venerdì 29 luglio 2016
MARIA MADDALENA E MARIA DI BETANIA E LA PECCATRICE ANONIMA E L'ADULTERA SONO DIVERSE PERSONE NEL NUOVO TESTAMENTO
MARIA MADDALENA E MARIA DI BETANIA E LA PECCATRICE ANONIMA E L'ADULTERA SONO DIVERSE PERSONE NEL NUOVO TESTAMENTO
Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes, studiosi biblisti
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Nel Nuovo Testamento Maria Maddalena, Maria di Betania, la peccatrice anonima e la donna adultera sono quattro donne diverse.
Nel Nuovo Testamento Maria Maddalena viene citata nei quattro Vangeli; Matteo, Marco, Luca, Giovanni.
Nel Nuovo Testamento Maria di Betania viene citata nei quattro Vangeli; con il nome Maria nel Vangelo di Luca e Giovanni,
senza nome nel Vangelo di Matteo e Marco.
Nel Nuovo Testamento la peccatrice anonima viene citata solo nel Vangelo di Luca.
Nel Nuovo Testamento la donna adultera viene citata solo nel Vangelo di Giovanni.
Riassumiamo, nel Vangelo di Matteo e di Marco troviamo Maria Maddalena e Maria di Betania, due donne diverse,
nel Vangelo di Luca troviamo Maria Maddalena, Maria di Betania e la peccatrice anonima, tre donne diverse,
nel Vangelo di Giovanni, troviamo Maria Maddalena, Maria di Betania e la donna adultera, tre donne diverse.
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La peccatrice anonima, Maria Maddalena e Maria di Betania sono tre diverse donne nel Vangelo secondo Luca.
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La peccatrice anonima che unse i piedi di Gesù
LUCA 7, 36-50
7:36 Uno dei farisei lo invitò a pranzo; ed egli, entrato in casa del fariseo, si mise a tavola.
7:37 Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato;
7:38 e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l'olio.
7:39 Il fariseo che lo aveva invitato, veduto ciò, disse fra sé: "Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice".
7:40 E Gesù, rispondendo gli disse: "Simone, ho qualcosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure".
7:41 "Un creditore aveva due debitori; l'uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta.
7:42 E poiché non avevano di che pagare condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?"
7:43 Simone rispose: "Ritengo sia colui al quale ha condonato di più". Gesù gli disse: "Hai giudicato rettamente".
7:44 E, voltatosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato dell'acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
7:45 Tu non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi.
7:46 Tu non mi hai versato l'olio sul capo; ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.
7:47 Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama".
7:48 Poi disse alla donna: "I tuoi peccati sono perdonati".
7:49 Quelli che erano a tavola con lui, cominciarono a dire in loro stessi: "Chi è costui che perdona anche i peccati?"
7:50 Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace".
La peccatrice anonima bacia i piedi a Gesù
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Maria Maddalena
LUCA 8, 1-3
8:1 In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunziando la buona notizia del regno di Dio.
8:2 Con lui vi erano i dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti maligni e da malattie: Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni;
8:3 Giovanna, moglie di Cuza, l'amministratore di Erode; Susanna e molte altre che assistevano Gesù e i dodici con i loro beni.
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Maria di Betania
LUCA 10, 38-42
10:38 Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua.
10:39 Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola.
10:40 Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: "Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti".
10:41 Ma il Signore le rispose: "Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria.
10:42 Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta".
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Nel Vangelo secondo Luca vediamo che la peccatrice anonima è una donna pentita della Galilea, perdonata da Gesù.
Maria Maddalena è pure della Galilea, precisamente della città di Magdala, ed è una donna indemoniata ed esorcizzata e guarita da Gesù.
Anche nel Vangelo di Marco viene detto che Maria Maddalena era stata esorcizzata e guarita da Gesù;
MARCO 16,9
16:9 Or Gesù, essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria Maddalena,
dalla quale aveva scacciato sette demòni.
Maria di Betania è della Giudea, sorella di Marta e Lazzaro, amici di Gesù.
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Maria Maddalena è della Galilea e segue Gesù fino a Gerusalemme.
LUCA 23,55-56
23:55 Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea, seguito Giuseppe, guardarono la tomba, e come vi era stato deposto il corpo di Gesù.
23:56 Poi, tornarono indietro e prepararono aromi e profumi. Durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento.
LUCA 24, 10
24:10 Quelle che dissero queste cose agli apostoli erano: Maria Maddalena, Giovanna, Maria, madre di Giacomo, e le altre donne che erano con loro.
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Maria di Betania è della Giudea
LUCA 9,51-53
9:51 Poi, mentre si avvicinava il tempo in cui sarebbe stato tolto dal mondo,
Gesù si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme.
9:52 Mandò davanti a sé dei messaggeri, i quali, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani per preparargli un alloggio.
9:53 Ma quelli non lo ricevettero perché era diretto verso Gerusalemme.
(Luca 9,54.....10,37; Gesù insegna alcune cose, e poi s reca a casa di Marta)
Dal Vangelo di Giovanni sappiamo che Marta viveva a Betania.
(Giovanni11:1 C'era un ammalato, un certo Lazzaro di Betania, del villaggio di Maria e di Marta sua sorella).
LUCA 10, 38-42
10:38 Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua.
10:39 Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola.
10:40 Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: "Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti".
10:41 Ma il Signore le rispose: "Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria.
10:42 Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta".
Maria di Betania con la sorella Marta e Gesù
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Maria Maddalena e Maria di Betania e la donna adultera sono tre diverse donne nel Vangelo secondo Giovanni.
Maria di Betania è la sorella di Marta e di Lazzaro, e vivono a Betania in Giudea
GIOVANNI 11, 1-57
11:1 C'era un ammalato, un certo Lazzaro di Betania, del villaggio di Maria e di Marta sua sorella.
11:2 Maria era quella che unse il Signore di olio profumato e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; Lazzaro, suo fratello, era malato.
11:3 Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: "Signore, ecco, colui che tu ami è malato".
11:4 Gesù, udito ciò, disse: "Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato".
11:5 Or Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro;
11:6 com'ebbe udito che egli era malato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dove si trovava.
11:7 Poi disse ai discepoli: "Torniamo in Giudea!"
11:8 I discepoli gli dissero: "Maestro, proprio adesso i Giudei cercavano di lapidarti, e tu vuoi tornare là?"
11:9 Gesù rispose: "Non vi sono dodici ore nel giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;
11:10 ma se uno cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui".
11:11 Così parlò; poi disse loro: "Il nostro amico Lazzaro si è addormentato; ma vado a svegliarlo".
11:12 Perciò i discepoli gli dissero: "Signore, se egli dorme, sarà salvo".
11:13 Or Gesù aveva parlato della morte di lui, ma essi pensarono che avesse parlato del dormire del sonno.
11:14 Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto,
11:15 e per voi mi rallegro di non essere stato là, affinché crediate; ma ora, andiamo da lui!"
11:16 Allora Tommaso, detto Didimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi, per morire con lui!"
11:17 Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro.
11:18 Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi,
11:19 e molti Giudei erano andati da Marta e Maria per consolarle del loro fratello.
11:20 Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa.
11:21 Marta dunque disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto;
11:22 e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà".
11:23 Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà".
11:24 Marta gli disse: "Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell'ultimo giorno".
11:25 Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
11:26 e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?"
11:27 Ella gli disse: "Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo".
11:28 Detto questo, se ne andò, e chiamò di nascosto Maria, sua sorella, dicendole: "Il Maestro è qui, e ti chiama".
11:29 Ed ella, udito questo, si alzò in fretta e andò da lui.
11:30 Or Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma era sempre nel luogo dove Marta lo aveva incontrato.
11:31 Quando dunque i Giudei, che erano in casa con lei e la consolavano, videro che Maria si era alzata in fretta ed era uscita, la seguirono, supponendo che si recasse al sepolcro a piangere.
11:32 Appena Maria fu giunta dov'era Gesù e l'ebbe visto, gli si gettò ai piedi dicendogli: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto".
11:33 Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse:
11:34 "Dove l'avete deposto?" Essi gli dissero: "Signore, vieni a vedere!"
11:35 Gesù pianse.
11:36 Perciò i Giudei dicevano: "Guarda come l'amava!"
11:37 Ma alcuni di loro dicevano: "Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?"
11:38 Gesù dunque, fremendo di nuovo in sé stesso, andò al sepolcro. Era una grotta, e una pietra era posta all'apertura.
11:39 Gesù disse: "Togliete la pietra!" Marta, la sorella del morto, gli disse: "Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno".
11:40 Gesù le disse: "Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?"
11:41 Tolsero dunque la pietra. Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito.
11:42 Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato".
11:43 Detto questo, gridò ad alta voce: "Lazzaro, vieni fuori!"
11:44 Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".
11:45 Perciò molti Giudei, che erano venuti da Maria e avevano visto le cose fatte da Gesù, credettero in lui.
11:46 Ma alcuni di loro andarono dai farisei e raccontarono loro quello che Gesù aveva fatto.
11:47 I capi dei sacerdoti e i farisei, quindi, riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Perché quest'uomo fa molti segni miracolosi.
11:48 Se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui; e i Romani verranno e ci distruggeranno come città e come nazione".
11:49 Uno di loro, Caiafa, che era sommo sacerdote quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla,
11:50 e non riflettete come torni a vostro vantaggio che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione".
11:51 Or egli non disse questo di suo; ma, siccome era sommo sacerdote in quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione;
11:52 e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire in uno i figli di Dio dispersi.
11:53 Da quel giorno dunque deliberarono di farlo morire.
11:54 Gesù quindi non andava più apertamente tra i Giudei, ma si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim; e là si trattenne con i suoi discepoli.
11:55 La Pasqua dei Giudei era vicina e molti di quella regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi.
11:56 Cercavano dunque Gesù; e, stando nel tempio, dicevano tra di loro: "Che ve ne pare? Verrà alla festa?"
11:57 Or i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che se qualcuno sapesse dov'egli era, ne facesse denuncia perché potessero arrestarlo.
GIOVANNI 12: 1-11
12:1 Gesù dunque, sei giorni prima della Pasqua, andò a Betania dov'era Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
12:2 Qui gli offrirono una cena; Marta serviva e Lazzaro era uno di quelli che erano a tavola con lui.
12:3 Allora Maria, presa una libbra d'olio profumato, di nardo puro, di gran valore, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli; e la casa fu piena del profumo dell'olio.
12:4 Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse:
12:5 "Perché non si è venduto quest'olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?"
12:6 Diceva così, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro, e, tenendo la borsa, ne portava via quello che vi si metteva dentro.
12:7 Gesù dunque disse: "Lasciala stare; ella lo ha conservato per il giorno della mia sepoltura.
12:8 Poiché i poveri li avete sempre con voi; ma me, non mi avete sempre".
12:9 Una gran folla di Giudei seppe dunque che egli era lì; e ci andarono non solo a motivo di Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
12:10 Ma i capi dei sacerdoti deliberarono di far morire anche Lazzaro,
12:11 perché, a causa sua, molti Giudei andavano e credevano in Gesù.
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Maria Maddalena è una discepola di Gesù
GIOVANNI 19, 25
19:25 Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena.
GIOVANNI 20, 1-18
20:1 Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro.
20:2 Allora corse verso Simon Pietro e l'altro discepolo che Gesù amava e disse loro: "Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'abbiano messo".
20:3 Pietro e l'altro discepolo uscirono dunque e si avviarono al sepolcro.
20:4 I due correvano assieme, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse primo al sepolcro;
20:5 e, chinatosi, vide le fasce per terra, ma non entrò.
20:6 Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra,
20:7 e il sudario che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce, ma piegato in un luogo a parte.
20:8 Allora entrò anche l'altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide, e credette.
20:9 Perché non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti.
20:10 I discepoli dunque se ne tornarono a casa.
20:11 Maria, invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro,
20:12 ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l'altro ai piedi, lì dov'era stato il corpo di Gesù.
20:13 Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?" Ella rispose loro: "Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l'abbiano deposto".
20:14 Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù.
20:15 Gesù le disse: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?" Ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: "Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò".
20:16 Gesù le disse: "Maria!" Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: "Rabbunì!" che vuol dire: "Maestro!"
20:17 Gesù le disse: "Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro"".
20:18 Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose.
Gesù risorto appare a Maria Maddalena
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La donna adultera salvata da Gesù
GIOVANNI 8, 1-11
8:1 Gesù andò al monte degli Ulivi.
8:2 All'alba tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da lui; ed egli, sedutosi, li istruiva.
8:3 Allora gli scribi e i farisei gli condussero un donna còlta in adulterio; e, fattala stare in mezzo,
8:4 gli dissero: "Maestro, questa donna è stata còlta in flagrante adulterio.
8:5 Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?"
8:6 Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra.
8:7 E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".
8:8 E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra.
8:9 Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo.
8:10 Gesù, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: "Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?"
8:11 Ella rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neppure io ti condanno; va' e non peccare più".
Gesù perdona la donna adultera
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Nel Vangelo secondo Giovanni, Maria di Betania è una giudea amica di Gesù, Maria Maddalena è galilea della città di Magdala, discepola di Gesù, sono quindi donne diverse.
Maria di Betania profuma Gesù ma non è la peccatrice anonima citata da Luca 7, 36-50, Maria di Betania è giudea, amica di Gesù, la peccatrice anonima è galilea, una pentita perdonata.
Maria di Betania non è l'adultera citata da Giovanni 8, 1-11, ma è una amica di Gesù.
La donna adultera citata da Giovanni 8, 1-11 non è la peccatrice anonima citata da Luca 7, 36-50.
La donna adultera vive a Gerusalemme in Giudea, è incontra Gesù verso la fine, la peccatrice anonima è galilea,
e incontra Gesù all'inizio, forse a Naim.
Maria Maddalena non è la donna adultera citata da Giovanni 8, 1-11 , Maria Maddalena è una discepola di Gesù, venuta insieme a lui dalla Galilea, la donna adultera è una peccatrice di Gerusalemme.
Maria Maddalena non è nemmeno la peccatrice anonima citata da Luca 7, 36-50, sono entrambe galilee, ma mentre la peccatrice,
è una donna pentita perdonata da Gesù, Maria Maddalena è una delle pie donne che seguvano Gesù, il quale l'aveva guarita essendo
indemoniata,( vedi Luca 8:2 e Marco 16,9) .
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Maria Maddalena Maria di Betania sono due diverse donne nel Vangelo secondo Marco e secondo Matteo 14 ,3 and 15, 40-41.
MARCO 14 ,3
14:3 Gesù era a Betania, in casa di Simone il lebbroso; mentre egli era a tavola entrò una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d'olio profumato,
di nardo puro, di gran valore; rotto l'alabastro, gli versò l'olio sul capo.
MARCO 15, 40-41,
15:40 Vi erano pure delle donne che guardavano da lontano. Tra di loro vi erano anche Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo il minore e di Iose, e Salome,
15:41 che lo seguivano e lo servivano da quando egli era in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
MATTEO 26, 6-7
26:6 Mentre Gesù era a Betania, in casa di Simone il lebbroso,
26:7 venne a lui una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d'olio profumato di gran valore e lo versò sul capo di lui che stava a tavola.
MATTEO 27, 55-56
27:55 C'erano là molte donne che guardavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per assisterlo;
27:56 tra di loro erano Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.
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Conclusione: dal Nuovo Testamento risulta chiarissimo che Maria Maddalena, Maria di Betania, la peccatrice anonima e la donna adultera sono quattro donne diverse.
Sebbene il Nuovo Testamnto è chiaro, la gente cristiana e laica continua ad essere confusa, ed unisce queste diverse donne in una sola.
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Appendice:
Vediamo che nella chiesa latina e precisamente nel 591, il papa S.Gregorio Magno ( 540-604), ha unito queste donne in una;
Maria Maddalena sarebbe anche Maria di Betania, la peccatrice anonima e perfino l'adultera.
Nella chiesa orientale queste donne hanno mantenuto la loro identità, e vengono ricordate in date diverse.
Vediamo che dopo il Concilio Vaticano II, nel 1969 la chiesa cattolica ha separato queste diverse donne,
Maria Maddalena non viene più considerata la peccatrice anonima, e nemmeno Maria di Betania e l’adultera.
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Citazioni da: La Sacra Bibbia "Nuova Riveduta sui testi originali"
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MAGDALENA PROJECT
Sulle tracce della Maddalena
Pubblicato da admin In Data 10 Apr. 2008 Nella Categoria: Maria Maddalena Etichette:Maria Maddalena, Migdal, Migdal Nunaya, Tarichea, Maria di Magdala
Sulle tracce della Maddalena
Sul Lago di Galilea, tra Cafarnao e Tiberiade, gli archeologi dello Studium Biblicum di
Gerusalemme hanno scavato l’antica Migdal alla ricerca del santuario cristiano legato alla memoria della Maddalena che nella città abitò e venne guarita da Gesù di Nazareth.
Un’area di immenso interesse archeologico anche per l’ebraismo, oggi minacciata dal progetto di un grande centro commerciale.
Sorride, aggrottando la fronte, mentre gli racconto l’ennesima querelle scoppiata in Italia circa la Maddalena. Appare divertito mentre gli racconto delle ultime, bislacche teorie che riguardano Maria di Magdala: imprenditrice nel locale mercato ittico? Donna benestante invaghita del Nazareno? «La realtà è che di lei sappiamo poco; ma non serve a nulla inventare».
Per padre Stefano De Luca, la Maddalena è una presenza familiare. Archeologo francescano, docente di archeologia cristiana, divide il suo tempo tra lo studio dei reperti di Cafarnao e degli scavi di Magdala, la città sul Lago di Tiberiade che ha dato i natali alla donna che non smette di affascinare gli studiosi del nostro tempo.
Certo è che la Madalena, studiata sul luogo, sembra del tutto affrancata dall’alone di mistero che gnostici ed esoterici le hanno cucito addosso. «È difficile sapere con esattezza chi era Maria di Madgala. Ma per avvicinarci alla sua figura è fondamentale studiare la città che le ha dato i natali e dove, fin dai primi secoli, esisteva una memoria cristiana e un culto legato alla sua figura.
Secondo le fonti antiche – spiega padre Stefano mentre mi guida nella visita agli scavi archeologici che la Custodia di Terra Santa conduce da trent’anni sulle rive del lago – Magdala aveva uno statuto di città che Cafarnao non aveva. Era una delle più importanti località del lago al tempo di Gesù e divenne subito dopo il quartier generale della resistenza antiromana. Era in una posizione strategica, al centro delle vie di comunicazione»
Cosa sappiamo di Maria di Magdala dai Vangeli?
Sappiamo alcune cose e altre ci vengono fatte intuire. Maria Maddalena è menzionata nel Vangelo di Luca (8, 2-3) come una delle donne che «assistevano Gesù con i loro beni».
Il Vangelo di Luca ci fa intuire che erano spinte dalla gratitudine, per una grazia ricevuta: proprio da Maria di Magdala «erano usciti sette demòni». Sappiamo che Maria di Magdala era presente alla passione e alla crocifissione (Matteo 27, 55; Marco 15, 40-41; Luca 23, 55-56).
Maria c’era anche alla morte di Gesù, alla deposizione dalla croce e all’inumazione del corpo in una tomba che era stata originariamente preparata per Giuseppe di Arimatea.
Fu ancora la Maddalena, di primo mattino, assieme a Salomé e Maria la madre di Giacomo, ad andare al sepolcro, recando con sé unguenti per ungere il corpo di Gesù. (Le Mirofore)
Le donne trovarono la tomba vuota e videro alcuni angeli che annunciavano la resurrezione di Gesù (Mt 28, 5).
È stata insomma testimone diretta della resurrezione.
Certo. Maria Maddalena corse a raccontare quanto accaduto a Pietro e agli altri apostoli. Ritornata immediatamente al sepolcro, si soffermò piangendo davanti alla tomba. E qui vide il Signore risorto, senza però riconoscerlo.
Solo quando venne chiamata per nome si rese conto di trovarsi davanti a Gesù. Allora con gioia esclamò Rabbuni, cioè «maestro buono». Avrebbe voluto trattenerlo, ma lui glielo proibì. Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre mio; ma va dai miei fratelli e dì loro: Sto ascendendo al Padre mio e al Padre vostro, al Mio Dio e al vostro Dio» (Giovanni 20, 17).
La presenza della Maddalena accanto a Gesù fu discreta, ma tutt’altro che marginale…
Proprio per la sua importanza nella vita del Cristo i primi cristiani tennero a localizzare qui i ricordi evangelici. Sulla natura di questi ricordi evangelici si può discutere, perché si venerava prima di tutto il luogo dove Maria di Magdala fu guarita da Gesù. Un episodio che Luca dà come già avvenuto, non descrivendolo nel suo compiersi.
Ma oltre ai Vangeli canonici, la figura della Maddalena è eccezionale anche negli apocrifi, dove viene personificata con la Sapienza. Per questo, per esempio nell’apocrifo di Filippo, si dice che «Gesù spesso la bacia sulla bocca»: da qui l’equivoco della presunta relazione amorosa tra i due. Ma per chi conosce la Bibbia sa che «la Sapienza esce dalla bocca dell’Altissimo» e quindi quello è un gesto di trasmissione della conoscenza piena dei misteri, cioè della Sapienza «che era con Dio mentre creava il mondo».
Si tratta di simboli che da una parte fanno di Maria la Sapienza incarnata, dall’altra la dipingono come la maestra della dottrina gnostica, depositaria dei misteri arcani.
Non era comune che a una donna venisse attribuito questo onore al tempo di Gesu.
Certo che no. Le donne erano ai margini nella società di quel tempo. Eppure la Maddalena non solo viene fatta una discepola. Diventa modello di persona guarita, riconciliata.
I sette spiriti da cui fu liberata ci parlano di una malattia, probabilmente di una malattia spirituale. Questo fatto di essere liberata, salvata, di avere sperimentato la grazia di Gesù, ha fatto di lei una vera discepola: riconciliata perciò capace di riconciliazione. Al punto da diventare la prima annunciatrice della resurrezione e, come dicono i fratelli della Chiesa ortodossa, l’evangelizzatrice degli apostoli.
Per quale ragione sono importanti gli scavi archeologici di Magdala?
Ci aiutano a capire meglio la cultura materiale, il contesto del tempo di Gesù, in una zona dove lui stesso ha vissuto.
Cosa si può dire della città?Giuseppe Flavio (che qui aveva capeggiato la resistenza antiromana) e le fonti rabbiniche ci parlano di un centro abitato da 40 mila persone, un luogo tutt’altro che marginale, dotato di un importante porto e di una nutrita flotta di pescherecci, di mura difensive, di un ippodromo, di sinagoghe e scuole rabbiniche.
Gli scavi stanno riportando alla luce il reticolo viario, le ville, la piazza, le terme, le sinagoghe di quella che era la vera capitale della regione, con una economia basata sulla pesca e sull’agricoltura, sulla lavorazione del pesce e del legno di acacia.
Migdal Nunaya significa infatti «torre dei pesci» e il suo nome greco, Tarichea, «pesce salato» rimanda al processo di salazione: l’itticoltura era praticata anche in vasche alimentate da sorgenti di acqua tiepida. Poi il prodotto veniva essiccato e commercializzato attraverso le vie dell’epoca. Di qui passava la Via Maris, la più importante arteria commerciale che collegava l’Egitto all’Oriente.
Ma cosa aggiunge l’archeologia alla figura della Maddalena?
Ci consente di capire quale importanza ebbe Maria di Madgala per il cristianesimo antico e quindi per le origini della Chiesa.
Qui a Madgala, in questo sito, è stato rinvenuto un mosaico che è attribuibile ad un monastero. I francescani hanno acquisito le rovine di Magdala perché le fonti dei pellegrini antichi, raccontano di una chiesa costruita sulla casa di Maria Maddalena, per fare memoria di questa discepola tutta particolare.
Nella zona del lago di Galilea l’archeologia ha dimostrato che i santuari non nascono in luoghi arbitrari, ma hanno una ragione nella memoria e nel culto. Gli esempi sono tantissimi: a Tabgha, il Santuario del Primato, i gradini intagliati nella roccia sopra quali, dice Egeria, il Signore stette; il Discorso della Montagna: la grotta salita la quale il Signore proclamò le beatitudini; la Moltiplicazione dei pani: la roccia sotto l’altare da cui «chi ne vuole ne prende – dice Egeria – e porta giovamento a tutti»; a Cafarnao, la Casa di Pietro, trasformata in chiesa, le cui mura sono ancora in piedi…
Dunque c’ era un antico santuario in memoria della Maddalena…
Quasi sicuramente. Le fonti lo testimoniano. Purtroppo, rispetto agli altri casi che ho ora menzionato, i pellegrini che parlano espressamente di questa casa sono del periodo bizantino tardivo, dopo il VI secolo. Il monastero di cui è stato scoperto il mosaico esisteva già prima, nel V secolo.
E se c’era il monastero, ci doveva essere la chiesa, che non è ancora stata trovata, ma che sappiamo essere esistita fino al Medio Evo… Poco lontano di qui, oltre il monastero a sud, iniziano le tombe, il che vuol dire che l’area archeologica scavata è la punta estrema della città. È dunque pensabile che Magdala si estendesse verso nord e verso ovest.
Scavi occasionali, per le condutture e gli impianti della luce e dell’acqua, hanno messo in evidenza delle strutture che si riferiscono al medesimo periodo e alla stessa città.
Il rischio però è che una immensa area archeologica venga tra breve irrimediabilmente deturpata dal nuovo piano regolatore….
Come può essere possibile?
Poco oltre l’area archeologica di proprietà della Custodia di Terra Santa c’è una zona ritenuta edificabile, dove è stato previsto un grande centro commerciale.
Lo sviluppo turistico del lago prevede inoltre una serie di servizi e infrastrutture alberghiere. Ma quella zona nasconde gran parte dell’antica Migdal, può darsi perfino l’antica chiesa che ricordava la Maddalena.
Il rischio è che si cancelli uno dei siti più importanti della storia cristiana, ma anche dell’archeologia in Israele…
Non dimentichiamo che proprio la nostra area archeologica custodisce i resti di una piccola sinagoga del I secolo, una delle più antiche mai rinvenute.
Essendo Magdala una grande città, è pensabile che insieme alle memorie cristiane, siano ancora nascosti i reperti dell’ebraismo antecedente alla distruzione del Tempio. Magdala fu infatti conquistata dalle truppe di Vespasiano nel 65 d.C. durante la prima guerra giudaica. Per questa ragione Israele deve impedire la costruzione del centro commerciale nell’area lungo la riva del lago: tutelando la Magdala cristiana, Israele potrà tutelare certamente anche il patrimonio storico e artistico dell’ebraismo.
di Giuseppe Caffulli
http://www.magdalaproject.org/WP/?p=4
SANTA MARIA MADDALENA NON VISSE IN FRANCIA
SANTA MARIA DI MAGDALA VISSE E MORI' AD EFESO
Efeso, la caverna dei sette dormienti
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LA TESTIMONIANZA DI SAN GREGORIO DA TOURS
S.Gregorio di Tours, viveva in Francia e frequentava la corte dei Franchi di cui scrisse parecchi libri, i Franchi sono i discendenti dei Merovingi.
Ora chi meglio di S.Gregorio di Tours (1) , poteva sapere se Santa Maria di Magdala visse in Francia oppure altrove?
San Gregorio di Tours si recò ad Efeso (2), e li visitò la tomba di Santa Maria di Magdala, e la descrisse nei suoi libri.
Poi i resti di Santa Maria di Magdala furono translate a Costantinopoli.
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Quindi Santa Maria di Magdala era sepolta ad Efeso, ma nel 886 l'imperatore Leone il Filoso (3), fece trasportare le sue reliquie a Costantinopoli.
Poi da Costantinopoli le reliquie furono trasportate a Marsiglia nel XIII secolo, per salvarle dal saccheggio saraceno.
Marsiglia non è l'unico posto che conserva i resti di Santa Maria di Magdala, ci sono altre tradizioni;
I resti mortali di Santa Maria di Magdala sarebbero stati conservati anche a Senigalia, vicino Ancona,
nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, e nella chiesa di San Lazzaro a Costantinopoli, l’odierna Istanbul.
Non solo: ad Abbeville, in Francia, era conservato un cranio, e ad Aix-en-Provence una mascella,
a Colonia si trovavano due braccia e nella Cattedrale di Exeter un dito.
Tutto ciò ci fa capire la popolarità di Santa Maria di Magdala ma anche l’ossessione tutta medievale per reliquie e pellegrinaggi.
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Nota (1); San Gregòrio di Tours, fu Scrittore e cronista ( nato a Clermont il 538 d.c e morto a Tours il 594 d.c.). Di origine romana, ebbe dallo zio, vescovo di Alvernia , una buona educazione. Recatosi a Tours per esservi guarito da s. Martino, vi divenne vescovo (573); poté così conoscere i re merovingi. Oltre a opere di carattere religioso come; Liber in gloria martyrum, Liber in gloria confessorum, ed altri ancora, compose l'Historia Francorum in 10 libri, cui è soprattutto legata la sua fama. In essa, dopo quattro libri di cronaca universale, compilata sugli storici del 4º e 5º secolo, come Eusebio, Girolamo e Orosio, G. passa a raccontare, in latino volgare la storia dei Franchi. Documento unico per la conoscenza dell'età merovingia,l'Historia è certamente una delle più notevoli opere storiografiche dell'alto Medioevo, prima dell'età carolingia.
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Nota (2); Èfeso (greco: Éphesos; latino: Ephesus), oggi è una delle località archeologiche più frequentate di tutta la Turchia, perché è un luogo dove la storia delle civiltà che si sono affacciate lungo le sponde del Mediterraneo ha lasciato profonde e durature tracce nel corso dei secoli.
Ad Efeso c’è la casa della Santa Vergine Maria, la casa dove la Vergine visse dopo la morte di Gesù.
Nei pressi di Efeso si trova anche una caverna detta dei sette dormienti. Nella seconda metà del III secolo , secondo la tradizione, sette giovani cristiani si rifiutarono di fare sacrifici al tempio dedicato all’imperatore, fuggirono dalla città e si rifugiarono in una grotta dove si addormentarono e quando si svegliarono non si accorsero di avere dormito non solo una notte, ma ben 209 anni, come risultò quando tornarono in città e videro che ormai il Cristianesimo non era più perseguitato. L’imperatore Teodosio informato del fatto lo accettò come prova della “resurrezione della carne“, fondamento della dottrina cristiana. I giovani vennero poi sepolti alla loro morte in questa caverna e si costruì una chiesa sui loro sepolcri.
Negli scavi eseguiti a Efeso si sono trovati i ruderi della chiesa e centinaia di tombe. Sia sui muri della chiesa che sulle tombe del VI secolo ci sono scritte collegate alla vicenda dei sette dormienti considerati santi e per diversi secoli i credenti continuarono ad essere sepolti in questo luogo, nella caverna dei sette dormienti si trova anche la tomba di Santa Maria di Magdala.
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Nota (3) ; Leone VI il Saggio o il Filosofo imperatore d'Oriente, nato l' 866 e morto il 912, era figlio dell'imperatore Basilio I e di Eudocia Ingerina. Successe al padre nell'886. Combatte contro gli Arabi. Leone il Filosofo riuscì a difendere i confini orientali, ma in Occidente non poté impedire che i musulmani completassero la conquista della Sicilia e occupassero Reggio. Leone subì dagli arabi gravi sconfitte, poi di fronte all'avanzata di Simeone sino a Costantinopoli, ottenne la pace cedendo parte della Macedonia e dell'Albania e pagando un ingente tributo. Fu detto il Saggio o il Filosofo per la sua vasta cultura e il suo mecenatismo. Ha lasciato preghiere, omelie e poesie, ma il suo nome è legato soprattutto ai Basilici (Τὰ βασιλικά), che in 60 libri danno una completa sistemazione del diritto greco-romano. Gli succedette il figlio Costantino VII Porfirogenito.
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SANTA MARIA MADDALENA NON VISSE IN FRANCIA
Per quanto concerne la venuta della Maddalena in Francia, è un’idea che si ispira ad alcune leggende medievali dal valore storico assai dubbio[6]. Il Vangelo apocrifo di Nicodemo, noto in occidente, aveva messo in bocca alla Maddalena ai piedi della croce queste parole: “Io andrò da sola a Roma, da Cesare. Gli racconterò quanto male ha fatto Pilato cedendo agli empi Giudei”. Ma prima del secolo X non vi è traccia alcuna di qualche luogo di culto in occidente dedicato alla Maddalena, anche perché la tradizione più antica riteneva che il corpo della santa fosse stato conservato prima a Efeso, poi a Costantinopoli; proprio a Efeso, si credeva, la Maddalena aveva terminato la sua esistenza terrena, vivendo accanto a Maria Vergine e a Giovanni. Ma a partire dal secolo XI iniziano in occidente i primi segnali di un culto di Maria Maddalena. Intorno al 1050 l’abbazia di Vézelay in Borgogna, prima dedicata alla Vergine Maria e abitata da monache, fu messa sotto il patrocinio della Maddalena e destinata ai benedettini maschi; a partire da quest’epoca si cominciò a parlare di una presenza in quel luogo del corpo della santa, notizia che diede inizio a numerosi pellegrinaggi . Da tutt’altra parte, in Provenza, a partire dal secolo XII si incomincia invece a narrare una leggenda secondo la quale la Maddalena sarebbe vissuta, come eremita, in una grotta del monte della Sainte-Baume. Di qui ne nacque un contrasto tra Vézelay e St-Maximin: entrambe le città rivendicavano il possesso delle autentiche reliquie. Nel 1265-1267 a Vézelay fu organizzata una ostensione e traslazione del presunto corpo di Maria, per ravvivare il culto della santa[10]; dall’altra parte, il 9 dicembre 1279 Carlo di Salerno - servendosi di falsi documenti - affermò di avere rinvenuto nella chiesa di St-Maximin, presso la Sainte-Baume, il vero corpo delal santa. I monaci di Vézelay reagirono producendo altri falsi documenti per dimostrare che il corpo della Maddalena si trovava presso di loro, traslato da Aix-en-Provence molto tempo prima; quelli di St-Maximin invece tentarono di mostrare che a Vézelay non si trovava il corpo di Maria, bensì quello di San Cedonio. La documentazione falsa e gli strafalcioni storici abbondano da entrambe le parti.
La leggenda della permanenza di Maria Maddalena in una grotta francese, è dovuta ad una confusione tra due sante. Era nota infatti la storia di una certa Maria Egiziaca, che dopo un passato di prostituzione avrebbe scelto di vivere come eremita nei pressi di Gerusalemme, secondo un racconto attribuito al patriarca Sofronio di Gerusalemme (VII secolo).
La Vita di Sofronio era stata tradotta in latino già tre volte, da Paolo Diacono, da Anastasio il Bibliotecario e da un terzo anonimo; ed è proprio sulla base di un estratto di questa vita di Maria Egiziaca che nel secolo IX si operò la confusione tra le due prostitute pentite. A partire dal secolo XII, pertanto, l’eremo del racconto di Maria Egiziaca fu identificato con la grotta della Maddalena nella Sainte-Baume. Quando Jacopo da Varagine attorno al 1265 scrisse la sua fortunatissima Legenda aurea, ripetendo il racconto della venuta di Maria Maddalena a Marsiglia e ad Aix-en-Provence, le varie tradizioni si erano ormai fuse in un unico racconto che metteva insieme tutto il materiale precedente e lo consegnava ormai immutato alla storia.
Questa, in sintesi, la vicenda leggendaria medievale di Maria Maddalena; ma del fatto che la Maddalena abbia avuto da Gesù una figlia di nome Sarah nessuno di questi racconti, nemmeno il più fantasioso, ha mai fatto menzione. L’unica stranezza a cui Jacopo da Varagine fa riferimento, senza però prestarvi fede, è che la Maddalena fosse la sposa promessa dell’apostolo Giovanni, il quale poi avrebbe rifiutato di sposarla perché deciso a seguire Gesù nella castità; ed ella, sdegnata, si sarebbe data alla prostituzione.
Il nome di Sarah è stato preso da un altro personaggio della medesima leggenda medievale; a Saintes-Maries-de-la-Mer si commemora il presunto sbarco di Maria di Giacomo, Maria Salome, Lazzaro, Massimino, Marta, Maria Maddalena ed altri. Le due Marie avrebbero avuto una serva negra di nome Sara, secondo una versione del racconto; oppure, Sara si trovava già sul luogo, e le avrebbe accolte sulle rive della Francia, secondo un’altra versione. Di questa Sara c’è una statua di carnagione nera, nella cripta della chiesa della città.
È considerata dagli zingari loro patrona, nota come Sara Kalì e festeggiata ogni anno il 24 maggio. Nulla di sospetto, per chi abbia la cura di indagare le fonti con un approccio seriamente storico.
http://www.christianismus.it/modules.php…
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Centro Studi S.M.Maddalena
Č
SANTA MARIA MADDALENA TROPPI EQUIVOCI DI GIANFRANCO RAVASI
Per fortuna l'unico che la chiamò per nome, Maria, e la riconobbe confermandola come sua discepola
fu proprio Gesù di Nazareth, in quell'alba di Pasqua.
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SANTA MARIA MADDALENA TROPPI EQUIVOCI !
La stessa tradizione cristiana confuse la Maddalena
prima con una prostituta, poi con la sorella di Marta e Lazzaro:
ma la deformazione vera nacque con lo gnosticismo.
Gianfranco Ravasi
("Avvenire", 3/1/’07)
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Una storia di equivoci è quella che ha segnato fin dalle origini la figura di Maria proveniente da Magdala, un villaggio posto sulla costa occidentale del lago di Tiberiade, allora centro commerciale ittico, tant'è vero che in greco si chiamava Tarichea, cioè «pesce salato». Da questa località, Maria emerge all'improvviso nel Vangelo di Luca (8, 1-3), in un elenco di discepole di Cristo. Il ritratto è abbozzato con una sola pennellata: «Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni». Il «demonio» nel linguaggio evangelico non è solo radice di un male morale ma anche fisico che può pervadere una persona. Il «sette», poi, è il numero simbolico della pienezza. Non possiamo, dunque, sapere molto sul male grave, morale o psichico o fisico che colpiva Maria e che Gesù le aveva eliminato. La tradizione popolare, però, nei secoli successivi non ha avuto esitazioni e ha fatto diventare Maria Maddalena una prostituta. Ma perché? La risposta è semplice: nella pagina evangelica precedente, il capitolo 7 di Luca, si narra la storia di un'anonima «peccatrice nota in quella (innominata) città». L'applicazione era facile ma infondata: questa «peccatrice» pubblica dovrebbe essere Maria di Magdala, presentata poche righe dopo! A lei venne, allora, attribuita tutta la vicenda raccontata dall'evangelista. Saputo della presenza di Gesù a un banchetto in casa di un notabile fariseo, essa aveva compiuto un gesto di venerazione e di amore particolarmente apprezzato dal Cristo: aveva cosparso di olio profumato i piedi del rabbì di Nazaret, li aveva bagnati con le sue lacrime e li aveva asciugati coi suoi capelli.
A questo primo equivoco ne subentrava un altro, in una specie di giuoco delle sovrimpressioni. È noto, infatti, che nel capitolo 12 di Giovanni, Maria, sorella di Marta e di Lazzaro, amici di Gesù, compie lo stesso gesto - che, tra l'altro, era segno di ospitalità e di esaltazione dell'ospite - dell'anonima peccatrice di Luca. Infatti, durante il pranzo, «cosparge i piedi di Gesù con una libbra di olio profumato di vero nardo assai prezioso e li asciuga coi suoi capelli». È così che nella tradizione cristiana Maria di Magdala viene trasformata in Maria di Betania, sobborgo di Gerusalemme! Frattanto, però, Maria Maddalena era effettivamente giunta a Gerusalemme alla sequela di Gesù per vivere con lui e coi discepoli le sue ultime ore tragiche. Tutti gli evangelisti sono, infatti, concordi nel segnalare la sua presenza al momento della crocifissione e della sepoltura di Cristo. Ed è proprio accanto a quella tomba nella luce ancora pallida dell'alba di Pasqua che il Vangelo di Giovanni (20, 11-18) ambienta il celebre incontro tra Cristo e Maria di Magdala.
Come è noto, Maria scambia il Cristo col custode dell'area cemeteriale. Ora, la «cecità» è tipica di alcune apparizioni del Risorto: si pensi solo ai discepoli di Emmaus che gli camminano insieme per ore senza riconoscerlo ("Luca" 24, 13-35). Il significato è naturalmente teologico: pur essendo ancora Gesù di Nazareth, il Cristo glorioso travalica le coordinate umane, storiche e fisiche. Per poterlo «riconoscere» è necessario mettersi su un canale di conoscenza trascendente, quello della fede. È per questo che, solo quando si sente chiamata per nome in un dialogo personale, Maria lo «riconosce» chiamandolo in aramaico "Rabbuní", «mio maestro». Ma in agguato per la Maddalena ci sono altri equivoci.
Usciamo dai Vangeli canonici ed entriamo nel mondo, magmatico e insicuro, degli apocrifi gnostici, sorti nella cristianità d'Egitto attorno al III secolo. Ora, in alcuni di questi scritti Maria di Magdala viene identificata con Maria , la madre di Gesù! Identificazione, certo, nobilissima, ma che ancora una volta impediva a questa donna di conservare la sua identità personale. Anzi, la trasfigurazione raggiungerà in quegli scritti una tale altezza da sciogliere la figura di Maria Maddalena fino a renderla quasi un'idea, un simbolo, a Sapienza per eccellenza. E questo risultato viene paradossalmente ottenuto attraverso un'immagine sulla quale la lettura posteriore con malizia ricamerà allusioni voluttuose ed erotiche. Si legge, infatti, nel vangelo apocrifo di Filippo, scoperto nel 1945 a Nag Hammadi in Egitto: «Il Signore amava Maria Maddalena più di tutti i discepoli e spesso la baciava sulla bocca. Gli altri discepoli, vedendolo con Maria, gli domandarono: Perché l'ami più di tutti noi?»
Ce n'è abbastanza per chi, ignaro di simbolica biblica (la Sapienza esce dalla bocca dell'Altissimo secondo l'Antico Testamento), voglia seminare sospetto su Maria e su Gesù, fantasticando una relazione sessuale tra i due. In realtà, in tutti gli scritti gnostici cristiani la Maddalena è solo l'esempio della conoscenza piena dei misteri divini. In un altro testo gnostico, il trattato "Pistis Sophia", ove appare per ben 77 volte, la Maddalena diventa l'emblema dell'umanità redenta di tipo androgino (un'altra deformazione!) perché, secondo Paolo, «non ci sarà più né uomo né donna ma tutti saranno uno in Cristo Gesù» ("Galati" 3, 28). Ma la sua funzione di segno della Sapienza divina sarà esplicita in questa beatitudine messa in bocca a Gesù dall'autore gnostico: «Te beata, Maria, ti renderò perfetta in tutti i misteri dell'alto. Parla apertamente tu, il cui cuore è rivolto al Regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli!» (17, 2). Una santa vittima di equivoci, quindi, sospesa tra due estremi: carnalmente abbassata a prostituta o ad amante, spiritualmente elevata a Sapienza trasfigurata. Per fortuna l'unico che la chiamò per nome, Maria, e la riconobbe confermandola come sua discepola fu proprio Gesù di Nazareth, in quell'alba di Pasqua.
http://www.atma-o-jibon.org/italiano4/rit_ravasi8.htm
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LA PECCATRICE ANONIMA DAL VANGELO DI SAN LUCA
La peccatrice lava i piedi di Gesù con le sue lacrime e li asciuga con i suoi capelli
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Nel Vangelo secondo Luca vediamo che la peccatrice anonima è una donna pentita della Galilea, perdonata da Gesù.
Maria Maddalena è pure della Galilea, precisamente della città di Magdala, ed è una donna indemoniata ed esorcizzata e guarita da Gesù.
Anche nel Vangelo di Marco viene detto che Maria Maddalena era stata esorcizzata e guarita da Gesù;
Marco
16:9 Or Gesù, essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria Maddalena,
dalla quale aveva scacciato sette demòni.
Maria di Betania è della Giudea, sorella di Marta e Lazzaro, amici di Gesù.
Vediamo che nella chiesa latina e precisamente nel 591, il papa S.Gregorio Magno ( 540-604), ha unito quatro donne in una;
Maria Maddalena sarebbe anche Maria di Betania, la peccatrice anonima e perfino l'adultera.
Nella chiesa orientale queste donne hanno mantenuto la loro identità, e vengono ricordate in date diverse.
Vediamo che dopo il Concilio Vaticano II, nel 1969 la chiesa cattolica ha separato queste diverse donne,
.Maria Maddalena non viene più considerata la peccatrice anonima, e nemmeno Maria di Betania e l’adultera.
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Luca 7: 36-50;
7:37 Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato;
7:38 e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l'olio.
7:39 Il fariseo che lo aveva invitato, veduto ciò, disse fra sé: "Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice".
7:40 E Gesù, rispondendo gli disse: "Simone, ho qualcosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure".
7:41 "Un creditore aveva due debitori; l'uno gli doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta.
7:42 E poiché non avevano di che pagare condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?"
7:43 Simone rispose: "Ritengo sia colui al quale ha condonato di più". Gesù gli disse: "Hai giudicato rettamente".
7:44 E, voltatosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato dell'acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
7:45 Tu non mi hai dato un bacio; ma lei, da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi.
7:46 Tu non mi hai versato l'olio sul capo; ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.
7:47 Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama".
7:48 Poi disse alla donna: "I tuoi peccati sono perdonati".
7:49 Quelli che erano a tavola con lui, cominciarono a dire in loro stessi: "Chi è costui che perdona anche i peccati?"
7:50 Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace".
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La peccatrice di Luca 7: 36-50, viene scambiata da alcuni per Santa Maria Maddalena e anche Santa Maria di Betania e perfino l'adultera di Gioanni.
Nel Vangelo secondo Luca vediamo che la peccatrice anonima è una donna pentita della Galilea, perdonata da Gesù.
Maria Maddalena è pure della Galilea, precisamente della città di Magdala, ed è una donna indemoniata ed esorcizzata e guarita da Gesù, due donne diverse.
Anche nel Vangelo di Marco viene detto che Maria Maddalena era stata esorcizzata e guarita da Gesù;
Marco 16:9; Gesù, essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria Maddalena, dalla quale aveva scacciato sette demòni.
Maria di Betania è della Giudea, sorella di Marta e Lazzaro, amici di Gesù.
L'adultera di Giovanni 8 1-11; è una donna di Gerusalemme accusata di adulterio.
Vediamo che nella chiesa latina e precisamente nel 591, il papa S.Gregorio Magno ( 540-604), ha unito quattro donne in una ;
Maria Maddalena sarebbe anche Maria di Betania, la peccatrice anonima e perfino l'adultera.
Nella chiesa orientale queste donne hanno mantenuto la loro identità, e vengono ricordate in date diverse.
Vediamo che dopo il Concilio Vaticano II, nel 1969 la chiesa cattolica ha separato queste diverse donne,
.Maria Maddalena non viene più considerata la peccatrice anonima, e nemmeno Maria di Betania e l’adultera.
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APPENDICE
La donna del profumo”: la donna che ama e rischia per l’Amato.
Individuata tradizionalmente come «pubblica peccatrice perdonata o pentita», la donna del profumo è una delle tante donne anonime che compaiono nel vangelo di Luca.
Alcuni la scambiano con Maria di Betania, la sorella di Marta e Lazzaro, o con Maria Maddalena, dalla quale Gesù scacciò sette demoni, o persino con la donna adultera che si trovò nell’imminente pericolo di essere lapidata dai suoi accusatori.
Per noi, invece, è semplicemente la donna del profumo, è colei che versò il suo vaso di alabastro sopra i piedi del maestro.
…. La donna del profumo è la donna del molto amore, la donna della gratitudine infinita, la donna che non sa esprimere in parole quanto il suo cuore sente per Gesù. E giacché non sa parlare, il suo cuore la spinge ad un gesto audace.
…. Di fatto nessuno l’aveva invitata. Compare al banchetto da intrusa. Essa non appartiene al gruppo. La donna del profumo non è «farisea», non è una «rabbina», non è colta. È solamente una peccatrice rinomata e per di più donna.
Alla nostra protagonista, tuttavia, non danno fastidio i titoli di emarginazione nei suoi confronti e si introduce al banchetto, in un ambito proprio dei maschi. Si informa dov’è Gesù e va direttamente da lui. Desidera incontrarlo. Infrange tutte le strette regole sociali. Affronta il rischio del rifiuto, l’incomprensione, il disprezzo, la condanna. Per lei l’amore e la gratitudine verso Gesù superano di molto i codici sociali. Entra in casa di Simone con un vaso di alabastro ripieno di profumo e si pone dietro a Gesù, piangendo ai suoi piedi .
… La posizione corporale della donna è molto eloquente. Gesù è reclinato verso la tavola. La donna è sul pavimento, dietro a lui, e tocca con il suo capo i piedi del Maestro. Gesù sta in alto e lei in basso, il più basso possibile. E dal basso la donna piange, lo guarda e gli parla. Parla in silenzio, senza parole. Parla con il suo corpo. Prostrata ai suoi piedi, la donna mostra un atteggiamento di servizio, di discepola, all’ascolto del Maestro, disposta a accoglierne la parola
…. La donna non dice …. compie quattro azioni successive che hanno al centro i piedi di Gesù: li bacia, li bagna con le lacrime, li asciuga con i capelli e li unge con il profumo. Queste quattro azioni comportano un contatto fisico che Gesù accetta con tutta naturalezza…..
Baciare: perché baciare i piedi di Gesù? Perché baciare è un gesto di tenerezza. I gesti di tenerezza nascono dall’amore e sono completamente gratuiti. La donna bacia i piedi del Maestro disinteressatamente, senza nulla attendere in contraccambio. ….
Bagnare di lacrime: perché bagnare di lacrime i piedi di Gesù? Perché le lacrime lavano e purificano il cuore di colui che le lascia scorrere. E la donna aveva bisogno di purificazione interiore. Bagnando di lacrime i piedi di Gesù, la donna gli trasmette i suoi sentimenti più intimi. E contemporaneamente, essa che bagna i piedi di Gesù, lava se stessa di dentro.
…. Asciugare con i capelli: perché asciugare i piedi di Gesù con i capelli? … Il gesto contiene una tremenda forza evocatrice. L’immagine ci riporta al Cantico dei Cantici. Qui lo sposo, estasiato dalla capigliatura dell’amata, esclama: «I tuoi capelli sono un gregge di capre che scendono dalle pendici del Galaad» (Ct 4, 1; 6, 5).
Ungere con profumo: perché ungere i piedi di Gesù con profumo? La donna desidera mostrare con un generoso dono quanto il suo cuore prova per Gesù. L’olio profumato è un liquido pregiato in serbo per occasioni straordinarie, eccezionali. Non si usa come si usa l’acqua. L’olio profumato è delicato e costoso. Ricordiamo il profumo di nardo puro che con la sua fragranza riempì la casa di Maria di Betania (Gv 12, 3).16 Il profumo non si dona a chiunque, né si usa inutilmente. È un dono destinato a dimostrare deferenza a persone molto amate.
…. La condotta indecorosa della donna non provoca l’indignazione di Simone. Ad irritare il fariseo è l’atteggiamento di Gesù che accetta baci e carezze profumate di una pubblica peccatrice……. La donna ha cancellato completamente una norma essenziale della pietà dei farisei, cioè la separazione tra puro e impuro. La sentenza di Simone è ineccepibile: Gesù non è un profeta, giacché un profeta non avrebbe mai tollerato uno scandalo simile.
…. Senza che nessuno glielo sveli, Gesù conosce il pensiero di Simone e già con questo gli mostra la sua qualità di vero profeta….
La strategia dialogica di Gesù è sottile in sommo grado, giacché gioca con la sensibilità e la capacità di coinvolgimento del suo interlocutore. … Affrontando di petto la problematica del codice di purità, Gesù si sarebbe totalmente escluso dalla possibilità di dialogo con Simone. ….
Sceglie perciò un argomento [ parabola tratta dal condono dei debiti ] che li unisce, almeno di principio. … conservando in tal modo la possibilità di comunicazione in un momento di alta tensione.
La parabola racconta la storia di «un creditore che aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari e l’altro cinquanta e, giacché non avevano la possibilità di restituire i soldi, egli condonò il debito ad ambedue» . I debitori vivono in un autentico conflitto: devono pagare il loro debito, ma non hanno denaro. Il creditore risolve il conflitto in chiave spirituale: condona tutto ad ambedue. Per il creditore, i due debitori sono eguali: hanno un debito e sono senza mezzi per pagarlo. Partendo da essi il conflitto non ha soluzione. E, di fatto, il creditore fa condono ai due senza far differenza.
… «Chi di essi lo amerà maggiormente?»
Simone …. risponde con prudenza, o meglio, diplomaticamente: «Suppongo che sarà colui a cui è stato maggiormente condonato» (v. 43).
Gesù ode da Simone quanto esattamente desiderava udire. Ora può applicare la tattica da lui scelta. È quella stessa che usarono Natan e la donna saggia di Tekoa con il re Davide in distinte circostanze (cfr. 2Sam 12, 1-15 e 14, 1-24).
Gesù abbandona il piano della finzione e passa subito alla situazione presente reale, interpellando direttamente Simone. La domanda di Gesù: «Vedi questa donna?» (v. 44) è il primo invito che Gesù fa a Simone: il fariseo deve vedere la donna. Ma la deve guardare in altra maniera: non come la trasgreditrice di alcuni riti intoccabili, ma come una donna nuova, liberata e perdonata.
… Gesù conclude il suo ragionamento con una frase che riassume tutto l’insegnamento che voleva impartire. Nel caso che Simone non lo avesse compreso in pieno, Gesù aggiunge: «Per questo ti dico che se le sono stati perdonati i suoi molti peccati, è perché ha dimostrato molto amore. A chi poco si perdona, dimostra poco amore» (v. 47).
… Nella prima parte del versetto Gesù fa riferimento al comportamento della donna: le sue espressioni di amore sono frutto del perdono ricevuto. Nella seconda, invece, Gesù non nomina nessuno in particolare, ma parla in generale. Qualsiasi persona può sentirsi interpellata.
… Secondo la nostra opinione, l’ultima parte del versetto può essere compresa come invito personale che Gesù fa a Simone.
Gesù lo invita ad uscire dal suo mondo chiuso, fatto di separazioni e proibizioni, affinché possa godere della logica dell’amore, che in definitiva è la logica del perdono. Gesù non accusa direttamente Simone, però di fatto lo include nella medesima categoria di peccatori a cui appartiene la donna. Simone non lo sa, ma anch’egli è peccatore, anch’egli è debitore. Simone si ritiene puro, perfetto, santo; insomma, si considera una persona di condotta irreprensibile. In realtà anch’egli ha bisogno di un creditore generoso che gli condoni i debiti che ignora. ….
[ Poi ] Simone scompare dalla scena, ma il racconto continua. E per la prima volta Gesù si rivolge alla donna: «I tuoi peccati sono stati perdonati». Queste parole Gesù le aveva pronunciate nella guarigione del paralitico (Lc 5, 20).
La decisa affermazione di Gesù sorprende i commensali (in Lc 5, 21 ad essere sorpresi sono gli scribi e i farisei). Ma come prima Simone, neppure essi si azzardano a esprimere forte il loro scandalo. Lo tengono per sé.
È il narratore che ancora una volta ci informa dell’indignazione dei commensali: «Chi è costui che persino perdona i peccati?» . Gesù ne tralascia il commento e torna a rivolgersi alla donna: «La tua fede ti ha salvato, va’ in pace» ….
Ancora una volta Gesù ci sconcerta. Sconcertano le sue parole, i suoi gesti, i suoi silenzi. Parole, gesti e silenzi che usano un linguaggio inclusivo. Vogliono abbracciare gli emarginati della società, quelli che vivono alla periferia perché non hanno posto nella città, quelli che nessuno vede e ascolta, poiché non hanno né volto né voce, i mendicanti per necessità, poiché non hanno diritti, i piccoli, gli ammalati, le donne…
La donna del profumo entra in scena in veste di emarginata, esclusa dal mondo sociale, dal sistema religioso, dal banchetto, dalla tavola, dal dialogo… Essa non ha nome, cultura, prestigio, influenza, autorità e, sicuramente, non dispone neppure di molti mezzi economici.
La donna del profumo ha soltanto la temerità, l’audacia di sfidare le strutture più potenti della società del suo tempo. Essa è sola. È peccatrice e lo sa. Gode di cattiva reputazione e lo sa.
Non fa assegnamento su alcun gruppo di appoggio; neppure la legge la protegge. Ingaggia la sua rischiosa battaglia solamente con quello che ha: la sua umanità e la sua tenerezza.
È una donna forte, capace di grande amore disinteressato. E chi ama rischia per l’amato. Ed è questo che essa fa.
Il poco che ha, lo rischia per Gesù. Infrange le norme e si addentra in recinti strettamente proibiti per lei. Tiene fronte agli sguardi d’accusa degli invitati; sopporta il giudizio intransigente di Simone, l’umiliazione del disprezzo di tutti.
…. La donna manifesta il suo amore e riconoscenza verso Gesù usando il linguaggio del corpo. Le viene più facile esprimersi così che con un discorso ben preparato. Essa non ha bisogno di parole. Le bastano i suoi gesti di tenerezza: baciare i piedi di Gesù, bagnarli con le sue lacrime, asciugarli con i suoi capelli e ungerli con il suo profumo. Gesti arbitrari, non necessari, insoliti, se si guardano con gli occhi della logica, della legge, degli strati sociali. Ma la tenerezza rifiuta di entrare nei parametri intellettuali, etici o sociali.
La tenerezza non si apprende dalla legge, ma dal cuore, non si valuta dalla legge, ma dal perdono; non si spiega partendo dal di fuori, ma dal di dentro. Per questo Simone manca di tenerezza. Come tanti altri deve apprendere a guardare con occhi nuovi. Diversamente non potrà mai essere in sintonia con la dinamica inclusiva di Gesù.
E che fa Gesù? …. Gesù accoglie il suo amore e riconoscenza, ne accetta le carezze, ne aspira il profumo, la guarda faccia a faccia, parla con lei, ne loda il gesto, ne perdona i peccati e le ridona la pace del cuore.
La donna entra senza dignità e senza sostegno nella casa del fariseo e ne esce con il riconoscimento della sua dignità, con il perdono.
… La donna del profumo non è nel nostro vangelo l’unica esclusa che riceve l’abbraccio di Gesù. Altri esclusi ed escluse – penso, ad esempio, all’emorroissa, al lebbroso riconoscente o al cieco di Gerico – vivranno la medesima esperienza. Gesù li accomiata tutti con il medesimo elogio: «La tua fede ti ha salvato».
(Nuria Calduch-Benages – “Il Profumo del Vangelo: Gesù incontra le donne” )
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nuriaNuria Calduch-Benages è nata a Barcellona (Spagna) il 26 marzo 1957. Dal 1978 è membro della Congregazione Missionarie Figlie della Sacra Famiglia di Nazareth. Si è laureata in Filologia anglo-germanica all’Università Autonoma di Barcellona, Bellaterra (1978) e in Sacra Scrittura al Pontificio Biblico di Roma con una tesi sul libro di Ben Sira (1995). Attualmente è docente di Antico Testamento nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana e di antropologia biblica nell’Istituto di Spiritualità della stessa Università. È anche Direttrice della Sezione Recensioni della rivista «Biblica» (PIB, Roma) e assidua collaboratrice della FBC (Federazione Biblica Cattolica). Membro dell’ABE (Asociación Bíblica Española), ABC (Associació de Biblistes de Catalunya), ABI (Associazione Biblica Italiana), ATE (Asociación de Teólogas Españolas), SBL (Society of Biblical Literature) e ISDCL (International Society for the Study of Deuterocanonical and Cognate Literature).
http://www.chiesadicefalu.it/?p=5833
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Centro Studio Santa Maria Maddalena
Citazioni bibliche Bibbia CEI
Č
LA DONNA ACCUSATA DI ADULTERIO DAL VANGELO DI SAN GIOVANNI
Gesù perdona la donna accusata di adulterio
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La Pericope dell'adultera (popolarmente detta episodio di Gesù e l'adultera) è un passo del Vangelo secondo Giovanni (8,1-11) in cui una donna colta in adulterio è portata dinanzi a Gesù da scribi e Farisei per conoscere il suo parere circa la sua condanna a lapidazione. Si tratta dell'episodio da cui ha origine il detto «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra».
Il brano non compare nei manoscritti più antichi e affidabili del Vangelo secondo Giovanni e questo ha portato la quasi unanimità della critica moderna a non riconoscerlo come facente parte del testo originale di Giovanni.
La pericope
« non presenta infatti il caratteristico stile giovanneo e rompe i discorsi tenuti da Gesù durante la festa delle capanne. Lo stile e la sensibilità che presenta la farebbero avvicinare a Luca (in alcuni codici importanti viene infatti inserita subito dopo Luca 21,28, anche se non sembra sia sua (Becker). »
(Giuseppe Segalla, Introduzione al Vangelo di Giovanni, in La Bibbia. nuovissima versione dai testi originali, Edizioni San Paolo, 1991, p. 641.)
Lo stesso Segalla afferma che "sulla storicità la risposta è in genere positiva: l'episodio corrisponde perfettamente alla persona di Gesù come la conosciamo dai sinottici; infatti questo racconto ha i caratteri della tradizione sinottica" (p. 642).
Questa pericope non è presente nel suo posto canonico in nessuno dei più antichi manoscritti evangelici in greco conservatisi; né nei due papiri del III secolo che contengono il Vangelo secondo Giovanni, né nei due codici risalenti al IV secolo, il Codex Sinaiticus e il Codex Vaticanus. Il manoscritto greco più antico che contiene questo brano è il Codex Bezae, un testo in greco e latino del V secolo.
Papia di Ierapoli riferisce, intorno al 125, di una storia di Gesù e di una donna "accusata di molti peccati" contenuta nel Vangelo degli Ebrei, forse un riferimento a questo brano. Un riferimento più certo alla pericope è invece contenuta nella Didascalia apostolorum, un'opera in lingua siriaca del III secolo, che però non indica se il brano proveniva da un vangelo ed eventualmente da quale.
In un'opera ritrovata nel 1941 e composta da Didimo il Cieco (seconda metà del IV secolo), si fa riferimento alla pericope adulterae, affermando che si trova in "molti vangeli". Oggi si ritiene che il brano fosse presente in un numero ristretto di manoscritti greci del IV secolo copiati ad Alessandria d'Egitto: a favore di questa ricostruzione è anche la presenza di un segno alla fine del capitolo 7 del Vangelo secondo Giovanni del Codex Vaticanus, copiato in Egitto, che indica che una versione alternativa in quel punto era nota allo scriba. Girolamo racconta che la pericope era presente in molti manoscritti greci e latini, alla fine del IV secolo; le sue parole sono confermate da Ambrogio e Agostino, il quale riferisce che il brano sarebbe stato rimosso volontariamente da alcune copie per evitare l'impressione che Gesù avesse giustificato l'adulterio.
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Giovanni 8: 1-11
8:1 Gesù andò al monte degli Ulivi.
8:2 All'alba tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da lui; ed egli, sedutosi, li istruiva.
8:3 Allora gli scribi e i farisei gli condussero un donna còlta in adulterio; e, fattala stare in mezzo,
8:4 gli dissero: "Maestro, questa donna è stata còlta in flagrante adulterio.
8:5 Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?"
8:6 Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra.
8:7 E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".
8:8 E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra.
8:9 Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo.
8:10 Gesù, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: "Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?"
8:11 Ella rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neppure io ti condanno; va' e non peccare più".]
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L'adultera del Vangelo di Giovanni è stata scambiata da alcuni per altre donne del Vangelo:
la peccatrice anonima di Luca, Maria di Magdala e Maria di Betania.
Nel Vangelo queste quattro donne sono diverse, per provenienza e storia.
La donna adultera citata da Giovanni 8, 1-11 non è la peccatrice anonima citata da Luca 7, 36-50.
La donna adultera vive a Gerusalemme in Giudea, è incontra Gesù verso la fine, la peccatrice anonima è Galilea,
e incontra Gesù all'inizio della sua missione forse a Naim.
L'adultera di Giovanni 8, 1-11 , non è Maria di Betania amica di Gesù citata in Giovanni 11,1-57 e 12,1-11.
L'adultera citata da Giovanni 8, 1-11 , non è Maria Maddalena la discepola di Gesù, venuta insieme a lui dalla Galilea,
ma la donna adultera è una peccatrice di Gerusalemme.
Maria Maddalena non è nemmeno la peccatrice anonima citata da Luca 7, 36-50, sono entrambe galilee, ma mentre la peccatrice,
è una donna pentita perdonata da Gesù, Maria Maddalena è una delle pie donne che seguvano Gesù, il quale l'aveva guarita essendo
indemoniata,( vedi Luca 8:2 e Marco 16,9) .
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Appendice:
Vediamo che nella chiesa latina e precisamente nel 591, il papa S.Gregorio Magno ( 540-604), ha unito queste donne in una;
Maria Maddalena sarebbe anche Maria di Betania, la peccatrice anonima e perfino l'adultera.
Nella chiesa orientale queste donne hanno mantenuto la loro identità, e vengono ricordate in date diverse.
Vediamo che dopo il Concilio Vaticano II, nel 1969 la chiesa cattolica ha separato queste diverse donne,
.Maria Maddalena non viene più considerata la peccatrice anonima, e nemmeno Maria di Betania e l’adultera.
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Citazioni bibliche Bibbia CEI
SANTA MARIA DI BETANIA RICERCA
Gesù in casa di Marta e Maria di Betania
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SANTA MARIA DI BETANIA
La troviamo in vari punti dei Vangeli. La prima cosa che salta all’occhio è la sua differenza dalla sorella: mentre Marta è sempre in movimento, indaffarata nella sua premura per essere una brava padrona di casa, lei ama stare ai piedi di Gesù per ascoltarlo: un gesto che non ha nulla di romantico, dato che “sedersi ai piedi di un maestro” significava esserne i discepoli. Maria è quindi una discepola attenta. Per questo Gesù dirà che lei ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta. Infatti, essere discepolo di Cristo è una possibilità di cui non saremo mai privati. La vita può rubarci molte opportunità: la salute, le capacità, la giovinezza, un impegno, un ruolo, una posizione, ma in ogni situazione noi possiamo essere discepoli del Signore. Maria ci fa capire che ci può essere tolto tutto, ma ascoltare Gesù è sempre possibile.
Ritroviamo Maria alla morte del fratello Lazzaro: il suo pianto commuove nel profondo Gesù che a lei mostra la sua umanità sensibile al dolore per la morte dell’amico. Infine, è suo un gesto che Gesù definirà profetico. Sei giorni prima della sua ultima Pasqua, Gesù va a trovare gli amici e si ferma a cena. C’è Lazzaro redivivo, Marta che sta servendo e in quel contesto Maria, senza dire nulla, prende trecento grammi di profumo di puro nardo, preziosissimo, unge i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli.
Un gesto simile lo aveva compiuto una peccatrice pubblica, mescolando le sue lacrime con il profumo per ringraziare Gesù della sua misericordia (cfr Vangelo di Luca 7,36-50). Maria non piange: usa una gran quantità di un costosissimo profumo e la fragranza si diffonde per tutta la casa; unge l’Unto del Signore. Poi con i suoi capelli asciuga i piedi di Gesù, così che lo stesso profumo avvolge lei e il suo Signore. I suoi capelli profumano come Gesù, come se lei volesse conservare su di sé il ricordo di quel momento.
Nessuno capisce perché Maria abbia fatto questa cosa. Giuda brontola per lo spreco: si poteva utilizzare quel prezioso profumo per ricavarne dei soldi da dare ai poveri.
Anche se non c’è nessuno scambio di parole tra Gesù e Maria, perché spesso i gesti significativi accadono in silenzio, lui capisce e mostra di gradire quel gesto nel quale vede un segno profetico dell’unzione che viene fatta ai defunti. Maria è stata spinta dall’amore per il suo Signore, a cui ha voluto tributare un segno di onore. Ma questo svela sia la regalità di Gesù che la sua morte imminente. «Ha profumato in anticipo il mio corpo per la sepoltura», dice Gesù, così collega quel momento di intimità familiare al futuro terribile che sta incombendo su di lui, quell’unzione anticipa la pace silenziosa che verrà dopo la tragedia della croce. Mentre montano gli intrighi dell’odio, dell’inganno, del tradimento, negli ultimi giorni di Gesù c’è un momento luminoso carico di bontà: il profumo dell’amore generoso di Maria.
Autore: Elide Siviero
http://www.santiebeati.it/dettaglio/96761
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NEL NUOVO TESTAMENTO
Maria di Betania è citata in tre occasioni:
nel Vangelo secondo Luca 10,38-42, le due sorelle accolgono Gesù in casa, ma mentre Marta si occupa delle faccende domestiche, Maria si siede ad ascoltare la parola di Gesù. Marta se ne lamenta con Gesù, ma questi le risponde: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».
nel Vangelo secondo Giovanni 11,1-46, le due sorelle mandano a chiamare Gesù perché venga a guarire Lazzaro che si è ammalato, ma Gesù si attarda e quando giunge Lazzaro è già morto. Maria lo accoglie esclamando: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù quindi si reca al sepolcro e risuscita Lazzaro.
nel Vangelo secondo Giovanni 12,1-8, mentre Lazzaro e le sue sorelle ospitano Gesù a cena, Maria cosparge i piedi di Gesù con un unguento molto prezioso e li asciuga con i propri capelli. Giuda Iscariota si lamenta che questo unguento sia stato sprecato, mentre avrebbe potuto essere venduto e il ricavato dato ai poveri; ma Gesù lo rimprovera dicendo che il gesto di Maria prefigura l'unzione del suo corpo morto (si vedano Giovanni 19, 38-40 per il Sabato Santo, e Luca 23, 55-56; 24, 1 e Marco 16, 1 per l'alba di Pasqua). Il fatto è riportato anche nel Vangelo secondo Matteo (26,6-13) e nel Vangelo secondo Marco (14,3-9), che però non nominano Maria e situano la cena in casa di Simone il lebbroso.
https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_di_Betania
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SCAMBIATA CON ALTRE DONNE DEL VANGELO
Maria di Betania si dimostra molto attaccata a Gesù;
In Luc. 10, 38-41 le due sorelle accolgono Gesù in casa; una, Marta, si preoccupa per il pasto da preparare all'ospite; A Marta, che richiede l'aiuto della sorella, Gesù risponde che il suo agitarsi è esagerato, mentre Maria ha scelto la parte migliore di cui egli non intende privarla.
Il maggiore attaccamento di M. nei riguardi di Gesù risalta anche negli altri due episodi, ossia nella scena della risurrezione di Lazzaro (Ioann. 11, 1-44, specialmente 28-37) e in quella narrata in Ioann. 12, 1-7 (cfr. Matt. 26, 6-13; Marc. 14, 3-9).
L'erronea identificazione di questo episodio (unzione dei piedi di Gesù) con quello analogo, in cui fu protagonista un'ignota prostituta (Luc. 7, 36-50), e l'opinione che nella notizia di Luc. 8, 2 (cfr. Marc. 16, 9), in cui si parla della liberazione da sette demoni, ci fosse da scorgere un indizio di vita peccaminosa, suggerirono la figura complessa di una donna peccatrice, e per di più indemoniata, trasformatasi in penitente e in fedele ed entusiasta ammiratrice di Gesù. In realtà si tratta di tre donne diverse. La loro confusione, che ha dominato l'esegesi occidentale per lungo tempo, risale a Gregorio Magno; la chiesa greca non ha mai accettato tale identificazione.
http://www.treccani.it/enciclopedia/maria-di-betania_(Enciclopedia-Dantesca)/
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Vediamo che nella chiesa latina e precisamente nel 591, il papa S.Gregorio Magno ( 540-604), ha unito queste donne in una;
Maria Maddalena sarebbe anche Maria di Betania, la peccatrice anonima e perfino l'adultera.
Nella chiesa orientale queste donne hanno mantenuto la loro identità, e vengono ricordate in date diverse.
Vediamo che dopo il Concilio Vaticano II, nel 1969 la chiesa cattolica ha separato queste diverse donne,
.Maria Maddalena non viene più considerata la peccatrice anonima, e nemmeno Maria di Betania e l’adultera.
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APPENDICE
SANTE MARIA E MARTA DI BETANIA DIVERSO ATTEGGIAMENTO VERSO GESU'
Il contesto
Il Vangelo di Luca non ci dà molte informazioni sull’identità di Marta e Maria. Il Vangelo di Giovanni ci presenta le due sorelle residenti a Betania, località vicina a Gerusalemme, e il racconto della risurrezione del loro fratello Lazzaro ci permette di conoscerle meglio. L’evangelista Giovanni sottolinea il legame di amicizia che esisteva fra loro e Gesù: «Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro» (Gv 11,5). Questo legame era così manifesto che le due sorelle avevano fatto conoscere a Gesù la malattia del loro fratello mandandogli un messaggio: «Signore, ecco, il tuo amico è malato». Il più significativo miracolo della vita pubblica di Gesù è stato dunque operato su richiesta di Marta e Maria. Esso conferma l’affetto speciale di Gesù verso Lazzaro e le due sorelle di lui.
Alla luce di queste informazioni, possiamo capire meglio perché Gesù si sia fermato e sia stato ricevuto nella casa di Marta. Forse difficilmente avrebbe potuto passare a Betania senza fermarsi in questa casa. Vi riceveva una calorosa accoglienza; le due sorelle desideravano la sua visita. Il Maestro, che soffriva dell’ostilità che si scatenava spesso sulle strade della sua missione, si rallegrava per la sincera accoglienza che riceveva sempre a Betania. Dopo aver ascoltato parole poco benevole, che provenivano da nemici ostinati, egli entrava in un clima di simpatia. Poteva riposarsi e ritemprare le sue forze in vista di una nuova tappa nel suo itinerario. Poteva anche constatare in modo molto concreto la gioia che il suo arrivo provocava in molta gente, perché riceveva molti segni di gratitudine per la sua presenza e molte testimonianze di conforto per le sue parole.
La casa nella quale era ricevuto costituiva il segno che la sua venuta sulla terra non era unicamente occasione di rifiuto e di contraddizione: egli trovava anche ambienti favorevoli in cui la Buona Notizia penetrava nei cuori e li trasformava. I legami di amicizia che si erano formati a Betania erano la realtà che annunciava i legami di amore che ormai dovevano unire l’umanità con Dio. Gesù apprezzava l’ambiente di una casa che avrebbe potuto essere una prima cellula di Chiesa, casa che beneficiava della presenza di Gesù, riconosciuto e onorato come Maestro unico.
Questa casa era poi una casa di fede. Le persone che la abitavano o la frequentavano erano animate da una grande fede in Gesù. Possiamo ricordare che, prima della risurrezione di Lazzaro, Gesù ha chiesto a Marta un atto esplicito di fede nel miracolo che desiderava. Non bastava la fede nella risurrezione promessa per l’ultimo giorno; ci voleva la fede in una risurrezione immediata: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morrà in eterno. Credi tu questo?». La risposta esprime un’adesione totale: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo» (Gv 11,25-27). Già la domanda supponeva che Gesù conoscesse la forza della fede di Marta. La risposta conferma questa forza. L’episodio della visita di Gesù, riportato da Luca, non pone esplicitamente il problema della fede, ma implica, nel comportamento delle due sorelle, una disposizione fondamentale di fede: Maria, perché ascolta avidamente le parole del Maestro; Marta, perché si dedica totalmente all’accoglienza di Gesù.
Entrando nella casa di Betania, Gesù trovava dunque in Marta e in Maria esempi della nuova fede che voleva diffondere nel mondo. Le due sorelle non credevano soltanto in Dio, secondo la fede del popolo giudaico, ma credevano in Gesù stesso, riconoscendo in lui il Cristo, il Figlio di Dio, colui che aveva il potere di comunicare la vita eterna a tutti. Con la rivelazione che faceva della sua persona di Figlio nel compimento della sua missione, Gesù chiamava i suoi uditori alla fede e si rallegrava di avere uditori molto interessati e fedeli come le due sorelle di Lazzaro. La casa di Betania piaceva dunque a Gesù, che vi trovava un simbolo e una premessa della fede che nel corso della storia era destinata a imporsi nell’umanità.
Il ruolo della donna
Frequentando la casa di Betania, Gesù manifesta l’intenzione di ricevere da parte della donna un’accoglienza particolare. Quella ricevuta da parte di Marta e di Maria viene dopo la prima accoglienza offerta al Salvatore dalla Vergine di Nazaret. Al momento dell’Annunciazione, Maria aveva accolto il progetto divino della venuta del Messia con docilità e con una generosità pronta a ogni sacrificio; aveva perseverato in queste disposizioni di accoglienza in tutte le circostanze dell’esistenza terrena di Gesù. L’esempio di Maria come madre dedicata al servizio di suo figlio mostrava l’importanza del ruolo assegnato alla donna per favorire la crescita del bambino.
L’episodio evangelico di Marta e Maria conferma l’intenzione di Gesù di assicurare un contributo notevole della donna nello sviluppo della personalità del futuro Messia. È pure vero che in questo episodio non si tratta di un tentativo d’impegnare la donna nella missione di far conoscere la Buona Notizia della salvezza. Altri episodi testimoniano di un impegno di questo genere, come l’incontro con la Samaritana o il messaggio affidato a Maria Maddalena. Quando Gesù si rivolge alla Samaritana dicendo: «Dammi da bere» (Gv 4,7), chiede espressamente un servizio, pur sapendo che la richiesta non sarà gradita a questa donna straniera; mostra così la volontà di farla concorrere al compimento della sua missione.
La volontà di affidare un ruolo di cooperazione alla formazione del regno di Dio viene confermata ancora nel caso di Maria Maddalena. Il Signore risorto le affida espressamente un messaggio destinato ai discepoli: «Va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro”» (Gv 20,17). Gesù avrebbe avuto la possibilità di comunicare direttamente questo messaggio ai suoi discepoli, ma, ricorrendo a una donna per questa comunicazione, rivela la sua intenzione di affidare alla donna un ruolo importante nella diffusione della Buona Notizia: il messaggio che Maria Maddalena deve trasmettere ai discepoli è il primo del Salvatore risorto.
Diversi modi di accogliere Cristo
Il Vangelo ci mostra come le due sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, accolgono Cristo nella loro casa, ognuna a proprio modo. Maria lo accoglie come un Maestro che desidera ascoltare: «Sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola» (Lc 10,39). Il discepolo che voleva ascoltare l’insegnamento dato da un Maestro si sedeva ai suoi piedi. Così poteva, con umile docilità, raccogliere fedelmente tutte le parole che uscivano dalla bocca del Maestro e assimilarne i contenuti. Nei discorsi pronunciati da Gesù, Maria riconosceva la parola di Dio, adattata alla sua comprensione. Si nutriva con avidità dell’insegnamento che riceveva e poteva dimenticare tutto il resto, perché era libera da ogni preoccupazione domestica: sua sorella Marta si dedicava alla preparazione della cena. Maria poteva pensare soltanto alle parole di luce che sollevavano il suo entusiasmo. Si sentiva privilegiata di avere come solo compito l’accoglienza del Maestro. Era un privilegio dovuto alle circostanze; capiva che era un dono che le veniva dall’alto. Questo privilegio corrispondeva alle tendenze del suo temperamento, portato alla contemplazione.
Il temperamento di Marta era molto diverso; era il temperamento di una padrona di casa. La diversità dei temperamenti fu sfruttata dal piano divino, perché esse si completavano per procurare a Gesù la più desiderabile accoglienza, da una parte con una ascoltatrice molto attenta per raccogliere tutte le parole che meritavano di essere conservate e meditate, dell’altra parte con una persona che poteva preparare un pasto degno di un ospite eccezionale.
Di solito, Marta preparava la cena da sola. Non aveva bisogno dell’aiuto della sorella. Ma nell’episodio riportato nel Vangelo, per un motivo particolare che non conosciamo, avrebbe desiderato ricevere questo aiuto. Vedendo sua sorella tranquillamente seduta presso Gesù, trovava che Maria sarebbe potuta intervenire nella preparazione del pasto. Avrebbe potuto rivolgere qualche rimprovero a Maria, ma la presenza di Gesù sembrava proteggere e giustificare il suo atteggiamento di pacifica ascoltatrice. Infatti, non c’era niente che potesse essere rimproverato a Maria. Rimaneva una soluzione per ottenere un aiuto: rivolgersi a Gesù stesso. Marta poteva chiedere il suo intervento; siccome egli era all’origine di questa situazione difficile, bastava una parola da parte sua per invitare Maria a recare soccorso a sua sorella.
Quando Marta interviene, lo fa con disappunto. Pone l’accento sul rimprovero, dicendo a Gesù: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire?». Poi, con l’autorità della padrona di casa che assegna ad ognuno ciò che deve fare: «Dille dunque che mi aiuti» (Lc 10,40). Queste parole manifestano lo stato di irritazione che si era impadronito di Marta e la spingeva a formulare accuse che superavano il suo pensiero. Faceva ricadere sul Maestro che venerava il cattivo umore che veniva dalle circostanze dell’incontro con lui.
La risposta di Gesù è quella di un amore superiore a ogni agitazione, amore che non accetta di lasciarsi trascinare da rivendicazioni della propria dignità e segue piuttosto la via della pazienza e della comprensione. Egli si comporta non solo come Maestro di luce che procura la soluzione dei problemi dell’esistenza umana e fa capire la risposta divina a tutti gli interrogativi, ma come colui che è venuto a fondare una società di pace e di amore. La risposta è essenzialmente serena e vuole evitare ogni inquietudine. Gesù pronuncia soltanto parole che fanno penetrare la pace nei cuori turbati o sconvolti. Per rispondere all’agitazione di Marta, la interpella due volte con il suo nome: «Marta, Marta!». Con questo modo affettuoso di chiamarla, fa capire che non le ha tolto niente del suo amore. Non consente a uno scambio di parole che farebbe posto all’irritazione. Nelle relazioni umane, l’irritazione porta con sé il pericolo di suscitare una catena di reazioni che rendono più vivi i conflitti. Le risposte mutue che si succedono comportano il rischio di rafforzare le divergenze quando dovrebbero superarle. Gesù non voleva entrare in una conflittualità di questo genere. All’irritazione di Marta egli non reagisce con severità. La sua prima preoccupazione è quella di ricordare il contesto di amore nel quale è venuto ed è stato ricevuto in questa casa.
Così prima di tutto pronuncia due volte il nome di Marta, per testimoniare che i rapporti di amicizia non sono rotti e che le parole di un momento d’irritazione non hanno tolto niente alla generosità del suo cuore. Il nome di Marta è quello di una persona amata, che può contare sulla fedeltà dell’amicizia del Maestro. Quando Gesù, con un’intenzione di verità, formula un rimprovero, lo fa con un accento notevole di simpatia: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose» (Lc 10,41). È un sentimento di pietà che lo anima verso Marta e vorrebbe risparmiare questa agitazione.
Conviene particolarmente sottolineare che Gesù non rimprovera Marta per l’attività al suo servizio. Egli trae benefici dalla sua ardente dedizione. Il torto di Marta è unicamente di cedere all’inquitudine e all’agitazione. Non conosciamo le circostanze che avevano provocato questa inquietudine; diverse circostanze possono causare un ritardo nella preparazione di un pasto. Il ritardo era penoso per Marta che, come padrona di casa, dava un valore alla puntualità e si sforzava di rispettare un orario. Ma in ogni caso, dobbiamo tenere presente la lezione data da Gesù, perché ha un’applicazione universale: ogni inquietudine dev’essere superata nella vita cristiana. Anche noi siamo tentati di agitarci per molte cose, ma dobbiamo resistere a questa tentazione che facilmente annullerebbe la nostra serenità. Per precisare il significato della posizione di Gesù, si tratta di evitare l’inquietudine che si ripiega su se stessa o più ancora quella che si chiude in se stessa. Il sentimento d’inquietudine può nascere spontaneamente, ma può essere orientato nel senso di una maggiore fiducia nel soccorso divino. Con tale orientamento, l’individuo inquieto supera se stesso e trova la via per liberarsi dall’oppressione dell’ansia; esce dalla propria prigione.
Nel caso di Marta, l’agitazione si era sviluppata poiché non poteva risolvere il problema del suo ritardo. Ma nella sua difficoltà possedeva una via di uscita, offerta dalla presenza benevola del Maestro. Avendo accolto Gesù nella sua casa, poteva contare sulla sua simpatia per superare tutte le difficoltà. Poteva aprire senza alcuna riserva la porta della fiducia. Marta credeva in Gesù, e con questa fede poteva intravedere la soluzione di tutti i problemi, perché aveva capito non soltanto che Gesù era Maestro di sapienza, ma che possedeva una onnipotenza senza limite. A questo Maestro che si era fatto molto vicino a tutti e che dimostrava la sua capacità di soccorrere le miserie umane era dovuto un massimo di fiducia: egli invitava tutti a un abbandono nelle sue mani.
«L’unico necessario»
Per l’affermazione del principio dell’unico necessario, esistono due varianti del testo. Nella versione più lunga viene detto: «Poche cose sono necessarie, o anche una sola». La versione breve dice soltanto: «Una sola è la cosa di cui c’è bisogno» (Lc 10,42). La versione lunga più probabilmente è quella autentica; sarebbe difficile supporre che la necessità di poche cose fosse stata inserita nel testo; rende il pensiero più complesso, più oscuro. Ma immaginiamo volentieri la semplificazione che lascia fuori la necessità di queste «poche cose» e afferma soltanto che una sola cosa è necessaria. La scelta che s’impone fra le due versioni non ha tuttavia molta importanza: in ogni modo è la necessità di una sola cosa che costituisce l’affermazione fondamentale nelle due versioni. I commentatori l’hanno capito: concentrano la loro riflessione sul significato dell’«unico necessario».
Tuttavia, per cogliere più esattamente il pensiero di Gesù secondo la versione lunga, dobbiamo precisare ciò che viene detto sulla necessità di «poche cose». Manifestamente, esse formano un contrasto con le «molte cose» che erano all’origine dell’inquietudine e dell’agitazione di Marta. Siccome si trattava della preparazione di un pasto, alcuni commentatori hanno interpretato queste parole nel senso del numero o dell’abbondanza dei piatti: «Pochi piatti sono necessari, o anche uno solo». Un valore molto concreto viene dunque attribuito all’affermazione. Ma possiamo dare questo significato alle parole di Gesù? Di solito, il Maestro non si preoccupa dell’abbondanza del cibo che riceve in occasione dei suoi spostamenti e viaggi. Nel compimento della sua missione, si preoccupa molto di più delle disposizioni e dell’apertura di animo dei suoi uditori. La verità che ha voluto inculcare a Marta non si riferisce alla quantità né alla qualità dell’alimentazione. Alla fine dell’episodio, quando fa l’elogio del comportamento di Maria, Gesù sottolinea l’eccellenza di una scelta che le ha permesso di essere spiritualmente più unita al Maestro.
L’affermazione: «Poche cose sono necessarie» aveva come scopo di far riflettere Marta sul valore di tutte le cose che la circondavano e le permettevano di rendere molti servizi. Siccome Marta era animata da una volontà di servizio, poteva capire che aveva bisogno di un certo numero di cose. Ma questa necessità ha dei limiti. Marta ha avuto torto nel lasciarsi dominare dalle «molte cose» che erano impegnate nel servizio e nel perdere la sua pace intima in mezzo a sollecitazioni alle quali non poteva rispondere. Il suo esempio è caratteristico: troppe cose diventano spesso necessarie nell’esistenza umana, al di là dei servizi che sarebbero destinate a rendere, con il rischio di superamento e di agitazione. Il rimprovero rivolto a Marta era quello di un’inquietudine e di un’agitazione «per molte cose». Era un invito a ridurre a «poche cose» tutto quello che poteva suscitare preoccupazioni. Aggiungendo a «poche cose» anche «una sola è necessaria», Gesù si alza a un livello superiore. C’è finalmente un unico necessario, essenziale al destino umano. È il destino che gli è stato affidato dall’amore sovrano del Padre. Fra tutte le preoccupazioni, il compimento di tale destino deve avere il posto principale.
Quando Gesù parla della propria esistenza terrena, la presenta come una necessità fondata sulla volontà del Padre: è il Padre che lo ha mandato nel mondo. Quando annuncia l’itinerario doloroso della sua passione, pone ancora l’accento sulla necessità: «Cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8,31). Quella di soffrire e di morire è una necessità assoluta che viene dalla volontà suprema del Padre e manifesterà il suo carattere drammatico nel conflitto intimo del Getsemani.
Partendo dall’esempio del suo destino personale, Gesù ci fa capire la necessità che s’impone a tutta la nostra vita. C’è una sola cosa necessaria: fare la volontà del Padre. Talvolta, come nell’esempio del Getsemani, la sottomissione a questa volontà può diventare più penosa ed essere acquisita al prezzo di una lotta che scuote e sconvolge tutta la persona. L’unica soluzione del conflitto intimo consiste nell’accettazione della necessità imposta dal Padre e destinata a ristabilire la più profonda armonia al di sopra delle lacerazioni subite. L’unico necessario ci salva da ogni litigio.
Estensione dell’unico necessario
L’accoglienza del principio dell’unico necessario si estende a tutti i particolari dell’esistenza, perché tutta la vita umana è impegnata nello sviluppo della missione redentrice di Cristo. I cristiani sono chiamati a partecipare all’offerta dell’unico sacrificio del Calvario con l’offerta dei loro sacrifici personali. La presenza necessaria della sofferenza sotto diverse forme li aiuta a scoprire sempre meglio che cosa significa l’unico necessario. Con l’accettazione generosa di questa necessità, l’esistenza umana può raggiungere il suo livello massimo di ricchezza spirituale per ogni persona e il suo livello di fecondità più alto a beneficio di tutti.
Enunciando il principio dell’unico necessario, Gesù offre a Marta una luce che può illuminarla sul significato più profondo dell’episodio. È pure vero che la parola del Maestro comportava un significato misterioso che non poteva essere colto immediatamente, ma questa parola era consegnata alla meditazione futura di Marta. A poco a poco, Marta è stata invitata a scrutare il mistero dell’unico necessario. Come tutti i credenti, era chiamata a partecipare all’opera redentrice. Come sorella di Lazzaro, era destinata a condividere il lungo cammino verso il dramma finale, ampiamente annunciato. Lazzaro era stato scelto per vivere con la sua esperienza personale il mistero della morte e della risurrezione di Cristo. Marta era stata testimone dell’avvenimento. Legami di amicizia esistevano fra Gesù e Lazzaro; avvicinavano anche Gesù alle sorelle di Lazzaro. Le due sorelle furono dunque associate agli avvenimenti che hanno fatto entrare Gesù nell’offerta del sacrificio destinato a procurare all’umanità la salvezza. Con la luce ricevuta dal Maestro a Betania, Marta si sforzò di scoprire negli avvenimenti dolorosi l’unico necessario che esprimeva il mistero e dava la spiegazione di tutto.
La scelta di Maria
Ai rimproveri rivolti da Marta a sua sorella, Gesù risponde con un elogio del comportamento di Maria, che non può divenire oggetto di contestazione: «Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,42). Gesù parla espressamente di una scelta. Nel suo comportamento, Maria non si è lasciata andare semplicemente a un impulso istintivo, che le faceva desiderare la prossimità del Maestro e raccogliere tutto il suo insegnamento. Ha scelto di rimanere seduta ai piedi di Gesù per poter essere più attenta a parole che richiedevano uno sforzo particolare di comprensione. Voleva cogliere il profondo significato di questo insegnamento eccezionale. Desiderava sfruttare al massimo ciò che le era offerto dalla visita inaspettata di Gesù.
Scegliendo questo comportamento di uditrice piena di entusiasmo, Maria ha scelto la parte migliore. Era una scelta condizionata dalla diversità di temperamento e di attività fra le due sorelle. Il ruolo di padrona di casa assunto da Marta permetteva a Maria di lasciare a sua sorella tutta la responsabilità dell’accoglienza ai visitatori e di non intervenire nella preparazione dei pasti. Così Maria poteva dedicarsi pienamente alla presenza dell’ospite e ascoltare le parole del Maestro. Era la parte migliore, che favoriva lo sviluppo della fede di Maria e stimolava la speranza che faceva nascere la predicazione di Gesù. Nella sua missione, Gesù aveva desiderato trovare sulla terra uditori e uditrici che avessero il tempo di ascoltarlo, di aprirsi al suo insegnamento dottrinale per poterlo attuare. L’avidità con la quale Maria vuole capire e assimilare la dottrina divulgata da Gesù risponde all’intenso desiderio con il quale Gesù stesso vuole far penetrare la verità nello spirito e nel cuore degli uomini.
Possiamo affermare che, secondo la descrizione evangelica, Maria ha veramente un’anima di discepola. Nel linguaggio evangelico, il vocabolo «discepolo» viene usato per designare gli uomini che seguono Gesù e vogliono partecipare alla sua missione, dedicandosi al servizio del Regno. Nella sua anima, Maria manifesta le qualità del discepolo, di un discepolo che cerca tutta la luce nelle parole del Maestro. In un contatto più continuo con Gesù, Maria sperava di alzare il livello della sua vita profonda. Quando ascoltava il Maestro, cominciava a discernere meglio il punto di vista divino sulle situazioni umane. Il modo di vedere il mondo cambiava. Maria si apriva a un modo nuovo d’interpretare i fatti e le circostanze. Una trasformazione nel senso della speranza e della gioia le dava uno sguardo nuovo.
Conviene notare che Maria testimoniava così la possibilità per la donna di svolgere un ruolo importante nello sviluppo della vita spirituale della comunità cristiana. Alludendo alle donne che accompagnavano Gesù nei viaggi della sua missione, l’evangelista Luca si era limitato ad attribuire loro un ruolo marginale: queste donne «assistevano i discepoli con i loro beni» (Lc 8,3). Fra loro, Luca non cita Maria, sorella di Lazzaro, ma l’episodio della casa di Betania rivela la sua presenza e soprattutto il suo impegno in rapporti intensi di fede con il Salvatore.
Le parole rivolte da Gesù a Betania mostrano chiaramente la sua intenzione di chiedere la cooperazione della donna allo sviluppo spirituale del Regno. L’elogio del comportamento di Maria, che ha scelto la parte migliore, esprime la sincera stima del Maestro per questa iniziativa femminile che corrisponde al piano divino sulla diffusione del regno di Dio. Questa stima merita di essere particolarmente sottolineata; Gesù ha voluto esprimere la sua soddisfazione a proposito dell’atteggiamento di Maria, perché egli giudicava importante chiarire il valore di un comportamento contemplativo nel momento in cui egli dedicava tutta la sua attività al compimento della sua missione apostolica. Anche questa missione apostolica aveva bisogno del contributo generoso di una supplica nella preghiera per ottenere il massimo di frutti. Il principio della necessità della preghiera è confermato.
Valore della contemplazione
Giustificando la scelta di Maria, Gesù pone in luce il valore della contemplazione. Mostra che nella sua prospettiva, vuole impegnare tutte le forze della persona al servizio del Regno. Ma chiede prima di tutto il dono del cuore. Desidera l’omaggio più intimo della persona e non soltanto doni esterni. Apprezza ogni servizio generoso, ma vuole impegnare in primo luogo il dono dell’anima nella preghiera. La priorità della contemplazione sull’azione non significa una superiorità riconosciuta a uno stato di vita su un altro, cioè una vita completamente dedicata alla contemplazione su una vita che comporterebbe un’attività apostolica o caritativa. Dobbiamo soltanto ritenere, a questo proposito, che Cristo ha unito, nel compimento della sua missione, contemplazione e azione. I due aspetti devono dunque essere salvaguardati. Il modo concreto di conciliare in una vita consacrata contemplazione e azione viene precisato secondo le regole determinate in comunità. Non è il problema di questa conciliazione nello stato di vita che viene esplicitamente trattato nell’episodio di Betania.
L’episodio risponde semplicemente alla domanda: quale accoglienza viene desiderata da Gesù quando si rende presente nel mondo o quando nel suo amore per noi vuole diventare nostro ospite? In una circostanza nella quale aveva posto in luce la generosità divina che non può resistere alle suppliche umane e che invita alla preghiera perseverante, Gesù aveva formulato un interrogativo che mostrava bene che cosa sperava di trovare nella sua venuta sulla terra: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Nel corso della vita pubblica, si è lamentato parecchie volte della mancanza di fede di quelli che imploravano il suo soccorso. I racconti evangelici riferiscono lo sviluppo della fede dei discepoli, sviluppo lento che progressivamente ha superato gli ostacoli e le esitazioni. Gesù stimolava questo sviluppo non solo con le parole che facevano riconoscere la sua identità di Figlio di Dio, ma con le numerose manifestazioni miracolose della sua onnipotenza nella guarigione delle malattie e infermità.
Il comportamento di Maria ha come prima caratteristica di essere un comportamento di fede. La fede in Cristo si esprime in un’adesione alla parola e alla persona di colui che ci rivela il mistero di Dio. Nell’incontro di Betania, Maria ha sentito vivamente l’attrazione della parola di Gesù e, attraverso essa, l’attrazione della sua persona. Desidera rimanere unita a questa persona, come all’assoluto della sua vita. Nel suo desiderio vuole approfondire il vincolo che la unisce a questo Maestro che s’impadronisce della sua esistenza per condurla più in alto.
Si tratta di un vincolo essenzialmente spirituale, che fa scoprire una verità più ampia. L’adesione alla persona di Cristo può essere definita adesione di fede, ma dando al vocabolo «fede» un significato ampio. Nella fede c’è un’affermazione di verità, verità rivelata. Cristo viene riconosciuto come Figlio di Dio, essendo Dio in quanto Figlio. Viene anche accolto come l’unico Salvatore, fonte di tutta la speranza dell’umanità. È questa speranza che animava Maria a Betania, quando si è seduta ai piedi di Gesù. Non aveva fatto studi di teologia e non conosceva i problemi che possono sorgere dalle ricerche di diverse religioni. Dai discepoli che avevano accolto il messaggio di Gesù e volevano diffonderlo nell’umanità, aveva ricevuto il tesoro essenziale della fede cristiana. Credeva in Gesù e aveva capito che nel suo insegnamento poteva trovare tutta la luce che aveva cercato fino a quel momento e che sarebbe stata preziosa per illuminare la propria vita e aiutarla a risolvere i problemi più fondamentali dell’esistenza.
L’arrivo di Gesù a Betania, visita del tutto occasionale, procurò a Maria la possibilità di avere un colloquio molto libero con il Maestro, che attirava molta gente e operava miracoli. Maria colse questa occasione e non volle perdere niente di ciò che le era offerto dalle circostanze. L’incontro di Maria con Gesù deve dunque essere ricollocato nel suo contesto se vogliamo capire meglio perché la sorella di Lazzaro manifestò una tale volontà di rimanere ai piedi di Gesù per ascoltare le sue parole, non lasciandosi disturbare dalle lagnanze di Marta. Dal colloquio si aspettava molto: sperava di ricevere luce per le scelte della propria vita. L’incontro con Gesù era un fatto eccezionale, che doveva essere pienamente sfruttato. Così dalla presenza di un Maestro che era a sua disposizione, Maria intendeva prendere e ricevere tutto ciò che poteva rendere migliore la sua vita. Gesù approvò espressamente questa scelta.
* Si tratta dell’ultimo testo scritto per la nostra rivista dall’Autore, morto lo scorso 18 aprile a Woluwe - St. Pierre, in Belgio.
© La Civiltà Cattolica 2008 II 534-545 quaderno 3792
http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=123773
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