venerdì 29 luglio 2016

MAGDALENA PROJECT

Sulle tracce della Maddalena Pubblicato da admin In Data 10 Apr. 2008 Nella Categoria: Maria Maddalena Etichette:Maria Maddalena, Migdal, Migdal Nunaya, Tarichea, Maria di Magdala Sulle tracce della Maddalena Sul Lago di Galilea, tra Cafarnao e Tiberiade, gli archeologi dello Studium Biblicum di Gerusalemme hanno scavato l’antica Migdal alla ricerca del santuario cristiano legato alla memoria della Maddalena che nella città abitò e venne guarita da Gesù di Nazareth. Un’area di immenso interesse archeologico anche per l’ebraismo, oggi minacciata dal progetto di un grande centro commerciale. Sorride, aggrottando la fronte, mentre gli racconto l’ennesima querelle scoppiata in Italia circa la Maddalena. Appare divertito mentre gli racconto delle ultime, bislacche teorie che riguardano Maria di Magdala: imprenditrice nel locale mercato ittico? Donna benestante invaghita del Nazareno? «La realtà è che di lei sappiamo poco; ma non serve a nulla inventare». Per padre Stefano De Luca, la Maddalena è una presenza familiare. Archeologo francescano, docente di archeologia cristiana, divide il suo tempo tra lo studio dei reperti di Cafarnao e degli scavi di Magdala, la città sul Lago di Tiberiade che ha dato i natali alla donna che non smette di affascinare gli studiosi del nostro tempo. Certo è che la Madalena, studiata sul luogo, sembra del tutto affrancata dall’alone di mistero che gnostici ed esoterici le hanno cucito addosso. «È difficile sapere con esattezza chi era Maria di Madgala. Ma per avvicinarci alla sua figura è fondamentale studiare la città che le ha dato i natali e dove, fin dai primi secoli, esisteva una memoria cristiana e un culto legato alla sua figura. Secondo le fonti antiche – spiega padre Stefano mentre mi guida nella visita agli scavi archeologici che la Custodia di Terra Santa conduce da trent’anni sulle rive del lago – Magdala aveva uno statuto di città che Cafarnao non aveva. Era una delle più importanti località del lago al tempo di Gesù e divenne subito dopo il quartier generale della resistenza antiromana. Era in una posizione strategica, al centro delle vie di comunicazione» Cosa sappiamo di Maria di Magdala dai Vangeli? Sappiamo alcune cose e altre ci vengono fatte intuire. Maria Maddalena è menzionata nel Vangelo di Luca (8, 2-3) come una delle donne che «assistevano Gesù con i loro beni». Il Vangelo di Luca ci fa intuire che erano spinte dalla gratitudine, per una grazia ricevuta: proprio da Maria di Magdala «erano usciti sette demòni». Sappiamo che Maria di Magdala era presente alla passione e alla crocifissione (Matteo 27, 55; Marco 15, 40-41; Luca 23, 55-56). Maria c’era anche alla morte di Gesù, alla deposizione dalla croce e all’inumazione del corpo in una tomba che era stata originariamente preparata per Giuseppe di Arimatea. Fu ancora la Maddalena, di primo mattino, assieme a Salomé e Maria la madre di Giacomo, ad andare al sepolcro, recando con sé unguenti per ungere il corpo di Gesù. (Le Mirofore) Le donne trovarono la tomba vuota e videro alcuni angeli che annunciavano la resurrezione di Gesù (Mt 28, 5). È stata insomma testimone diretta della resurrezione. Certo. Maria Maddalena corse a raccontare quanto accaduto a Pietro e agli altri apostoli. Ritornata immediatamente al sepolcro, si soffermò piangendo davanti alla tomba. E qui vide il Signore risorto, senza però riconoscerlo. Solo quando venne chiamata per nome si rese conto di trovarsi davanti a Gesù. Allora con gioia esclamò Rabbuni, cioè «maestro buono». Avrebbe voluto trattenerlo, ma lui glielo proibì. Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre mio; ma va dai miei fratelli e dì loro: Sto ascendendo al Padre mio e al Padre vostro, al Mio Dio e al vostro Dio» (Giovanni 20, 17). La presenza della Maddalena accanto a Gesù fu discreta, ma tutt’altro che marginale… Proprio per la sua importanza nella vita del Cristo i primi cristiani tennero a localizzare qui i ricordi evangelici. Sulla natura di questi ricordi evangelici si può discutere, perché si venerava prima di tutto il luogo dove Maria di Magdala fu guarita da Gesù. Un episodio che Luca dà come già avvenuto, non descrivendolo nel suo compiersi. Ma oltre ai Vangeli canonici, la figura della Maddalena è eccezionale anche negli apocrifi, dove viene personificata con la Sapienza. Per questo, per esempio nell’apocrifo di Filippo, si dice che «Gesù spesso la bacia sulla bocca»: da qui l’equivoco della presunta relazione amorosa tra i due. Ma per chi conosce la Bibbia sa che «la Sapienza esce dalla bocca dell’Altissimo» e quindi quello è un gesto di trasmissione della conoscenza piena dei misteri, cioè della Sapienza «che era con Dio mentre creava il mondo». Si tratta di simboli che da una parte fanno di Maria la Sapienza incarnata, dall’altra la dipingono come la maestra della dottrina gnostica, depositaria dei misteri arcani. Non era comune che a una donna venisse attribuito questo onore al tempo di Gesu. Certo che no. Le donne erano ai margini nella società di quel tempo. Eppure la Maddalena non solo viene fatta una discepola. Diventa modello di persona guarita, riconciliata. I sette spiriti da cui fu liberata ci parlano di una malattia, probabilmente di una malattia spirituale. Questo fatto di essere liberata, salvata, di avere sperimentato la grazia di Gesù, ha fatto di lei una vera discepola: riconciliata perciò capace di riconciliazione. Al punto da diventare la prima annunciatrice della resurrezione e, come dicono i fratelli della Chiesa ortodossa, l’evangelizzatrice degli apostoli. Per quale ragione sono importanti gli scavi archeologici di Magdala? Ci aiutano a capire meglio la cultura materiale, il contesto del tempo di Gesù, in una zona dove lui stesso ha vissuto. Cosa si può dire della città?Giuseppe Flavio (che qui aveva capeggiato la resistenza antiromana) e le fonti rabbiniche ci parlano di un centro abitato da 40 mila persone, un luogo tutt’altro che marginale, dotato di un importante porto e di una nutrita flotta di pescherecci, di mura difensive, di un ippodromo, di sinagoghe e scuole rabbiniche. Gli scavi stanno riportando alla luce il reticolo viario, le ville, la piazza, le terme, le sinagoghe di quella che era la vera capitale della regione, con una economia basata sulla pesca e sull’agricoltura, sulla lavorazione del pesce e del legno di acacia. Migdal Nunaya significa infatti «torre dei pesci» e il suo nome greco, Tarichea, «pesce salato» rimanda al processo di salazione: l’itticoltura era praticata anche in vasche alimentate da sorgenti di acqua tiepida. Poi il prodotto veniva essiccato e commercializzato attraverso le vie dell’epoca. Di qui passava la Via Maris, la più importante arteria commerciale che collegava l’Egitto all’Oriente. Ma cosa aggiunge l’archeologia alla figura della Maddalena? Ci consente di capire quale importanza ebbe Maria di Madgala per il cristianesimo antico e quindi per le origini della Chiesa. Qui a Madgala, in questo sito, è stato rinvenuto un mosaico che è attribuibile ad un monastero. I francescani hanno acquisito le rovine di Magdala perché le fonti dei pellegrini antichi, raccontano di una chiesa costruita sulla casa di Maria Maddalena, per fare memoria di questa discepola tutta particolare. Nella zona del lago di Galilea l’archeologia ha dimostrato che i santuari non nascono in luoghi arbitrari, ma hanno una ragione nella memoria e nel culto. Gli esempi sono tantissimi: a Tabgha, il Santuario del Primato, i gradini intagliati nella roccia sopra quali, dice Egeria, il Signore stette; il Discorso della Montagna: la grotta salita la quale il Signore proclamò le beatitudini; la Moltiplicazione dei pani: la roccia sotto l’altare da cui «chi ne vuole ne prende – dice Egeria – e porta giovamento a tutti»; a Cafarnao, la Casa di Pietro, trasformata in chiesa, le cui mura sono ancora in piedi… Dunque c’ era un antico santuario in memoria della Maddalena… Quasi sicuramente. Le fonti lo testimoniano. Purtroppo, rispetto agli altri casi che ho ora menzionato, i pellegrini che parlano espressamente di questa casa sono del periodo bizantino tardivo, dopo il VI secolo. Il monastero di cui è stato scoperto il mosaico esisteva già prima, nel V secolo. E se c’era il monastero, ci doveva essere la chiesa, che non è ancora stata trovata, ma che sappiamo essere esistita fino al Medio Evo… Poco lontano di qui, oltre il monastero a sud, iniziano le tombe, il che vuol dire che l’area archeologica scavata è la punta estrema della città. È dunque pensabile che Magdala si estendesse verso nord e verso ovest. Scavi occasionali, per le condutture e gli impianti della luce e dell’acqua, hanno messo in evidenza delle strutture che si riferiscono al medesimo periodo e alla stessa città. Il rischio però è che una immensa area archeologica venga tra breve irrimediabilmente deturpata dal nuovo piano regolatore…. Come può essere possibile? Poco oltre l’area archeologica di proprietà della Custodia di Terra Santa c’è una zona ritenuta edificabile, dove è stato previsto un grande centro commerciale. Lo sviluppo turistico del lago prevede inoltre una serie di servizi e infrastrutture alberghiere. Ma quella zona nasconde gran parte dell’antica Migdal, può darsi perfino l’antica chiesa che ricordava la Maddalena. Il rischio è che si cancelli uno dei siti più importanti della storia cristiana, ma anche dell’archeologia in Israele… Non dimentichiamo che proprio la nostra area archeologica custodisce i resti di una piccola sinagoga del I secolo, una delle più antiche mai rinvenute. Essendo Magdala una grande città, è pensabile che insieme alle memorie cristiane, siano ancora nascosti i reperti dell’ebraismo antecedente alla distruzione del Tempio. Magdala fu infatti conquistata dalle truppe di Vespasiano nel 65 d.C. durante la prima guerra giudaica. Per questa ragione Israele deve impedire la costruzione del centro commerciale nell’area lungo la riva del lago: tutelando la Magdala cristiana, Israele potrà tutelare certamente anche il patrimonio storico e artistico dell’ebraismo. di Giuseppe Caffulli http://www.magdalaproject.org/WP/?p=4

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