIII - n° 3- mars 2002 - N° 265
mercoledì 9 gennaio 2008
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