domenica 21 dicembre 2008

NON ESISTE NESSUNA LEGGENDA ANTICA SUI MEROVINGI COME DISCENDENTI DI GESU' E MADDALENA

CENTRO CONTRO LE ERESIE SUL SANTO GRAAL

NON ESISTE NESSUNA LEGGENDA ANTICA SUI MEROVINGI COME DISCENDENTI DI GESU' E MADDALENA

Antares666 dice che esiste una leggenda antica che racconta che i Merovingi
discendono da M.Maddalena, ma da uteriori studi posiamo affermare che non è vero.
Infatti le leggende sulla Maddalena in Francia sono tardive, e comunque non accennno ai merovingi,
ma parlano di una santa ch visse in penitenza.

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S.M.MADDALENA-STORICAMENTE VISSE E MORI' AD EFESO
ANCORA ESISTE LA SUA TOMBA-S.GREGORIO DA TOURS LA VISITO' E SCRISSSE DI QUESTO.
S.Gregorio da Tours mort il 594 , viveva in Francia e frequentava la corte dei Franchi di cui scrisse libri,i Franchi sono i figli dei Merovingi,ora chi meglio di S.Gregorio da Tours, poteva saperre se S.M.Maddalena visse in Francia?
Le leggende delle S.Marie del mare non hanno nessun fondamento,sono tardive,inventate dai provenzali,dopo i presunti ritrovamenti dei resti di S.M.Maddalena,siccome da Efeso erea stata spostata a Costantinopoli e poi forse a Marsiglia, quando i crociati cercavano di salvare le relique dal saccheggio dei musulmani.
La "leggenda" dello sbarco nella Francia meridionale della Maddalena e di altre due Marie, episodio che avrebbe dato il nome al piccolo villaggio provenzale Les Saintes Maries de la Mer, cominciò invece a circolare nel IX secolo. Per motivi più prosaici che spirituali, i benedettini dell'Abbazia di Vézelay in Borgona iniziarono ad asserire di custodire il corpo della Santa, allo scopo di ravvivarne il culto e di promuovere così i pellegrinaggi. Nel 1265-67 i monaci nella basilica ormai ribattezzata col nome della Santa organizzarono l'ostensione e la traslazione dei presunti resti della Maddalena, facendo fiorire tutta una letteratura agiografica relativa alla Maddalena e al lancio del suo culto religioso in Francia e in Italia.

Ma di lei come sposa di Gesù nessun accenno venne mai fatto se non dalla fine dell'ottocento. "In pratica, nasce nella "controcultura" parigina di fine Ottocento formata da artisti contestatori, spesso impegnati nell'occultismo, che volevano scuotere le convenzioni. Per esempio, nel 1888 fu rappresentata a Parigi l'opera L'amante du Christ scritta da Darzens e l'amante era naturalmente la Maddalena".

"E' una figura chiave. La più vicina a Gesù. Dunque, "aggiustare" lo status della Maddalena significava, per riflesso, "aggiustare" anche la figura di Gesù. Nel 1896 fu pubblicato il Vangelo di Maria (Maddalena), un apocrifo importante che rafforzò il femminismo. Nei quadri, nei romanzi, la Maddalena divenne una femme fatale. Lawrence, autore de L'amante di Lady Chatterley, scrisse un racconto sulla Maddalena e Gesù intitolato Il risorto, pieno di doppi sensi."

Il Santo Graal come grembo della Maddalena è idea moderna con una precisa origine .Fu elaborata dalla più celebre società magica dei primi del Novecento, l'Alba Dorata, che aveva sedi a Parigi e Londra. Ben frequentata, molto chic, le sue dottrine s'ispiravano alla gnosi. Sosteneva che ogni aspetto maschile andava bilanciato con uno femminile, il "femminino sacro". Gli adepti inventarono meditazioni collegando la femminità al Graal dove appare un'Iside che dice "Io sono la coppa del Graal, io porto il sangue regale"."



L'interesse sulla Maddalena come sposa di Gesù viene quando è iniziata la caccia all'apocrifo più clamoroso, una caccia che ha costruito carriere importanti. Arrivò il Sessantotto, i Jesus Freaks, Jesus Christ Superstar. E nel 1970 due libri: Gesù era sposato? di Phipps, che coinvolgeva la Maddalena. E Il mortale segreto dei templari dell'occultista Ambelain per il quale la sposa di Gesù non era la Maddalena ma Salomé. E il matrimonio era conosciuto dai Templari. Ovviamente. Ambelain e Phipps ispirarono 25 anni fa Il Santo Graal di Baigent e soci…

La storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese che aveva recitato nello sceneggiato televisivo The Avengers (in Italia Agente speciale) negli anni 1960 con il nome di Henry Soskin, ed era poi diventato regista di documentari su soggetti misteriosi con il nome di Henry Lincoln. Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), una figura notissima di questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo legalmente sposato, e identificava questa «concubina» in Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gesù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.( Cesnur)

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NON ESISTE NESSUNA LEGGENDA ANTICA SUI MEROVINGI COME DISCENDENTI DI GESU' E MADDALENA

Il fatto che Gesù abbia avuto dei figli e si sia sposato non compare in nessun scritto medioevale in realtà, in qualsiasi dipinto raffigurante una donna con in braccio il figlio il bambino era sempre Gesù Cristo. La Bibbia non menziona mai il Graal, sono gli scrittori medioevali a creare la leggenda del Graal, secondo uno dei racconti medioevali esso contiene il sangue di Cristo. Secondo Lincoln e compagni il Graal non poteva che essere il ventre della moglie di Gesù, ritengono che sia Maria Maddalena che secondo una leggenda portò il Graal, il bambino, in Francia, in seguito una delle discendenti di Cristo sposò un re franco dando vita alla dinastia merovingia. Ancora questo grande segreto sarebbe stato protetto da una potente e oscura organizzazione: Il Priorato di Sion. Negli anni 70' Lincoln esamina alcuni documenti alla Bibliotheque National, la biblioteca nazionale francese, e trova dei dossier che presumibilmente dimostrano l'esistenza del Priorato, diventano noti come le Dossier secrets. Quando Lincoln li trovò erano in buono stato, riportavano tutta una genealogia dei merovingi, c'è una lista della confraternità di Sion, dei grandi maestri tra cui spiccano Leonardi da Vinci e Newton. E' evidente che sono dei falsi dovrebbero essere stati scritti con due macchine da scrivere diverse agli inizi degli anni 60'. Il priorato di Sion non è mai esistito, o meglio era stato creato da Pierre Plantard, ma il 7 maggio 1956, invece sia per Lincolm che per Dan Brown era nato nel 1099 e aveva un braccio armato addirittura: i templari. In realtà i templari nacquero a Gerusalemme per difendere i cristiani dagli islamici, per garantire i pellegrinaggi. Dall'inizio del XII secolo combattono nelle crociate per difendere la terra santa. Con il loro coraggio ottengono presto ammirazione e ricchezza e uccidendo per Cristo divengono una terribile macchina da guerra, combattevano audacemente ed erano temuti, quando arrivavano i mussulmani scappavano. Per molti secoli gli storici li hanno trascurati, così non essendo conosciuti erano un perfetto telaio per intesserci una storia. Così i templari vengono da Lincoln e Dan Brown considerati i guardiani del Graal.

Autori francesi come Franck Marie (1978), Jean-Luc Chaumeil (1979, 1984, 1992) e Pierre Jarnac (1985, 1988) non hanno mai preso sul serio Pierre Plantard e il Priorato di Sion, al contrario di Baigent, Lincoln e Leigh. Essi conclusero rapidamente che si trattava di una bufala, delineando i motivi del loro verdetto, e fornendo prove dettagliate che gli autori di Holy Blood non avevano riportato per esteso. Implicano inoltre che queste prove sono state ignorate da Baigent, Lincoln e Leigh allo scopo di sostenere la versione mitica della storia del Priorato, infatti Jean-Luc Chaumeil li aveva informati un anno prima della pubblicazione del loro libro della falsità di quei documenti. Scoprì come anche le pergamene erano state create, per autenticare la confraternita di Sion dovevano citarla nelle pergamene. Philippe de Chérisey, un marchese erudito, fu lui a creare le pergamene in accordo con Plantard, Jean-Luc Chaumeil trovò le pergamene originali con l'aggiunta importante che afferma che sono state scritte a mano da Philippe de Chérisey. D'altronde Jean-Luc Chaumeil ha trovato anche un documento di quaranta pagine una confessione di Philippe de Chérisey che spiega come hanno organizzato tutto. La confraternita di Sion esisteva ma fu fondata da Plantard e era composta da quattro o cinque membri. L'intero piano era stato architettato per rendere Plantard discendente al trono di Francia, per renderlo successore dei merovingi, Philippe de Chérisey lo aiutò per divertimento e Gerarde de Sedè lo aiutò con il suo libro, era tutta una burla creata ad arte.

Quando nel 1982 uscì il libro Il Santo Graal la burla iniziò a diventare seria, quello che interessava a Plantard era di risultare successore della dinastia merovingia, non di certo discendente di Cristo, fu così che disse che quel libro conteneva molte invenzioni, di cui la più grande è la discendenza di Cristo, affermando di non aver mai dichiarato di essere discendente di Cristo. Gerarde de Sedè scrisse un secondo libro in cui spiegava la burla da cui è nato tutto. D'altronde anche la storia della ricchezza del prete Bérenger Saunière di Rennes-le-Château, si scoprì derivante da altro, la risposta si trova nei diari del sacerdote esposti al museo di Rennes. Era diventato ricco vendendo indulgenze a ricchi nobili, la prova è nei suoi registri, ha venduto migliaia di indulgenze.

Nel 1989 Pierre Plantard cercò senza riuscirci di salvare la sua reputazione e il suo programma sostenendo che il Priorato di Sion era stato in realtà fondato nel 1681 a Rennes-le-Château. Nel settembre 1993, egli sostenne che Roger-Patrice Pelat era stato Grande Maestro del Priorato di Sion. Pelat era un amico dell'allora presidente francese François Mitterrand ed era al centro di uno scandalo che coinvolgeva il Primo Ministro francese Pierre Bérégovoy. Un tribunale francese ordinò una perquisizione nell'abitazione di Plantard, trovando molti documenti, inclusi alcuni che proclamavano Plantard come vero re di Francia. Sotto giuramento, Plantard ammise che aveva fabbricato tutto, compreso il coinvolgimento di Pelat con il Priorato di Sion. A Plantard venne ordinato di cessare e desistere da tutte le attività legate alla promozione del Priorato di Sion e visse lontano dai riflettori fino alla sua morte, avvenuta a Parigi il 3 febbraio 2000.http://www.cristiani.altervista.org/teologia/codice/introduzione.htm



http://groups.google.com/group/centro-contro-le-eresie-sul-santo-graal?hl=it

sabato 13 dicembre 2008

MADDALENA SUPERSTAR

RISCOPERTE Mentre esce un capolavoro sconosciuto del Seicento dedicato alla santa piu' scandalosa, Giovanni Pozzi ripercorre una leggenda sacra e profana
MADDALENA SUPERSTAR
Tre personaggi in uno: peccatrice, convertita, mistica

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ RISCOPERTE Mentre esce un capolavoro sconosciuto del Seicento dedicato alla santa piu' scandalosa, Giovanni Pozzi ripercorre una leggenda sacra e profana dal nostro inviato PAOLO DI STEFANO TITOLO: SUPERSTAR Tre personaggi in uno: peccatrice, convertita, mistica "Tutto comincio' dai Vangeli. Poi vennero le agiografie, i madrigali, i poemi barocchi e un curioso romanzo quello del nobile genovese Brignole Sale. Per narrare una vita prima libertina, poi casta, infine ascetica" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - NLUGANO obile per nascita, un' infanzia felice anche se vissuta severamente, poi la morte dei genitori. Maria Maddalena trascorre in liberta' gli "anni piu' bollenti". Una giovinezza in cui il mondo le appare "tutto latte, tutto miele, tutto delizie", una bellezza candida e splendente: i denti come perle, le labbra come rose, gli occhi come stelle o aurore, il "biondo crine". Il suo corpo e' una calamita capace di attrarre a se' i cuori. Una grazia che si confonde con la grazia di Venere. E "il fuoco della gioventu' " divampa impetuoso quando viene meno "la custodia d' una madre guardinga". Verra' il tempo del peccato e della lussuria sfrenata. Ma la sorella Marta la convincera' a conoscere "un giovane di belta' piu' che naturale". Quel giovane e' Gesu' di Nazareth. Ed ecco l' incontro, ecco la conversione: "Corsele per ogni vena un orror confuso di vergogna... senti' cadersi Maddalena rotto in mille pezzi l' antico cuore e crearsene un nuovo". Ma la leggenda continua, e racconta il pentimento pubblico di Maria Maddalena, che con le sue lacrime lavera' i piedi di Cristo, e li asciughera' con i lunghi capelli; Gesu' fara' risorgere suo fratello Lazzaro; lei lo accompagnera' ovunque, fino alla croce e dopo la morte Gesu' le annuncera' la sua resurrezione. Maddalena andra' predicando, sara' perseguitata dai giudei, viaggera' per mare e miracolosamente trovera' riparo presso Marsiglia. Li' comincia la sua vita eremitica, il digiuno, l' autofustigazione, l' estasi. Tutto questo ci viene narrato da un nobile genovese del Seicento, Anton Giulio Brignole Sale, in un libro considerato il capolavoro del romanzo religioso italiano: Maria Maddalena peccatrice e convertita. Scritto nel 1636, ci viene ora riproposto in una edizione a cura di Delia Eusebio nella collezione Pietro Bembo (Guanda, pagg. 541, lire 58.000) diretta da Dante Isella e Giovanni Pozzi. Prosimetrum, un' opera cioe' che alterna prosa e versi, il romanzo di Brignole Sale contiene e sviluppa tutti i motivi della leggenda di Maria Maddalena, forse la santa piu' scandalosa e piu' ambigua della storia del cristianesimo. Dipinta e glorificata da eserciti di artisti, fino a Rosai e De Chirico; cantata da eserciti di poeti, narrata da eserciti di scrittori fino al nostro secolo, compresa Marguerite Yourcenar. Persino messa in musica, per esempio da Claudio Monteverdi. Discussa in convegni, assunta a tema di mostre monografiche (si ricordera' quella di Palazzo Pitti a Firenze nell' 86). Soprattutto, Maria Maddalena viene frequentata dalla leggenda e dalla agiografia, dalla devozione e dal culto, ben prima che Martin Scorsese, nell' Ultima tentazione di Cristo, il film "blasfemo" del 1988, affidasse le sue spudorate sembianze a Barbara Hershey. "Me ne infischio, io, del Regno dei cieli! E' la terra che mi piace; voglio sposarmi, sposare Maddalena, e peggio per me se e' una prostituta, e' colpa mia se lo e' diventata, sono io che la salvero' ...", dira' Gesu' nel romanzo di Kazantzakis da cui Scorsese ha tratto il suo film. Per affrontare la complessita' di un personaggio che non finisce di eccitare la fantasia contemporanea, abbiamo incontrato Giovanni Pozzi, padre minore cappuccino, nato a Locarno nel 1923, allievo di Billanovich e di Contini, per tre decenni professore di Letteratura italiana all' Universita' svizzera di Friburgo, filologo e studioso della poesia barocca, in particolare di Giovan Battista Marino (sua e' l' edizione dell' Adone); indagatore, tra l' altro, dell' oratoria sacra, dei rapporti intimi tra parola e immagine nel Seicento, della "poesia per gioco", degli enigmi iconico poetici. La sua ultima raccolta di saggi, dopo La parola dipinta, si intitola Sull' orlo del visibile parlare (Adelphi). . Padre Pozzi, come si sviluppa l' immensa fortuna di Maria Maddalena? "La sua fortuna letteraria e artistica, che risale all' alto Medioevo e a ondate successive arriva fino a noi, va tenuta ben distinta rispetto alla fortuna devozionale e alla leggenda, anche se vi si collega per molti aspetti. Il personaggio di Maria Maddalena nasce dai Vangeli e sin dall' inizio si sviluppa in due direzioni: da una parte negli apocrifi, dall' altra negli gnostici. E' noto che la leggenda confonde tre Marie evangeliche: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni e che ha seguito il Cristo sul Calvario; Maria di Betania, che fu rimproverata dalla sorella Marta e difesa da Gesu' , ed e' la sorella di Lazzaro; e la generica convertita di cui parla Luca, che ottenne da Gesu' il perdono dei propri peccati. In Giovanni, Gesu' risorge a Maddalena, che diverra' la sua prima messaggera. Sono tutti episodi molto suggestivi che vengono fusi in un solo personaggio dalla leggenda". . Perche' questa fusione? "La sintesi si deve a Gregorio Magno e si impone in Occidente. Dal IX secolo, le "vite dei santi", che fioriscono con il rafforzarsi della devozione, divulgano la leggenda di una Maria Maddalena che unisce in se' le tre figure evangeliche. Ormai la filologia testamentaria e' favorevole alla distinzione. In Oriente i tre personaggi sono sempre rimasti separati". . Ma che cosa viene aggiunto dalla leggenda rispetto alle informazioni evangeliche? "La leggenda completa e ricostruisce le vicende della santa dopo l' ascensione di Cristo, per esempio il viaggio su una nave senza timone che si conclude per miracolo con l' approdo a Marsiglia. Poi, tutta la parte penitenziale, la vita eremitica nella grotta di Sainte Baume vicino a Marsiglia. Questo e' il risultato di un altro innesto, quello della leggenda di Maria Egiziaca, un personaggio inventato che non fa concorrenza a Maria Maddalena ma la completa". . Questo cumulo di personaggi in uno contribuisce all' ambiguita' di Maria Maddalena e alla possibilita' di raffigurazioni e di letture diverse... "Certo. Per esempio, prendiamo un fatto in fondo poco spettacolare ma molto significativo e di grande impatto: la Maria Maddalena che sta ai piedi della croce commette un' infrazione perche' ai piedi della croce dovrebbe stare un discepolo. Ma quell' infrazione Gesu' la approva e quell' episodio permettera' a Maria Maddalena di assumere un ruolo molto importante nella promozione della donna. Forse e' per questo che ha avuto tanta fortuna presso gli gnostici. Poi, e' chiaro che i diversi momenti storici mettono in evidenza un aspetto della santa e ne tengono in ombra altri". . In questo senso, allora, il romanzo di Brignole Sale si puo' considerare una "summa" dei motivi che accompagnano il personaggio di Maria Maddalena? "Dal punto di vista della vicenda, Brignole Sale non inventa assolutamente nulla. La vita di Maddalena e' quella data dall' agiografia. Brignole Sale ricama sui motivi, soprattutto sulla bellezza nei suoi vari aspetti, che e' il motivo segreto che percorre tutto il romanzo, cosi' come altre metafore: il fuoco, rappresentato prima dalle fiamme del desiderio e poi dal pallore della cenere; e poi l' acqua, il pianto, le lacrime. Questi motivi torneranno combinati in tutti i modi possibili. Il fatto piu' significativo e' che Brignole Sale adotta la forma romanzo, un genere di consumo ancora agli inizi, assumendo un argomento sacro che si presta bene alla rappresentazione della bellezza. Negli inserti poetici, che sono delle amplificazioni, Brignole Sale sviluppa le sue fantasie barocche. Va detto, tra l' altro, che l' autore scrisse questo libro prima della conversione, quindi ha molte venature libertine, e' un tipico impasto barocco di sacro e profano. Come la sua eroina, del resto: per questo piace tanto al gusto moderno". . Ma come si puo' consigliare la lettura di Brignole Sale al lettore moderno? "Consiglierei di leggere il romanzo a piccole porzioni, magari seguendo l' indice tematico (erano gli autori secenteschi stessi a compilare indici tematici per le loro opere), saltando qua e la' a seconda dei temi, che sono come lanterne magiche. La lingua e l' eccesso di metafore possono essere d' ostacolo a una lettura continuata. Sarebbe come mangiare un cibo con troppa salsa". . Dunque, e' la metamorfosi di Maria Maddalena a sollecitare diversi punti di vista. Puo' fare qualche esempio sul piano figurativo? "La rappresentazione iconografica della Maddalena viene da lontano: basti pensare alla pittura medievale. Il Beato Angelico la rappresenta attaccata ai piedi di Gesu' anche al momento della deposizione. Botticelli la ferma nell' attimo della conversione. Masaccio, nei primi del Quattrocento, la raffigura ai piedi della croce, in rosso, con lunghi capelli sciolti. Vincent Malo ce la fa vedere mentre lava i piedi al Cristo deposto. In pieno XV secolo, di solito abbiamo la figura di Maria Maddalena sola con un vaso di unguenti. Ovviamente, con una grande eccezione, quella di Donatello, straordinaria. Tra fine Quattro e inizio Cinquecento c' e' la cortigiana, elegante e con vesti sontuose, a volte discinta. Con Tiziano abbiamo la penitente nella grotta, ma il tema biblico e' un modo per evitare la censura di fronte alla nudita' : basti pensare a tutte le Susanne cinquecentesche al bagno. Sostituire Venere con una santa era un artificio per rispettare gli obblighi imposti dalla Chiesa. In altri casi, non c' e' nudo, come nei bellissimi dipinti di La Tour, per esempio quello con lo specchio. In Caravaggio trionfa l' estasi, cosi' come in Rubens. Le varianti sono moltissime: dalla rappresentazione erotica della peccatrice, a quella mistica e devozionale, a quella penitenziale, eccetera". . E la letteratura? "L' esplosione si ha nel Seicento, specialmente in Francia. Ricordo che in Francia nel Medioevo Maria Maddalena (le cui reliquie si conservano in tre luoghi: a Ve' zelay, a Marsiglia e a Efeso) viene assunta come rappresentante di un grande ordine monastico, quello di Cluny, e diventa la protettrice dell' eremitaggio. La sua importanza, in Francia, dura fino all' Ottocento, quando Maria Maddalena diventa la bandiera della restaurazione cattolica (penso, per esempio, al padre Lacordaire). Ma torniamo al barocco. L' autore piu' famoso che nel Seicento si occupa di Maddalena e' il provenzale Pierre de Saint Louis, il quale scrive un poema barocco straordinario che fu fonte di dileggio da parte della cultura francese, mal disposta verso il concettismo. Questo Pierre costruisce, attorno alla Maddalena, giochi incredibili, acrostici, anagrammi, metafore ardite. Poi c' e' una ricca serie di pezzi lirici, madrigali e sonetti: in Italia, Marino ne ha di bellissimi. Sarebbe inoltre straordinario raccogliere le prediche secentesche su Maria Maddalena come esempi della piu' incredibile eloquenza barocca". . Torniamo indietro, abbiamo dimenticato Aretino, che pure si interessa al personaggio. "Aretino, ovviamente, aveva i suoi buoni motivi per parlare di Maria Maddalena. Ma la assume come pendant dei personaggi piu' osceni, perche' gli serve giocare con la mistica". . E il Novecento? Testori, per esempio, fa un libro su Maddalena con proprie poesie accompagnate da molti quadri, soprattutto barocchi. "Lasciamo perdere Testori. Certo, poteva piacergli il personaggio di Maria Maddalena: ma i suoi ultimi testi sono le miscele disgustose di un dannunziano cattolico, piene di sporcizie. Crede di essere barocco, ma il barocco lombardo e' un' altra cosa".

Di Stefano Paolo


Pagina 23
(15 gennaio 1995) - Corriere della Sera



http://archiviostorico.corriere.it/1995/gennaio/15/MADDALENA_SUPERSTAR_co_0_950115699.shtml

SANTA MARIA MADDALENA

Il lungo viaggio della Maddalena
Autore: Riva, Sr. Maria Gloria Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it


Santa M.Maddalena
Si è fatto un gran parlare di lei fin dai primi secoli della cristianità. Già da IV secolo, presso i greci, come testimoniano le omelie di san Giovanni Crisostomo e di Gregorio di Nissa, era ricordata con le sante donne che al mattino di Pasqua, quand'era ancora buio, corsero al sepolcro con gli aromi per completare la sepoltura del Signore Gesù. La seconda domenica dopo Pasqua era detta, appunto, «domenica delle mirrofore». In Palestina, a Betania, si ritrovano tracce del culto a Maria sorella di Lazzaro, che san Leone Magno fu tra i primi ad identificare con Maria Maddalena. Due santuari dedicati particolarmente a questa santa si trovano ad Efeso e Costantinopoli. Efeso vantava di essere in possesso della tomba della Maddalena, deposta in una caverna. Così ne parla il Sinassario Costantinopolitano ponendo la grotta della sua sepoltura a Efeso e associandola alla grotta dove trovarono rifugio i sette dormienti: Massimiano, Malco, Marciano, Dionisio, Giovanni, Serapione e Costantino. Questi, come narra la leggenda, si addormentarono per 159 anni sfuggendo alla persecuzione di Decio. Fonte di questa leggenda, e di quella legata a santa Maria Maddalena, è il celebre testo di Jacopo a Varagine (o da Varazze), vescovo di Genova del XIII secolo dal titolo Legenda Aurea, in cui sono narrate vita e gesta di innumerevoli santi.

Alla vita della Maddalena così come la racconta Jacopo da Varazze è dedicata una vetrata della cattedrale di Charter, mentre un affresco di Giotto sintetizza mirabilmente tutta la vicenda.

Nel bel mezzo del mare minaccioso una piccola barca senza remi sembra abbandonata al capriccio delle onde. Se nonché, seguendo la direzione dello sguardo della Maddalena e di un altro dei sei personaggi a bordo, ci si accorge che una misteriosa provvidenza vigila sulla rotta di quella imbarcazione precaria. Due angeli sembrano trainare, con la forza della loro presenza, la barca verso il porto, del quale si distinguono bene il faro e l‘attracco.
Secondo la Legenda Aurea, dopo che i discepoli furono partiti per evangelizzare il mondo, la Maddalena, per ordine di Pietro, fu affidata alle cure di san Massimino, uno dei settanta discepoli del Signore. Avvenne però che, tanto san Massimino, che la Maddalena, il fratello Lazzaro, la sorella Marta, Marcella serva di Marta e Sardonio il cieco nato guarito da Gesù, furono catturati insieme ad altri cristiani e condannati a morte. I miscredenti caricarono la Maddalena e i suoi cinque compagni sopra una barchetta senza né remi né timone e li abbandonarono ai marosi affinché affogassero. Dio però, vegliava su di loro e per mano di angeli li condusse a Marsiglia. Qui la Maddalena conobbe il Principe del luogo il quale, per propiziarsi gli dei, stava sacrificando agli idoli chiedendo di guarire la moglie dalla sterilità. Maria Maddalena lo supplicò di non farlo e parlò al Principe e alla consorte di Cristo, il Signore dei signori e del Padre suo, Dio degli dei. Il Principe e la moglie si lasciarono convincere affascinati com‘erano dal parlare infuocato di quella straniera. Poco dopo la Principessa restò in cinta e decisero così di salpare da Marsiglia alla volta di Roma per incontrare l'apostolo Pietro del quale tanto aveva raccontato la Maddalena. Lungo il tragitto però il Bambino morì e con lui anche la Madre. Il Principe, per non abbandonare la moglie in pasto ai pesci del mare, lasciò il suo corpo inerte su una spiaggia e continuò il viaggio verso Roma. Qui narrò a Pietro dell‘accaduto, l‘incontro con Maria di Magdala e la sorte toccata alla giovane moglie e al figlioletto che portava in grembo. Pietro lo confortò e lo portò con sé a Gerusalemme facendogli conoscere tutti i luoghi dove era passato il Signore Gesù. Dopo due anni il Principe fece ritorno, ma giunto nei pressi della spiaggia dove aveva abbandonato il corpo della moglie, vide un bimbetto correre lungo il mare e gettare sassi verso la nave. Il Principe attraccò e, con grande stupore si accorse che era proprio suo figlio, il quale si nutriva al seno della madre, nonostante questa giacesse senza vita. Allora il Principe capì che quel miracolo glielo aveva ottenuto Maria Maddalena e come la invocò, attribuendole in segno di gratitudine la maternità di quel figlio, la moglie incominciò a respirare e a riprendere vita.
L'affresco di Giotto sintetizza tutta la vicenda immortalando il momento in cui il Principe attracca all‘isolotto e scorge il corpo incorrotto della moglie nel quale si scorge il viso di un Bimbo rifugiato nel manto materno.

Questi tratti, del tutto leggendari, si mescolano con una seconda leggenda legata alla dinastia dei merovingi, secondo la quale il capostipite, di nome Mervee, nacque da un atto di violenza del mostro marino Quintotauro nei confronti della madre di Mervee, appunto. L‘assonanza del nome Mervee con quello di Maria Magdala fece il resto: Mervee divenne figlio della donna di Palestina nato dalla sua relazione con Gesù. Il fortunoso viaggio fino a Marsiglia fece sì che proprio in Francia avesse origine la vera stirpe di Sangue reale (Sang Real da cui SanGraal...)

Il tema della relazione di Cristo con Maria di Magdala lo si deve a una lettura del tutto distorta dell‘apocrifo vangelo di Filippo. Questo Vangelo, nato circa duecento anni dopo i Vangeli canonici, è sorto in un contesto di sette gnostiche che vietavano il matrimonio, nutrendo grande disprezzo nei confronti della corporeità. Il testo completo è stato rinvenuto nel 1945 a Nag Hammadi, ma alcuni frammenti erano noti fin dall‘antichità.
Il Vangelo di Filippo così parla della Maddalena: “Tre donne camminavano sempre con il Signore: Maria sua madre, Maria la sorella di lei e la Maddalena, la quale è detta sua compagna. Maria, in realtà, è sorella, madre e coniuge di lui” (versetto 32).E ancora al versetto 55: “La Sofia detta sterile è la madre degli angeli; la compagna di Cristo è la Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciò più volte sulla bocca. Le altre donne, vedendo il suo amore per Maria, gli dissero: Perché ami lei più di noi tutte? Il Salvatore rispose loro: Come mai io non amo voi come lei?”
L‘antica Sofia, madre del mondo materiale (negli angeli si devono vedere i corpi celesti: pianeti costellazioni ecc.) è ormai sterile, al suo posto sta la vera Sofia, quella che esce dalla bocca del creatore ed è sposa dell‘anima di Cristo. Questa Sofia viene identificata con la Maddalena, la cui corporeità, come del resto quella di Cristo, è pura apparenza. Dalla corporeità - secondo il Vangelo di Filippo - è necessario, dunque, liberarsi ed entrare in un rapporto con Cristo del tutto spirituale, proprio come quello della Maddalena.
Da una lettura distorta di questo testo, ignara (o volutamente incurante) di certe teorie gnostiche, è nata la leggenda della relazione tra Cristo e la Maddalena che avrebbe generato la vera stirpe cristiana. Tracce del culto gnostico della Maddalena si possono ritrovare nelle basiliche paleocristiane di Cimatile (Otranto).

Se la Legenda Aurea, come altri testi spirituali quali quello del IX secolo di Rabano Mauro, arcivescovo di Magonza, hanno influenzato l'iconografia di Maria di Magdala, la lettura distorta del Vangelo di Filippo (e la sovrapposizione a questo di altri testi leggendari) ha avuto molta fortuna producendo una ricca letteratura, compreso il purtroppo celebre romanzo su un presunto codice da Vinci.
http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=243&id_n=9387

mercoledì 23 luglio 2008

MARIA MADDALENA-CODICE DA VINCI-VOYAGER

MARIA MADDALENA




MARIA MADDALENA

E' possibile che Gesù fosse sposato? E' possibile che abbia avuto un figlio? E' possibile che la sposa fosse Maria Maddalena e che sia fuggita dalla Palestina per approdare qui, in Terra di Francia dove avrebbe dato vita alla stirpe dei Figli di Gesù?

Queste domande incredibili – quasi blasfeme - avrebbero tutte una risposta affermativa secondo Dan Brown. Ma le cose non stanno così. Ci sono molti misteri che circondano questi interrogativi: dobbiamo fare luce su una delle teorie più controverse e provocatorie degli ultimi anni. Partiamo da un luogo che conosciamo molto bene: Rennes le Chateau. Rennes Le Chateau, un apparentemente anonimo paesino nel sud della Francia. Eppure su questo paesino si sono scritte letteralmente migliaia e migliaia di pagine. Ma cosa lega questo luogo a Maria Maddalena e al leggendario Graal?

"Santo Graal deriva dalla parola San Greal. Sangreal, a sua volta deriverebbe da Sang Real: cioè Sangue Reale". Il sangue Reale, secondo il Codice Da Vinci, altro non sarebbe la discendenza scaturita dall'unione tra Gesù Cristo e Maria Maddalena. I due sarebbero stati infatti marito e moglie. Dopo la crocifissione Maria Maddalena sarebbe fuggita in Francia con i figli nati dalla loro relazione. La discendenza di Gesù, il Sangue Reale appunto, sarebbe poi confluita in alcune dinastie Francesi, come i Merovingi. Gli ultimi discendenti del Sangue Reale sarebbero vivi ancor oggi, protetti dalla fantomatica setta del Priorato di Sion.

Capirete quanto queste affermazioni abbiano suscitato scandalo... Dan Brown naturalmente presenta tutto come opera di fantasia. Ma ciò non toglie che alcuni passaggi del libro sembrano affermazioni storiche, e come tali sono state prese da moltissimi lettori. Sembra giusto cercare di ristabilire un minimo di verità. Innanzitutto cerchiamo di capire da dove lo scrittore americano ha tratto le sue informazioni.

Lo scrittore Laurence Gardner ha ricostruito la genealogia del Sangue Reale. L'albero genealogico comincia con il Davide, primo Re d'Israele, passa per Gesù Cristo, e annovera figure leggendarie come Re Artù o storiche come il merovingio Clodoveo, re di Francia. Ma probabilmente i libri su cui più si è basato Dan Brown sono quelli scritti dagli inglesi Baigent, Leight e Henry Lincoln. Furono i tre inglesi a suggerire elaborare il mito del Santo Graal-Sangue Reale. La loro teoria partiva proprio da qui. Da Rennes Le Chateau, dove alla fine del 1800, il locale parroco, l'abate Berenger Saunieré scoprì qualcosa durante i lavori di scavo dell'altare: qualcosa di talmente importante da farlo diventare immediatamente ricco e famoso.

Che cosa aveva scoperto l'abate Sauniere? Secondo Baigent, Leight e Lincoln si trattava del sepolcro della stessa Maddalena, corredato dai documenti e alle prove della sua sacra discendenza. A riprova di ciò gli inglesi citarono una serie di indizi...

L'ingresso della chiesa di Rennes Le Chateau è sormontato da una statua della Maddalena sotto cui troneggia l'inquietante scritta.

"Terribilis est locus iste" (Questo è un luogo terribile).

Nel mosaico dell'Ultima Cena è raffigurata una donna, la Maddalena, ai piedi del Cristo, con una coppa in mano. Un episodio non presente nella Bibbia. Le iniziali dei nomi dei santi raffigurati dalle statue collocate nella Chiesa formerebbero il nome di GRAAL. E unendoli si forma una M.

E alla Maddalena è dedicato uno dei nuovi edifici costruiti da Sauniere intorno all'abbazia, la Torre Magdala.

Curiosamente Dan Brown non accenna mai direttamente a Rennes Le Chateau, nonostante uno dei protagonisti del suo racconti si chiami proprio Sauniere, come l'abate di Rennes. E non solo: un altro protagonista del libro è Sir Teabing, un professore esperto di graal. Il suo nome è l'esatto anagramma di Baigent. La Maddalena è spesso conosciuta come la prostituta che asciugò lavandoli con i capelli i piedi di Gesù. Ebbene se è questo che pensate avrete una sorpresa...

L'accostamento tra Maria Magdalena e la prostituta redenta risale a circa 500 anni dopo gli eventi narrati nei Vangeli. Nel 591, basandosi su alcune tradizioni orientali, il Papa Gregorio Magno, in un suo sermone, identificò la peccatrice citata da Luca con Maria Maddalena. Ma in realtà questa identificazione non trova alcun riscontro nei Vangeli. Nel 1969 il Vaticano riconobbe ufficialmente l'errore di Gregorio Magno. Effettivamente nel Nuovo Testamento la Maddalena viene nominata solo dodici volte e tutte riguardano i momenti della crocifissione e della resurezione tranne una. In Luca viene infatti raccontato che Gesù scacciò sette demoni dal suo corpo.

Le apparizioni della Maddalena sono poche ma molto significative. È l'unica donna dei Vangeli che viene identificata con una località (la città di Magdala) e non come moglie, sorella o madre di un uomo. Sembra una donna economicamente indipendente ed in grado di contribuire alla causa di Gesù e dei discepoli. Ma soprattutto è a fianco del Cristo nei momenti più fondamentali della sua storia. Assiste sotto la croce alla morte di Gesù ed è al sepolcro dove ne scopre la resurrezione. A lei Gesù risorto compare per la prima volta ed è lei ad annunciare lo straordinario evento agli increduli apostoli.

Nel Codice da Vinci si citano inoppugnabili prove storiche della relazione coniugale tra Maria Maddalena e Gesù. Ma alla fine di queste supposte prove ne vengono presentate solo due. La prima è che un ebreo all'epoca non poteva non essere sposato.

"Gesù era ebreo. Secondo i costumi ebraici il celibato era condannato. Se Gesù non fosse stato sposato, almeno uno dei Vangeli della Bibbia avrebbe accennato alla cosa e avrebbe fornito una spiegazione di quella innaturale condizione di celibato"

La seconda è un passo di un Vangelo apocrifo, quello di Filippo, che alcuni traducono così...

"E la compagna del Salvatore è Maria Maddalena. Cristo la amava più di tutti gli altri discepoli e soleva spesso baciarla sulla bocca"

Insomma nessuna fonte del Nuovo Testamento, e neanche i Vangeli apocrifi, parlano di un Gesù sposato. Ma forse quello che conta più di tutte è la stessa opinione di Gesù in materia...

Nel discorso ai Sadducei, contenuto nel Vangelo di Marco, Gesù dice che con la venuta del regno dei cieli uomini e donne "non prenderanno né moglie, né marito, ma saranno come angeli". Siccome Gesù predicava che gli ideali del Regno dei Cieli fossero da mettere in pratica già in questa vita, tutto lascia ritenere che anche egli praticasse uno stile di vita ascetico e casto.

Eppure almeno un legame tra Maria Maddalena e questi luoghi esiste. L'arrivo in Francia, allora si chiamava Gallia, di Maria Maddalena e altri discepoli di Cristo è effettivamente riportato da alcune leggende locali.

Un piccolo villaggio di pescatori, Saintes Maries de la Mer, conserva ancor oggi le tracce del passaggio di Maria Maddalena. Secondo la leggenda Maria Maddalena sarebbe sbarcata qui nel 40 dopo Cristo. Insieme a lei Maria di Cleofa, sorella della Vergine, e Maria madre degli apostoli Giacomo e Giovanni. Lo sbarco "delle tre Marie" è testimoniato dallo stesso nome del villaggio: Saintes Maries de la Mer letteralmente le Sante Marie venute dal Mare. La Maddalena avrebbe vissuto in eremitaggio in una grotta fino alla sua morte. Quelli che alcuni considerano i suoi resti sono tutt'oggi conservati nella abbazia di Saint Maximin La Sainte Baume.

La leggenda di una Maria Maddalena fuggita in Francia quindi esiste veramente. Ma è bene ricordare che in ogni caso la tradizione descrive una Maria Maddalena eremita e non si parla mai di figli. Saint Maximin del resto non è l'unico luogo dove si conservano reliquie della Maddalena.

I resti mortali della Maddalena sarebbero stati conservati anche a Senigalia, vicino Ancona, nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma e nella chiesa di San Lazzaro a Costantinopoli, l'odierna Istanbul. Non solo: ad Abbeville, in Francia, era conservato un cranio. Ad Aix-en-Provence una mascella. A Colonia si trovavano due braccia e nella Cattedrale di Exeter un dito. Tutto ciò ci fa capire la popolarità della Maddalena ma anche l’ossessione tutta medievale per reliquie e pellegrinaggi. Speriamo di aver sfatato alcuni riguardo a Maria Maddalena… La Maddalena non era una prostituta e non era la sposa di Cristo. Adesso però dobbiamo andare a Parigi verso l'ultima rivelazione. Abbiamo detto che Dan Brown, nel Codice da Vinci, ci spiega che cos’è il Graal, cioè la stessa persona di Maria Maddalena. Ma non solo: ci racconta anche dove il Graal sarebbe attualmente sepolto.

E' venuto quindi il momento di recarci in questo luogo. Prima dobbiamo fare una tappa interessante. Abbiamo detto che nel Codice si sostiene il legame tra la discendenza di Maria Maddalena e i Merovingi. Bene, siamo andati a Parigi, nella cripta della Cattedrale di Saint Denis, dove sono le tombe dei Re Merovingi.

Ma quello che adesso ci interessa avveniva qui sopra... nella navata della Cattedrale. In questo luogo per secoli avvenne una cerimonia molto particolare. Una cerimonia pubblicamente officiata dai Re di Francia, successori dei Merovingi di fronte a folle immense.

La scrofolosi era una malattia della pelle in passato molto diffusa. Il Re toccava i malati sulle guance piagate e molti dei malati guarivano in maniera apparentemente miracolosa. Già all'epoca in molti dubitavano del potere miracoloso dei Re Francesi. Per spiegare quanto avveniva si ricorreva allora alle soluzioni più fantasiose. Per esempio che il Re avesse spalmato sulle mani un potente unguento medicinale. Ma in realtà non c’era nulla da spiegare, perché nonostante le molte migliaia di “guariti”, in realtà non avveniva nessuna guarigione. Come spiegò un grande storico March Bloch, i malati guarivano per quello che ora chiameremo effetto placebo o semplicemente perché non erano malati di scrofole ma di una normale acne.

Ma com'è possibile che i Re Francesi, cristiani e cattolica, potessero permettersi il lusso di praticare miracoli, come se avessero dei poteri divini?

Forse esistevano ragioni molto più terrene per improvvisarsi taumaturghi. Marc Bloch notò che più il potere del monarca era debole e insicuro più questo si metteva ad accogliere e a guarire frotte di scrofolosi. I Merovingi erano la prima dinastia regale dei Franchi, un popolo da poco cristianizzato. Sicuramente il loro potere era fragile e perciò la tradizione taumaturgica potrebbe essere cominciata proprio con loro. Ma si trattava di uno stratagemma per rinforzare il loro prestigio tra una popolazione ancora legata al mito pagano di un re-divino, e non certo il frutto di una improbabile relazione con i discendenti di Gesù Cristo e Maria Maddalena.

Ma ora, mentre ci rechiamo nel luogo dove è conservato il Graal, torniamo a Maria Maddalena. Tutta la questione del ruolo di Maria Maddalena nei Vangeli sottintende la questione più generale del ruolo delle donne nella Chiesa. La posizione delle donne ai tempi di Cristo era in qualche modo più importante di quella accordata loro nei secoli successivi dalla chiesa? E' una domanda di grande attualità che forse appartiene più alla politica che alla Storia o all'Archeologia. Non tutti sanno che di fronte alla piramide del Louvre, esiste un'altra piramide, ma invertita. Cioè con la punta rivolta verso il basso.

Questo sotterraneo era soprattutto noto come centro commerciale e di ristoro... Fino a Dan Brown. Dopo Dan Brown questa piccola piramide è diventato uno il punto più fotografato di tutto il Louvre. Qui sotto riposerebbe il corpo di Maria Maddalena, in una tomba segretamente fatta costruire del presidente francese, Francois Mitterand, frequentatore di circoli occulti. Il potere della letteratura. Probabilmente questo triangolo finisce a pochi centimetri dal pavimento. Ma almeno in questo caso possiamo apprezzare il volo di fantasia di Dan Brown. Qui l'opera di fantasia è evidente e non ci sono ambiguità. Cosa che forse avremmo voluto anche per altre parti del Romanzo.


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giovedì 17 gennaio 2008

PER COLPA DI TUTTI QUESTI ROMANZI E FILMS FALSI E BLASFEMI LA GENTE FA CONFUSIONE SU TUTTO IL CRISTIANESIMO COMPRESA S.M.MADDALENA

Le due Maddalene
Da: anti(at)tini.it (Antitroll)
Gruppi: it.cultura.religioni
Organizzazione: http://www.newsland.it/
Data: Sep 25 2007 12:06:55

Il seguente messaggio è stato da me postato un paio di anni fa su di un
altro forum.

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In un precedente post ho affermato che Mariamne di Magdala fu la madre di
Gesù e che sposò (in seconde nozze) Giovanni il Battista. Molti tra coloro
che hanno letto questo post probabilmente hanno sorriso, pensando ad uno
dei tanti "scoop" che appaiono nei forum e che si vogliono far passare per
mere fantasie. A volte è così, ma non sempre. Con l'"affair" Il Codice da
Vinci sono apparse le più strane ed a volte le più sconcertanti fantasie
in merito all'argomento; del resto prevedibili per una vicenda che, grazie
soprattutto al Vaticano, è diventata argomento di discussione in molti e
variegati ambienti.

Ovviamente gli "scagnozzi" e i vari pasdaran dislocati da clero per
disinformare e mascherare quanto emergerva in internet e nei canali
mediatici, sia pubblici che privati, non prendevano di mira solo le mere
fantasie, ma anche e soprattutto ciò che fantasie non erano! Così, è molto
probabile che tra coloro che hanno letto i miei post ci siano stati anche
di quelli che hanno aggrottato la fronte: testimoni "informati" dei
fatti!....

Tornando al discorso di Mariamne e di Giovanni, ci sono, come è stato
detto, documenti cristiani in lingua copta del III secolo in cui è
affermato esplicitamente che Maria Maddalena era la madre di Gesù. Per
coloro che non avessero letto tutti i miei post, giova ribadire che vi
furono DUE Maddalene, per cui l'affermazione secondo la quale Maria
Maddalena (Mariamne di Magdala) fosse la madre di Gesù non è
inconciliabile con l'affermazione, divenuta oggetto di polemiche in tutto
il mondo, grazie a Dan Brown, secondo la quale Maria Maddalena (Maria
Elena Salome di Magdala) fosse la moglie di Gesù!

Secondo il clero falsario, l'espressione "di Magdala" vorrebbe
sottintendere il concetto "proveniente da Magdala": una presunta località
nei pressi del lago di Tiberiade. Oggi, in effetti, tale nome appare nelle
mappe geografiche, ma questo è dovuto alla sconcertante attività falsaria
del clero, la quale non si è limitata alle sole testimonianze letterarie,
ma ha coinvolto anche la geografia e l'archeologia, oltre che la storia!
Sino al IV secolo, infatti, la località "Magdala" era sconosciuta e per
gettare fumo negli occhi degli ignari pellegrini che si recavano in visita
in Terrasanta (fenomeno che ebbe origine proprio in quel secolo, sulla
scia dei viaggi compiuti da Elena, la madre di Costantino, in
Medioriente), vennero ribattezzate con tale nome due località: Magadan
(citata anche nei vangeli e NON indicata come località di provenienza
della Maddalena), per chi sosteneva che tale sito si trovasse ad est del
lago di Tiberiade; Dalmanutha, per chi sostesteneva invece che si trovasse
ad ovest. Ovviamente, nella realtà le cose non stavano affatto così e "di
Magdala" voleva dire ben altro che proveniente da una località chiamata
Magdala!!..

Tuttavia, per il nostro scopo possiamo anche accettare che la verità fosse
quella sbandierata dal clero falsario. A questo punto la domanda: se due
donne, chiamate entrambe Maria, provenivano dalla stessa località chiamata
Magdala, cosa ci può essere di strano se entrambe fossero state indicate
come Maria di Magdala o Maria Maddalena?...Da tenere presente, tuttavia,
che solo una si chiamava Maria, mentre l'altra, la madre di Gesù, si
chiamava in realtà Mariamne. L'altra "Maria di Magdala" si chiamava Maria
Salome, detta Elena, detta Sara. E' tuttavia probabile che la donna si
chiamasse semplicemente Salome (come appare nel vangelo di Tomaso, loghion
61) e che "Maria" venne aggiunto dai falsari per creare la necessaria
ambiguità, atta a permettere loro di fondere i due personaggi in un solo
carattere.

Al fine di portare testimonianza concreta a quanto sopra affermato,
vediamo questo stralcio di articolo di mons. G. Ravasi, uno dei più
"ferrati" esegeti secondo la stima degli ambienti confessionali e laici,
apparso sul quotidiano Il Corriere della Sera di qualche tempo fa:

"..Ora, questo stesso gesto verrà ripetuto nei confronti di Gesù da
un’altra Maria, la sorella di Marta e Lazzaro (Giovanni 12,1-8). E,
così, si consumerà un ulteriore equivoco per Maria di Magdala, confusa da
alcune tradizioni popolari con Maria di Betania, dopo essere stata confusa
con la prostituta di Galilea. Ma non era ancora finita la deformazione del
volto di questa donna. Alcuni testi apocrifi cristiani composti in Egitto
attorno al III secolo, identificano Maria di Magdala persino con Maria, la
madre di Gesù! E lentamente la sua trasformazione è tale che essa diventa
un simbolo, ossia un’immagine della sapienza divina che esce dalla
bocca di Cristo.
È per questo — e non per maliziose allusioni a cui saremmo tentati
di credere a una lettura superficiale — che il Vangelo apocrifo di
Filippo dice che Gesù «amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava
sulla bocca»."

Il testo sopra è tratto dalla seguente pagina WEB:
http://www.santamelania.it/approf/2005/saggi/ravasi01.htm
Tuttavia è possibile trovarlo anche in altre, tramite un apposito motore
di ricerca.
Da notare che mons. Ravasi parla di "apocrifi cristiani" e non gnostici!

Nella letteratura mandaica ed in quella rabbinica (Talmud e Toldoth Yeshu)
ci sono precise indicazioni secondo le quali Mariamne di Magdala fu la
madre di Gesù e questo non fa che confermare quanto riportato dagli
apocrifi copti e che tanto ha fatto "arrabbiare" mons. Ravasi e tanti come
lui che hanno qualche "risentimento" verso Dio, che ha fatto riaffiorare
verità che si pensava ormai sepolte per sempre nelle "sabbie" della
storia! Ma queste sabbie, nella fattispecie quelle dei deserti egiziani,
hanno invece conservato "impunemente" tali verità, per mettere alla
"prova" il santo clero!

Chiarito quanto sopra, rimane da dimostrare l'affermazione secondo la
quale Mariamne fu la moglie (in seconde nozze, come è stato già detto) di
Giovanni il Battista. Nella letteratura dei Mandei sia Mariamne che
Giovanni il Battista appaiono come figure centrali, carismatiche del culto
di questa setta. Addirittura la tradizione mandaica vorrebbe che a
fondarla fosse stata la stessa Mariamne. Tuttavia, la figura più
carismatica della setta dei Mandei è di gran lunga quella di Giovanni il
Battista.

L'equivoco sul fatto che i mandei ritengono che Maria (Mariamne: vedi
Ippolito - Naasseni) sia stata la fondatrice della setta dei Nasurei (gli
antenati palestinesi dei Mandei), nasce dal fatto che dopo l'uccisione di
Giovanni, Maria ed il figlio Giacomo il minore (fratellastro di Gesù e
figlio di Giovanni il Battista) furono le figure principali e guide di
tale setta. In realtà la setta dei Nasurei è antecedente allo stesso
Giovanni il Battista e, con molte probabilità, potrebbe essere nata
durante il periodo della dominazione ellenica sulla Palestina.

Anche il padre di Giovanni, Zaccaria, fu sicuramente un Nasureo (o
nazareno gnostico). Ciò lo si intuisce dal fatto che i Nasurei furono
degli "esseno-pitagorici", come ricordato anche da Giuseppe Flavio (il
quale aggiunge anche che questi esseni erano particolarmente stimati da
Erode il Grande). Come si sa, un aspetto peculiare della scuola pitagorica
era rappresentato dal fatto che gli adepti novizi dovevano osservare un
periodo di assoluto silenzio, il quale poteva andare dai 3 sino ai 5 anni.
Nel vangelo di Luca, infatti, è riportato che Zaccaria "divenne" muto!

dal vangelo di Luca:

[20] «Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui
queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali
si adempiranno a loro tempo».

Il "giorno in cui le cose avverranno" era, all'atto pratico, la fine del
periodo di totale silenzio imposto agli adepti della setta pitagorica.
Ovviamente, la seconda parte del passaggio venne aggiunta dai falsari, al
fine di mistificare il tutto e mascherare la verità che si celava dietro
la vicenda.

Nella letteratura rabbinica del Talmud è riportato che il padre naturale
di Gesù fosse stato un certo "Pandera". Il filosofo Celso, che nella
seconda metà del II secolo scrisse "Del Discorso Veritiero", per confutare
tutti gli inganni del clero cristiano di allora, ci dice nella sua opera
che Gesù fu il figlio naturale di un soldato romano di nome Panthera (o
soprannominato così). Scoperto l'inganno, il marito scacciò di casa
Mariamne. Dal momento che nell'opera di alcuni padri e dottori della
Chiesa troviamo il nome "Pandera" addirittura nella genealogia di Gesù, è
evidente che l'aspetto legato a questo nome, sia che si fosse trattato di
un soldato romano che di un giudeo, era ben conosciuto nell'antichità! Non
c'è alcun dubbio che l'intenzione di chi inserì tale nome nella genealogia
di Gesù, fu per obnubilare la "strana" parentela (di cui si "vociferava")
tra questo personaggio e lo stesso Gesù!

Una variante a quanto compare nel Talmud la troviamo nell'altro lavoro
rabbinico chiamato "Toldoth Yeshu" (storie di Gesù). Qui troviamo, a
differenza di quanto compare nei testi canonici, che il marito di Maria
(Mariamne) non fu Giuseppe ma GIOVANNI. Lo "scellerato" Giuseppe Pandera,
bello ed affascinante come un "guerriero" (descrizione esplicita che ci
riporta al soldato romano citato da Celso) carpì la buona fede di Maria ed
ebbe dei rapporti con lei. Il marito Giovanni, quando lo seppe dalla
stessa Maria, l'abbandonò e parti per andarsene per sempre in Babilonia.
Nella realtà dei fatti, fu Mariamne ad abbandonare il marito, che
all'epoca NON era Giovanni, per seguire l'uomo di cui si era perdutamente
innamorata (ricordiamoci di quanto è riportato nei vangeli canonici, in
merito alla figura della peccatrice: "..ella ha molto peccato perchè ha
molto amato!"). Non a caso nel Talmud troviamo che i giudei contemporanei
di Maria la chiamarono "STADA"! (contratto della locuzione ebraica
"stah-tah-dah": colei che ha abbandonato il marito). In Giuseppe Flavio si
parla invece di un "divorzio"..

Qui troviamo, dunque, che un "certo" Giovanni fu il marito di
Maria/Mariamne. Molto importante è la citazione relativa alla partenza
verso la Mesopotamia. In realtà non fu Giovanni ad andare in Mesopotamia
(anche perchè egli finì decapitato in Palestina!) ma la sua setta, la
quale più tardi verrà chiamata "setta dei Sabei/Mandei".

Da notare l'estrema importanza che riveste l'informazione "criptica"
contenuta in questo passaggio delle Toldoth. In pratica, l'autore (o gli
autori) ci ha voluto dare con esso ben tre distinte informazioni: la
prima, che un "certo" Giovanni fu il marito di Mariamne; la seconda, che
Giuseppe NON fu il marito di Maria, come affermato falsamente nei vangeli
(infatti si trattò del padre!!); la terza, che un "certo" personaggio,
noto come Pandera e bello come un "guerriero", fu il padre naturale di
Gesù (e del suo gemello Giuda Tomaso).

Ma la prova decisiva che Mariamne di Magdala, madre di Gesù, sposò
Giovanni, ci viene dall'arcivescovo Jacopo da Varazze, il quale lo affermò
nel suo lavoro "La Leggenda Aurea". Vediamo, nell'estratto di cui sotto,
ciò che esattamente egli scrisse in merito:

«Maria Maddalena prende il nome da Magdalo, un castello; nacque da nobile
lignaggio e da genitori di sangue reale..... Alcuni dicono che Maria
Maddalena fosse sposata con San Giovanni; quando Cristo lo chiamò dal
matrimonio e quando egli fu chiamato via da lei, ella si indignò per
l'abbandono di suo marito e si diede ad ogni tipo di lussuria. Ma poiché
non era giusto che la chiamata di San Giovanni fosse occasione per lei di
dannazione, nostro Signore la convertì ...»

Qui Jacopo lascia intendere che si sia trattato di Giovanni "evangelista
ed apostolo". Tuttavia la cosa è altamente improbabile, dal momento che
tale Giovanni fu il secondogenito di Gesù e quindi il NIPOTE di questa
Maria Maddalena!

Naturalmente Jacopo da Varazze (vissuto nel XIII secolo) non fu il primo a
parlare della Maddalena e del suo trasferimento in Gallia. Le notizie più
antiche di cui si dispone provengono dal lavoro del vescovo di Magonza
Raban Maar, vissuto nell'VIII-IX secolo, intitolato "La vita di Maria
Maddalena". Inoltre, sembra, che presso una biblioteca di Parigi siano
conservati manoscritti risalenti addirittura al VI secolo, in cui si parla
del viaggio della Maddalena nella Gallia meridionale (l'odierna
Provenza-Linguadoca). Alcuni studiosi ritengono che lo stesso Raban Maar
si sia ispirato a tali scritti.

Da tenere presente che, secondo le cronache falsarie, Ireneo (nativo di
Smirne, in Asia minore) venne mandato a Lyone (in Gallia) per
"evangelizzare" i pagani "gallici". In realtà, lo scopo principale fu
quello di contrastare la predicazione di un "certo" gnostico di nome Marco
(da ricordare che Giovanni era anche chiamato "Giovanni Marco"), che
parlava di Gesù come di Chresto e NON di Christo! Il suo messaggio penetrò
a tal punto nell'immaginario comune del tempo, che ancora oggi in Francia
i cristiani sono appellati "crestiani"! (chrètien è il contratto di
"chrestien", cioè "crestiano"). Ovviamente, Ireneo non doveva contrastare
la predicazione di Marco, il quale sicuramente era morto già da un bel
pezzo prima di lui (e NON in Gallia!), ma quella dei suoi seguaci.
Probabilmente i famosi "martiri" di Lyone non furono altro che i
discendenti dei seguaci del predicatore gnostico Marco: vale a dire dei
CHRESTIANI, i quali, come gli altri gnostici delle provincie romane
dell'Asia minore, erano fortemente invisi al mondo cattolico: diretta
espressione del potere imperiale-senatoriale dell'epoca!

Inutile dire che le narrazioni di cui sopra furono fieramente osteggiate
dalla Chiesa di Roma: esattamente come oggi si tenta di osteggiare il
lavoro di Dan Brown! Del resto, non è difficile capire i motivi di tanto
ostracismo. La narrazione di Jacopo da Varazze, infatti, contiene tre
punti cruciali circa la figura della madre di Gesù e che il clero ha
sempre cercato di mantenere disperatamente nascosti, non disdegnando di
ricorrere a qualsiasi misura (anche cruenta) pur di riuscirci. Questi
punti cardine sono: l'origine NOBILE di Maria, il suo matrimonio (in
seconde nozze) con Giovanni e la sua "deviazione" morale, così come
accennata da Jacopo: "..e si diede ad ogni tipo di lussuria". Nel Talmud
leggiamo che la madre di Gesù, "discendente di principi e governanti", si
diede alla prostituzione con dei 'carpentieri'. (falegnami).

Quest'ultimo indizio, ricorrente anche nei vangeli canonici, per ciò che
concerne la figura di Giuseppe presunto "sposo" di Maria Vergine (in
realtà il padre), sta probabilmente ad indicare l'attività imprenditoriale
dell'uomo con cui Maria Vergine fuggì da Gerusalemme (dal Rotolo di Safed
si ricava, per induzione, il suo nome: Halachmee). Secondo Giustino
Martire, il falegname "Giuseppe" era tutt'altro che un umile falegname, ma
aveva una impresa di costruzioni con molti operai alle sue dipendenze, ed
aggiunge che egli costruiva case di legno presso la costa del lago di
Tiberiade. Con molta probabilità si trattò invece di un costruttore di
navi e la costa non fu quella del lago di Tiberiade ma del mar
Mediterraneo.

Sebbene parecchie citazioni di antichi padri, di minore importanza,
indicano in Maria la figura di un personaggio di nobili origini e
svolgente anche il ruolo di sacerdotessa, tuttavia la voce "ufficiale" del
clero falsario preferì non servirsi di tali testimonianze, le quali, come
si intuirebbe, avrebbero dato maggior risalto alla figura della madre di
Gesù, e decisero di "scindere" tale figura in quella di Maria "Vergine" e
della peccatrice Maria Maddalena! (di nobili origini, nonchè sacerdotessa!)


Elio
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"..la fede in Dio non aggiunge nè toglie nulla
alla dignità raziocinante degli uomini; la fede
nelle religioni li riporta al loro stato primordiale,
quando l'uomo era appena uscito dalla sua
primitiva condizione bestiale per evolversi sino
alla stato attuale delle sue conoscenze."

mercoledì 16 gennaio 2008

IL TESTO DELLA CONMEDIA BLASFEMA:"L'ANGELO DI DIO" DI M.BAGNARA

COMEDIA DI M.BAGNARA
L'ANGELO DI DIO
IN BREVE-SI TRATTA DI UNA TOTALE CONFUSIONE-FILO CONDUTTORE IL PETTEGOLEZZO TRA ZACCARIA ELISABETTA MARIA E GIUSEPPE E MARIA MADDALENA-COMMENTANO L'ANNUNCIAZIONE-TUTTO SFUMA AD ALTRI EPISODI DELLE LORO STORIE-MA IL CENTRO DEL RACCONTO E' LA STORIA
D'AMORE TRA GESU' E MADDALENA E LE CRITICHE RIVOLTE A LUI PER QUESTA LORO STORIA
SCANDALOSA.
MA UN GESU' CHE HA UN AMANTE PROSTITUTA E SE LA TIENE CON SE' NOTTE E GIORNO E' SOLO UN PECCATORE E OGNI INTERESSE PER LUI FALSO MESSIA DOVREBBE CESSARE.
QUINDI QUESTO M.BAGNARA MIRA A DISTRUGGERE LA FEDE CRISTIANA.
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(In scena Elisabetta e Zaccaria. Nel Tempio. Elisabetta sta finendo di aiutare Zaccaria a prepararsi per entrare nel "santo dei santi" )


Facoltativo: sullo sfondo anche se non in piena luce entrano gli altri personaggi. Ognuno di loro, più o meno in rapporto alle vicende che interpreterà, fa qualcosa di molto semplice e ripetitivo, che non distolga l’attenzione da quanto avviene in scena. Avremo, ogni tanto, un loro commento.

Inizialmente, essendo di scena Elisabetta e Zaccaria, avremo di sfondo: Maria, che è intenta a piegare (in una cesta?) e preparare le sue cose per il viaggio che farà. Giuseppe è invece concentrato nei pensieri e di cattivo umore, potrà forse avere un movimento minimo, inconsapevole ma indicativo; M.M. è invece ancora un che di mezzo fra l’attrice e il personaggio: attribuisco qui a lei la breve funzione di "voce" narrante preliminare. Seduta a uno specchio sta ancora truccandosi per la parte della Maddalena che interpreterà.

I personaggi sullo sfondo potranno anche, secondo momenti, uscirne e rientrarne. Tutto questo, ripeto, è solo suggerito e molto libero. I rari commenti che essi esprimono sono tessuto connettivo: se così posso esprimermi, vedo la loro ambiguità come fluidificante. Non è solo "coro". Sono diverse componenti di una stessa realtà. La progressione temporale è della storia. Teatralmente, dovrebbero darle una profondità. Mi sembra soltanto necessario che la scena finale non abbia invece nessuno alle spalle, affinché l’ipotesi sulla quale si fonda rimanga pura in assoluto)








M. M. - Furono due gli avvenimenti principali che precedettero di poco la venuta del Messia e furono due concepimenti inaspettati. Entrambi vennero annunciati anticipatamente per voce di un Angelo di Dio. Il nome dell’Angelo era Gabriele.


Noi non sappiamo quale fosse la realtà cioè l’evidenza delle apparizioni. Possiamo pensare a una presenza immateriale, richiamata da effetti forse luminosi. Sembra improbabile l’ipotesi più tradizionale e cioè che l’Angelo avesse o assumesse una sembianza umana: la sola evidenza è che riusciva a accreditarsi per quello che era e che diceva. Anche a prescindere dall’importanza delle cose che annunciò, ci sembra scontato immaginare che la sua presenza inducesse uno stato di emozione.


Destinatari delle sue rivelazioni furono un uomo in là con gli anni e una ragazza molto giovane. Il primo fu l’uomo e si chiamava Zaccaria. Sei mesi dopo, la seconda fu Maria. Zaccaria era un sacerdote che viveva in una piccola città della Giudea. Era sposato a Elisabetta.




ELISABETTA - Ecco. Sei pronto. E’ il tuo momento. Devi entrare.


ZACCARIA - Ascolta, no, io… non me la sento.


ELISABETTA - E perché no?


ZACCARIA - Sto male. Mi tremano le gambe. E le orecchie mi ronzano. Sudo. Sono in un bagno di sudore.


ELISABETTA - Vedrai che là dentro passa tutto.


ZACCARIA - Senti, mi mancano le forze, te lo giuro.


ELISABETTA - Lo sai a quanti sacerdoti come te non basta una vita per avere il loro turno dell’offerta dell’incenso? Lo sai che significa la tua fortuna? Nel santo dei santi - tu, da solo, alla presenza del Signore?


ZACCARIA - Sì, ma…


ELISABETTA - Non puoi tirarti indietro a questo punto, lo capisci o no? Sotto gli occhi di tutti!


ZACCARIA - Mi gira… mi sento le… Non sono all’altezza dei miei compiti. Neanche con te. Chi sei tu con me? La più infelice delle mogli.


ELISABETTA - E chi lo dice? Non è vero.


MARIA - (di sfondo, a Giuseppe) Erano molto amareggiati, trovandosi avanti con l’età, per non avere avuto figli.


GIUSEPPE - Maria, la ragione ha i propri limiti. Nessuno può dire che sia facile capire il destino che ci è dato.


MARIA - Se è il volere di Dio, quale problema c’è? Lo devi accettare, non capire.


GIUSEPPE - Non vedo che male ci sarebbe.




(in scena)

ZACCARIA - Sai quante volte ho dubitato che la mia sterilità …


ELISABETTA - Perché dici tua? Chi lo può dire?


ZACCARIA - … fosse un castigo che …


ELISABETTA - Non è un castigo. E adesso basta. Non è né il momento di discuterne o tergiversare, Zaccaria. Coraggio, su, entra.


(Lo spinge. Zaccaria entra nel santuario)


(Elisabetta si ritira e va di sfondo. Potrebbe ad esempio rimestare in una tinozza alcuni panni da lavare)


ZACCARIA - (Rimasto solo) Signore del cielo, degli eserciti e dei sacerdoti, spero anche loro inadeguati come me, accetta l’offerta dell’incenso.


(Accende l’incenso. Lo offre. Il fumo sale. Zaccaria indietreggia)


ZACCARIA - (al pubblico) Avete un’idea dell’oppressione che grava lo spirito in luoghi e momenti come questi? Credete che riti e paramenti siano utili per il dominio di se stessi? L’aria qui è un flusso irrespirabile, non solo in ragione dell’incenso: di tutti coloro che nei secoli hanno compiuto questo rito, se l’emozione lascia tracce il loro accumulo è tremendo. (Si volta) Signore ti prego, compatiscimi, sono il tuo servo Zaccaria.


(Aumenta il fumo. Apparizione dell’Angelo Gabriele. Circa il suo modo di apparire, vedi quanto già detto prima. E’ chiaro che esistono molte e diverse possibilità. In ogni caso noi non udremo la sua voce: perciò penso a effetti, ripeto, di luci, o proiezioni, o forse un simbolo identificato, ma è chiaro che queste sono scelte di regia: purché una presenza sia sensibile e induca uno stato di emozione)


ZACCARIA - Non ho e non avevo in quel momento nessun dubbio circa la sua natura angelica. Mi spaventava. Ed ecco lui dice: ‘Ma che fai? Piangi elevando la tua offerta a Dio?’. Mi batto il petto e mi inginocchio, mi accuso di tutte le mie colpe, anche di quelle che non so se sono colpe o se davvero le ho commesse, ma lui non ne è affatto impietosito. E mi comunica, mi annuncia, che ho da servire come tramite per un progetto dell’Onnipotente, e questo però non era un merito; e ancora mi dice che il mio seme sarà un anello indispensabile della catena. Così mette in ballo Elisabetta. E sottovaluta - delude - le nostre molte umiliazioni: perché niente e nessuno, non dico gli amici o i conoscenti, non c’era una pietra in casa nostra o asse del letto in cui dormiamo in tanti anni di speranze inutili e per tutte le lacrime di Elisabetta e sui fallimenti dei dottori - che avessero mai fatto sentire al mio dolore una minore solidarietà di quanto ne dimostrasse lui!


M. M. - (di sfondo) Per me Zaccaria tendevi troppo a lamentarti, non era una colpa alla fin fine non avere avuto figli.


ZACCARIA - Non era una colpa ma una grande sofferenza - sia pure accettando, figuriamoci, il volere di Dio che la imponeva. E adesso un suo Angelo mi manifesta che quel medesimo volere apre a mia moglie un futuro imminente di maternità, impone già il nome di Giovanni e mi comunica - ma non mi dà il tempo di capire - che il nostro figliolo fatto adulto sarà precursore del Messia, doppio motivo di esultanza ma io che ne venni a conoscenza all’improvviso, io ne fui troppo emozionato per essere pronto ad esultare, il mio primo istinto fu di essere sincero, colpevole al massimo per onestà, e obbiettai che eravamo troppo vecchi, i figli bisogna farli in tempo. Risposta che subito indispone l’Angelo, tant’è che mi fa: ‘ E tu Zaccaria, tu sacerdote, a me che ti porto una notizia così favorevole opponi soltanto piccolezze e una totale povertà di fede? ’ Io dico: ‘ Ma scusa, all’età nostra? Pensare io di ingravidarla e lei di riuscire a partorire senza danni? Queste non sono piccolezze ’. Così nel mio giorno dell’offerta dell’incenso mi presi una bella punizione: decise l’Angelo che avrei perduto la parola finché non si fosse realizzata la promessa di cui avevo dubitato. Che poi non avevo propriamente… avrei voluto controbattere che… Ma già lui mi aveva reso muto. (Fa un gesto a mimare il suo mutismo repentino. Desiste, in un gesto di impotenza. L’Angelo scompare)




ELISABETTA - (Viene avanti) Io stavo fuori insieme agli altri sacerdoti e in mezzo al popolo e mi preoccupavo. Il tempo normale per l’offerta era passato, pensavo a un malore, che ne so, vuoi l’emozione vuoi l’età e poi la mancanza di respiro in quell’ambiente invaso dal fumo del braciere. Ero sul punto di richiedere che un suo collega intervenisse, quando lui - eccolo, riappare. (Zaccaria si è rialzato e si dirige verso di lei). Aveva sì un’aria stralunata ma al momento non ci feci caso, si sa in questi casi come va, il calo improvviso di preoccupazione mi diede il bisogno di uno sfogo. (a Zaccaria) ‘ Che fai, stabilisci per tuo conto nuove regole di tempi e di modi per l’offerta? Perché l’ hai tirata tanto in lungo? Zaccaria! Vuoi farmi il piacere di rispondere anziché sbracciarti? ’ (Zaccaria tenta di difendersi e di spiegarsi solo a gesti) Lì cominciai a dubitare del suo stato. Dico di mente, all’improvviso. Pensavo al ritegno preventivo e ai suoi timori di avere un contatto così prossimo con il Mistero. Ma tutti ci stavano guardando. (rivolgendosi in giro) ‘ Amici, signori, è tutto a posto. Si deve solo riposare. Fatevi pure i fatti vostri, grazie tante, che lui e io per il momento ce ne andiamo a casa ’.


(Lo aiuta a spogliarsi) Lo aiutai a spogliarsi e gli misi una mano sulla fronte - la quale non solo non bruciava ma era gelida e voi capirete lo spavento, perché ragionavo e glielo dissi, un uomo non perde la parola e la ragione così in fretta e nel segreto dell’altare se non per dispetto del Maligno o peggio ancora per volere dell’Onnipotente. Allora lui cogliendo al volo la mia verità indica il cielo a confermare la seconda soluzione, allarga le braccia e batte l’aria come se fossero ali d’angelo e fu così che mi trasmise la premessa dell’annuncio. Non la sostanza. Temeva che io parlassi troppo e anticipassi più del giusto il suo segreto. Scrivendolo su una tavoletta mi fece sapere che il mutismo era soltanto provvisorio. Tutto qui. Dissi a coloro che me lo chiedevano: ‘ Gli è accaduto qualcosa che lo ha congelato, toccatelo in fronte e sentirete quanto è freddo, ora lo infilo nel suo letto e provo a rimetterlo all’onor del mondo: col vino più caldo e più speziato che abbia mai bevuto. Accenderò il fuoco. Quest’uomo ha bisogno di calore ’. E così feci.

(Zaccaria esce, o va "di sfondo" dove potrebbe mettersi a scrivere)


ELISABETTA - La vera sorpresa fu che avevo indovinato. Ma non previsto in quale senso. Reagì alle mie sollecitudini con uno scoppio di allegria: consumò cibo più del solito, gradì il vino caldo che gli avevo preparato e a larghi gesti mi invitava a festeggiare insieme a lui, senza recedere dal suo mutismo né rivelarmene il motivo, salvo indicare chiaramente alzando un dito che era una volontà di Dio. Di certo il suo corpo assorbì i benefici delle cure e li restituì con gli interessi, riprese colore e la sua pelle si distese e si scaldò, fu un’energia che lo pervase dilagando dall’interno. Vedevo i suoi occhi che ridevano le mani afferravano con più vigore e pelle a pelle trasmettevano un formicolio come un contagio: anche il mio sangue stagionato se ne avvantaggiò, la mia stessa carne riconobbe quelle sensazioni, non credo che al mondo qualcuno dimentichi gli ardori dei giorni nei quali la passione sovrastava il sentimento per gustare fino in fondo i suoi profumi. Confesso che io gliene fui complice, felicemente, godendo perfino a trasgredire anche i ritegni reclamati dall’età; e prima che avessi ben capito la ragione per cui tutto ciò stava accadendo concepii il figlio come l’Angelo aveva predetto a mio marito. Poi quando fu la mia natura ad annunciarmelo e la coscienza del miracolo scoperchiò il tempo della gioia in casa mia e compresi che noi avremmo messo al mondo colui che doveva proclamare la venuta del Messia, orgoglio e emozione mi avvamparono le viscere. Zaccaria mi scrisse il nome di Giovanni. La nostra età fu una fortuna, perché consentiva di godere la sua infanzia senza dividere anche il prezzo che il suo compito gli avrebbe poi fatto pagare.


(Indossa una pancia equivalente a una gravidanza di sei mesi)


( Sullo sfondo, Maria ha terminato il suo bagaglio e ora si muove. Esce. Giuseppe l’aiuta a trasportarlo fuori)


(In scena)


ELISABETTA - Quando raggiunsi il sesto mese ricevetti una visita molto gradita. Venne da Nazaret Maria che era molto più giovane di me, ma c’era un legame sia di affetto e sia di parentela. Anche lei era incinta e me lo confidò. (Arriva Maria, si abbracciano)

Giovanni al contatto ebbe un sobbalzo nel mio ventre. Fu un’emozione molto forte. Qualcosa in me si precisava.


MARIA - Rimarrò qualche tempo.


ELISABETTA - Ne sarò felice.


MARIA - (Le sfiora la pancia) Tu come stai?


ELISABETTA - Va tutto bene.


MARIA - Zaccaria?


ELISABETTA - Non parla ancora. Ma ne guarirà.


MARIA - E questa creatura?


ELISABETTA - Sarà un maschio.


MARIA - Anch’io avrò un maschio.


ELISABETTA - Sì, lo so.


(Lasciando Maria sola a parlare, Elisabetta ritorna sullo sfondo. Ora estrae i panni che ha lavato e comincia a strizzarli uno per uno - ma non fa rumore)


MARIA - (al pubblico) Rispetto al mio caso e alle sue tante conseguenze, per me lo sgomento si addolciva di radici tenerissime, non per chi amava me - e che amavo anch’io. Ma debbo dirvi innanzi tutto di quell’Angelo che mi aveva portato la notizia.


( Seconda apparizione dell’Angelo Gabriele)


Diventò luce accanto a me e mi si rivolse in una lingua che non posso definire perché risultava comprensibile pur senza che io percepissi né voce né parole. Mi salutò e mi disse subito che per intervento dello Spirito avrei concepito. Sia chiaro, l’annuncio aveva il carattere esclusivo di un’informazione, dava scontato il mio consenso anche se io non comprendevo (si rivolge all’Angelo) in che modo la cosa fosse compatibile con il mio stato di verginità, che il mio promesso aveva sempre rispettato.

Ma come la luce e cioè quell’Angelo mi rese chiaro, che senso aveva immaginare che lo Spirito avesse bisogno di un concorso di paternità? Io avrei fornito al mio Gesù la sua natura umana, Dio la sostanza soprannaturale. Bene vi dico ho amato subito il mio compito di dargli la carne necessaria per piacere agli altri, la lingua e la voce per convincerli, il sorriso e il buon cuore per amarli. Ma se in quella promessa di maternità io vidi subito le moltitudini che lo acclamavano, i peccatori ravveduti, la buona salute rifiorire negli infermi, non vidi - né l’Angelo me ne parlò - l’altra funzione altrettanto significativa di un corpo capace di ricevere in ogni suo muscolo ogni tendine ogni nervo ogni centimetro di pelle le sofferenze più crudeli che un uomo innocente possa reggere - e sua madre in cuor suo possa moltiplicare. Credetemi figli io in quel momento così giovane provai soprattutto una gioiosa eccitazione. Non saprei dirlo in assoluto ma, suppongo, fu in quel momento che lo Spirito arrivò a cogliere la mia quintessenza femminile. Terminato il colloquio con l’Angelo la sua predizione fu avverata.


(Fine dell’apparizione dell’Angelo. Si illumina la figura di Giuseppe)


MARIA - Molto più amaro più difficile per me fu doverne informare Giuseppe. Con quali parole era possibile dirgli la mia felicità senza ferirlo? Come convincerlo a non dubitare della mia onestà?


GIUSEPPE - (avanzando) E io come posso giudicare ragionevole la versione dei fatti che mi hai dato?


MARIA - Caro, per forza, se è così. Perché è così.


GIUSEPPE - A chi ne hai parlato fin ad ora?


MARIA - A nessuno. (Lo fa sedere. Va a versare un bicchiere di vino)




(di sfondo)


ZACCARIA - Anch’io nonostante la visione del suo stesso Angelo, quando ho saputo dello stato di Maria confesso che ho avuto molti dubbi.


ELISABETTA - Voi uomini avete questo limite. Vi piace il dubbio.


ZACCARIA - Un conto era credere che Dio, fuori dai tempi della norma ma all’interno delle regole, ci avesse accordato la gioia di avere e dargli un figlio. Un altro era credere a Maria. L’alternativa di non crederle rendeva il racconto una bestemmia.


M. M. - (a Zaccaria) Non esisteva alternativa. Un fatto è un fatto. Sia pure incredibile o poco spiegabile, ciò non significa che non sia vero. Prendi una donna come me. Che ha visto gli uomini pronti a comprendere anzi a pagare i suoi peccati, ma a farle pagare senza sconti il pentimento. Messa di fronte a un’evidenza di risurrezione, rischia la stessa alternativa che dicevi tu. O viene creduta o viene accusata di bestemmia. Allora il problema non è la ragione ma la verità.


(In scena)


MARIA - (Si inginocchia davanti a Giuseppe e gli offre da bere)


GIUSEPPE - No, lascia stare - non ho sete.


MARIA - Ti fa bene. (Giuseppe accetta. Beve un sorso)


GIUSEPPE - Maria, con il cuore io… ti scongiuro di smentire ciò che hai detto.


MARIA - Non posso, Giuseppe. Mentirei se lo facessi.


GIUSEPPE - E con… quell’Angelo - che nome mi hai detto?


MARIA - Gabriele.


GIUSEPPE - A quando risale il vostro incontro?


MARIA - A stamattina.


GIUSEPPE - Avete parlato anche di me?


MARIA - Lui no, ma io sì… Gli ho fatto capire che …


GIUSEPPE - Perché? Perché non l’hai detto chiaramente? C’era un impegno fra me e te, che ho rispettato!


MARIA - Giuseppe, era un Angelo di Dio. Sapeva tutto. Ogni parola mi lasciava intimidita. Mi ha detto anche il nome che daremo al mio bambino.


GIUSEPPE - Daremo? Cos’altro vuoi da me?


MARIA - Vorrei che accettassi, che… partecipassi.


GIUSEPPE - (Beve un altro sorso) E’ un nome…speciale?


MARIA - Sì.


GIUSEPPE - Sentiamolo.


MARIA - Gesù.


GIUSEPPE - Gesù non è un nome che…


MARIA - A me piace.


GIUSEPPE - Altri lo portano.


MARIA - Non come lui lo porterà.


GIUSEPPE - Avevi mai visto prima l’Angelo?


MARIA - No. Mai.


GIUSEPPE - Beh, non dovrai mai più ripetersi. (Beve un altro sorso di vino) Voglio che tu me lo prometta.


MARIA - E come posso?


GIUSEPPE - E perché no?


MARIA - Non dipende da me.


GIUSEPPE - (Scola il bicchiere poi lo butta, per dare uno sfogo alla sua irritazione) Ascolta. Fa’ quello che ti pare. Ma lo farai senza di me. Io non m’impiccio.


MARIA - Giuseppe non credo in ogni caso che lo rivedrò. Ha detto già quello che doveva.


GIUSEPPE - E io non… Davvero, non capisco la tua calma. Mi annunci una cosa inaccettabile, diciamolo chiaro che da un lato sembra il modo di coprire una menzogna, e se non lo è, se invece è la pura verità, non credi che forse avrei diritto quanto meno di vederti più sconvolta?


MARIA - Giuseppe, se un angelo del cielo …


GIUSEPPE - E se non era un angelo? Se avesse voluto avvelenarti di superbia?


MARIA - Io sono certa della sua autenticità!


GIUSEPPE - Perché tanta fretta di annunciarmelo, prima di avere la certezza del tuo stato?




(di sfondo)


ELISABETTA - Povera figlia, perché è onesta.


ZACCARIA - Anche Giuseppe è un uomo onesto.


ELISABETTA - E’ come te - siete zucconi.


MARIA MADD. - Io li capisco tutti e due. Che lui sia sconvolto era normale, era il promesso sposo.


ELISABETTA - Avete notato - lui l’ ha detto - la maturità? Dico la calma di Maria, lei così giovane come è capace con buon modo di smontare le obiezioni? Appena appena era una donna.




(In scena)

MARIA - (a Giuseppe) Non posso nasconderti la sola cosa che mi è chiara e cioè che il disegno mi comprende, felice di esserne strumento ma non della pena che procura a te. Però non ne dubito Giuseppe: io sento di avere concepito. Lo so che noi due ci eravamo votati a non congiungerci finché non fosse maturato il matrimonio: e questo era in cambio anzi in rispetto della mia verginità fino a che tu potessi avermi moglie e madre in esclusiva. Io devo dirtelo, questo è cambiato. Perché un progetto dell’Altissimo è entrato a far parte nostra vita, anche far questo Gli appartiene, non posso evitartelo - non posso nemmeno dimostrare quel che è vero, ma guarda che io sarei furibonda ed anche offesa se tu ti azzardassi a dubitare della mia onestà!


GIUSEPPE - So quello che penseranno tutti.


MARIA - A me interessa unicamente quel che pensi tu.


GIUSEPPE - Giudicheranno… un doppio crimine il fatto in se stesso e fantasiosa la sua giustificazione.


(di sfondo)


ELISABETTA - Io dico sarebbe anche difficile considerare spudorata una ragazza come lei. Tutti conoscono Maria la sua trasparenza la sincerità.


ZACCARIA - Aspetta che cresca la sua pancia.


MARIA MADDALENA - Per me c’è un problema che Giuseppe non menziona ma per lui non era poco. Il primo plausibile sospetto di tutti coloro che li conoscevano era che il padre del bambino fosse lui.


ELISABETTA - Maria lo smentiva.


ZACCARIA - Ma lui ha capito e giustamente gliel’ ha detto che quella versione a sua discolpa appariva molto fantasiosa.


(in scena)

MARIA - (a Giuseppe) Io non ho nulla da giustificare. La cosa è al di sopra di noi due. Dovevo informartene e l’ ho fatto.


GIUSEPPE - E credi che io che non avevo mai avuto nella vita una cosa bella come te, lavoro sì, speranze e sogni, ma non altro, fino a che tu non mi hai rivolto la parola e io mi sono innamorato, avevo trovato un buon motivo per illudermi che il cielo volesse regalarmi la fortuna - e ora mi chiedi di lasciarmela portare via? Non credo che il cielo abbia una simile intenzione. Maria, se ti perdo ho perso tutto quel che ho.


MARIA - Giuseppe io … speravo di non perderti.


GIUSEPPE - E come potrei? Come pretendi che … Semmai non ti voglio svergognare, metterti a rischio di un giudizio troppo grave, non voglio causare pregiudizi per tuo figlio né per te né suscitare maldicenze, ma devo salvare almeno questo, la mia dignità. Avere rispetto di me stesso.


MARIA - E questo chi te lo impedisce? Io no di certo, perché io non ti ho mancato di rispetto.


GIUSEPPE - Dovremo stare molto attenti. Agire in fretta e in assoluta discrezione.


MARIA - Agire… in che senso?


GIUSEPPE - Ti renderò la libertà. Dirò ai tuoi parenti che non ho nulla da rimproverarti, solo che entrambi consenzienti e liberi abbiamo pensato che sia meglio non sposarci. Il tempo lo abbiamo, finché non esiste una conferma più… evidente del tuo stato.


MARIA - Giuseppe tu ascoltami più attentamente perché finora non l’ hai fatto. Io ci ho pensato e nei miei limiti di comprensione so che se Dio ha voluto questo è chiaro ha voluto che suo figlio fosse un uomo. E credo che lui, dico il bambino, soffrirebbe tutto il tempo della crescita e delle sua stessa educazione se avesse me a fargli da madre ma non te, cioè mio marito come padre.


GIUSEPPE - Maria non puoi chiedermi di…


MARIA - Ma il punto non è la mia richiesta, il punto è che io riesco a trovare unicamente una ragione al fatto che Dio mi abbia prescelto: ed è che avevo proprio te come promesso sposo. Non ero io l’unica possibile o meglio non certo per me stessa quella più indicata, ma perché ero la ragazza fidanzata a te e tu mio Giuseppe in tutto il mondo l’unico in grado di adattarsi a questa situazione, a un figlio mio ma generato dall’Altissimo perché realizzasse il Suo disegno attraverso un percorso di normalità, e solo restando sempre uniti saremo la sua normalità, saremo i normali genitori che ogni bambino vuole avere. Dunque non io non solo io ti sto chiedendo: non lasciarci; perché nessun altro salvo te, che non gli sarai padre carnale, sarebbe disposto a diventarlo per il mondo - e a rinunciare anche al mio corpo, perché il mio corpo ha da restare - essere il tempio che è già diventato. Neppure io posso disporne. Giuseppe che fai ma perché piangi? Io in questo modo ti rimango eternamente … consacrata.




(di sfondo)


MARIA MADDALENA - E’ vero il suo corpo era realmente diventato un tempio. Lo è stato anche il corpo di Gesù. Sacro. Per me di sicuro. Ma solo per chi vuole capirlo. Non tutti quelli che volevano sminuirmi. E quelli che vogliono mio tramite sminuire lui.




(in scena)

GIUSEPPE - Ti prego Maria lasciami solo abbi pazienza.


(Maria non insiste e se ne va. Giuseppe viene a parlare con noi)


GIUSEPPE - Un po’ per dolore e di emozione e soprattutto di impotenza, è vero, confermo che piangevo. Cos’altro rimane a una singola e minima e confusa frazione dell’umanità se la donna che ha scelto come moglie lo contrappone all’infinito? Io mi trovavo in quella strana situazione insopportabile, non che davvero immaginassi un tradimento di Maria, pensare che avesse fatto un figlio con un altro ma volesse allevarlo insieme a me era altrettanto inattendibile quanto lo era la versione che mi dava, per cui non sapevo veramente come comportarmi lei era la donna io dico più onesta e più sincera che avessi incontrato nella vita. E me ne aveva appena dato una dimostrazione, non so se ci avete fatto caso, chiedendomi un altro sacrificio in quel momento, in pratica un obbligo di mantenerci in castità per sempre, volendo che ciò fosse ben chiaro prima che io mi decidessi. Non ha sminuito le difficoltà. Allora perché mi avrebbe mentito in tutto il resto? Se avesse voluto utilizzarmi con l’inganno avrebbe cercato di convincermi a anticipare il matrimonio e poi di attribuirmi il suo bambino. Ero angosciato ero travolto dalla mia stessa volontà di crederle che non trovava alcun appiglio. Io non volevo screditarla, in nessun caso, anche soltanto in cambio dei giorni di serenità che nell’amarla e nel pensare che… (si commuove) mi ricambiasse avevo avuto. Però, alla fin fine, era del tutto ragionevole ripudiarla in segreto, senza rimproveri né accuse, andarmene via, per qualche tempo, lasciare le cose a stemperarsi con naturalezza, magari a qualcuno immaginare, perché no?, che fossi io ad avere qualcosa da rimproverarmi anche se non rimproverato. La famiglia di lei l’avrebbe accolta ed aiutata. Quanto al bambino… Ma è inutile fare queste ipotesi, perché venni indotto in senso opposto da un sogno che feci o forse è più esatto riferirvi che lo stesso Angelo del quale Maria aveva parlato mi contattò attraverso un sogno e mi chiese di dirgli le ragioni del mio turbamento. Io con franchezza, perché lo sappiamo che nei sogni non si mente, risposi che se lui era un Angelo come ne aveva tutta l’aria avrebbe dovuto anche conoscere la situazione e le mie ottime ragioni. Allora egli disse senza offendersi di quella mia sincerità che indubbiamente era al corrente delle cose, ma essendo tenuto a dimostrarmi ogni rispetto e riverenza voleva che fossi io a spiegargli quello che volevo. Secondo me sperava che io mi liberassi dei miei dubbi esplicitandoli e dopo averli ben sfogati più facilmente avrei recepito le sue correzioni. Così infatti avvenne e lui quando io mi fui spiegato innanzi tutto definì condivisibili o meglio mi disse comprensibili i ragionamenti che facevo, salvo che i fatti sopra i quali mi fondavo avevano un’altra spiegazione e non la mia. Poi non lo so quanta finezza introspettiva sia giusto attribuire a una natura angelica, difficile dirlo per un falegname, ma certo è che l’angelo di Dio dentro a quel sogno usò le parole che più mi auguravo di ascoltare, benché per un verso le temessi, e cioè che Maria mi aveva detto la verità; perciò io non solo senza ripudiarla, ma accettando sia lei come mia sposa sia il figlio prossimo di lei per fargli da padre putativo, sarei rimasto a pieno titolo al centro del piano di salvezza nel quale Dio stesso già mi aveva collocato.


(Torna in scena Maria)


MARIA - Io voglio sottolineare che la scelta di Giuseppe fu assolutamente libera: un sogno è un sogno, niente più, non è una formale apparizione, avrebbe potuto disattendere quelle richieste molto più facilmente di me. Per questo Dio vuole che a Giuseppe sia riconosciuto il pieno merito dei sacrifici che egli scelse unicamente per bontà. Io sono buona testimone che Giuseppe era nel pieno del vigore e che mi amava, guardate non era affatto un vecchio, poteva sembrarlo accanto a me che avevo solo sedici anni, così figuratevi il significato di rinunciare alla sessualità per tutta la vita che gli rimaneva. Per lui come per me, ma io avevo in cambio come dire l’esplosione spirituale e fisica della mia prossima maternità che mi appagava, lui non poteva rifugiarsi come me di giorno e di notte in quel compenso. E voglio aggiungere, finché Giuseppe gli fu accanto, credo che mai nessun bambino abbia avuto o avrà un padre altrettanto amoroso e sollecito quanto lo ebbe il mio Gesù, e che la notte del mio parto quando comprese che il momento era venuto fu per me molto commovente vederlo confondersi e agitarsi da farmi sorridere di lui fra doglia e doglia - e averne il motivo era un sollievo. Non mi aspettavo certamente che fosse un esperto di travagli femminili, perciò preferii, quando le doglie si intensificarono, pregarlo di uscire e recarsi al paese di Betlemme per cercare una buona levatrice.


(di sfondo)


ELISABETTA - (a Zaccaria) Lui almeno è servito a qualcosa, tu neanche parlavi.

(Zaccaria si limita ad allargare le braccia)




(in scena)

GIUSEPPE - Io non avevo inclinazione all’umiltà, mi ha sempre fatto un po’ arrabbiare questa diceria. Voglio chiarire che non essendo né sapiente né un mago della parlantina e tanto meno un seduttore non ero però neppure un fesso. E se la complessa condizione che ho vissuto mi ha sempre lasciato in fondo in fondo qualche dubbio, nemmeno ho trovato un buon motivo per sottostimarmi. Poi si capisce il sentimento per Maria mi influenzava fortemente, chiedeva di essere mia moglie promettendomi ogni sua cura e fedeltà e amore vero in tutti gli aspetti tranne uno, in fondo ebbi un figlio che agli occhi del cielo e della terra era anche mio. Non voglio affermare che il mio fosse un calcolo di convenienza, è vero però che la mia scelta mi fu largamente compensata. Sia Maria sia Gesù finché vissi, non molto a lungo ma abbastanza per vederlo crescere, mi diedero entrambi una larga misura di consolazione.


(Un cambio di luci, o di scena, o in ogni modo un breve stacco)


GIUSEPPE - Qui voglio aggiungere una cosa che forse vi interesserà riguardo alla notte anzi al momento in cui Gesù fu partorito. Io avevo dunque già lasciato la sua grotta su richiesta di Maria per andare a Betlemme alla ricerca di una levatrice. Non ho pensato lì per lì che per l’Unigenito di Dio non c’era bisogno di un aiuto a entrare nel mondo e nella vita né riflettei che in quel frangente nessuno doveva presenziare al suo distacco materiale dalla madre, furono gli angeli del Cielo e il Cielo stesso a provvedere. Sicché mi trovavo in aperta campagna e in piena notte. E mentre stavo camminando ecco non camminavo più, mi accorsi che l’aria intorno a me restava immobile, l’intero universo come attonito, e gli uccelli notturni si erano fermati. Vidi per terra una scodella e alcuni operai sdraiati intorno, ma quelli che avevano la bocca piena non mangiavano e quelli che stavano prendendo il cibo non lo portavano alla bocca, i visi di tutti erano volti verso l’alto. E vidi le pecore condotte al pascolo bloccate in diverse posizioni che non si muovevano e il loro pastore col bastone già alzato per percuoterle che aveva la mano irrigidita su quel gesto. E vidi i capretti accanto al fiume, tenevano il muso a filo d’acqua ma non la bevevano e insomma ogni cosa in quel momento era distratta dal suo corso.


Poi una donna che scendeva la montagna mi avvicina e mi fa: "Tu! Dove vai?" "Cerco una levatrice ebrea" le dico io. E lei: "Sono io una levatrice. Perché quella donna partorisce in una grotta?" "Perché nessuno ci ha voluto" mi lamento io, "che almeno il bambino abbia un riparo". E lei: "Sei tu il padre?" Allora dovetti precisare che Maria aveva concepito per intervento dello Spirito. Lei mi guardò come se io stessi scherzando, poi vide che no che non scherzavo e allora chiese: "Ma è possibile?" Le dissi che invece di star lì a perdere tempo venisse a vedere e ad aiutarci. Quando arrivammo, c’era una nuvola all’imboccatura della grotta, mentre al suo interno c’era una luce tanto forte che feriva gli occhi. A poco a poco si attenuò e ci apparve il bimbo attaccato al seno di sua madre.


MARIA - Il giorno che il bimbo venne circonciso ero felice più di quanto mai lo fossi stata. Tanto orgogliosa di mostrarlo che non diedi peso ad un avvertimento. Un uomo chiamato Simeone, lodando Dio per quanto aveva visto, parlò di una spada che mi avrebbe trapassato il cuore. Pensai che volesse riferirsi alla mia morte che non mi dava in quel momento alcuna pena. Gioivo semmai dell’esultanza che quell’uomo santo aveva voluto esplicitare. Mi rese orgogliosa della mia maternità. Diceva al Signore Onnipotente che avendo visto coi suoi occhi realizzarsi la più importante fra le speranze di Israele era pronto a lasciare questa vita. Non colsi perciò la sua lungimiranza. Già quella gioia conteneva un presupposto che avrebbe segnato con il sangue l’amore di Dio per ogni uomo.


GIUSEPPE - La prima ferocia fu di Erode che interpretando a proprio danno il senso delle profezie decise di uccidere Gesù. E poiché i Magi non fornirono le indicazioni necessarie preferì mettersi al sicuro facendo uccidere tutti i bambini che avevano meno di due anni. Io sempre in sogno ebbi dall’Angelo l’indicazione del pericolo. Seguendo il consiglio fuggimmo in Egitto appena in tempo.


(Ritorna in scena Elisabetta)




ELISABETTA - Anche il mio piccolo Giovanni correva il medesimo pericolo. La voce che Erode faceva uccidere i bambini sparse il terrore in ogni casa e presto arrivarono anche le prime descrizioni della strage. Io presi Giovanni e salii fino in cima alla montagna cercando un rifugio per nasconderlo. Il monte subito si aprì per accoglierci in una caverna. E c’era una luce che filtrava dall’esterno indicando che un angelo era lì dislocato a custodirci.


GIUSEPPE - Quando per me come per tutti arrivò il tempo ed il mio corpo si ammalò venne un Angelo a dirmi: " Tu morirai entro quest’anno". Io corsi al Tempio e pregai Dio di darmi aiuto perché della morte avevo moltissima paura come ogni uomo ed animale.


MARIA - Avvicinandosi l’ultimo giorno della sua vita che fu il 26 del mese di Epep, l’oro purissimo della sua carne cominciò a modificarsi e anche l’argento della saggezza si alterò.


GIUSEPPE - Sul fare del giorno venni colto da una grande agitazione nel mio letto. Mi prese un dolore molto forte e mi diedi a gridare ad alta voce.


MARIA - Poverino, impaurito straparlava. Allora Gesù si pose al suo capo e io ai suoi piedi. Gesù posò il palmo della mano sul suo petto e rilevò che la sua anima era già passata nella gola, pronta per essere portata via. Vedendo Gesù palparne il corpo io ne presi a mia volta fra le mani i piedi. Sentii che i suoi piedi erano ghiacci. Pensai che al tocco di Gesù la febbre lo avesse abbandonato. Ma Gesù volse lo sguardo in direzione Sud e vide la Morte penetrare nella nostra casa seguita dal diavolo e da una gran folla di satelliti infuocati la cui bocca emetteva fumo e zolfo. Allora gli occhi di Giuseppe spaventato perché ripensava ai suoi peccati si riempirono di lacrime. Io non vedevo altri che lui ma Gesù intese dal sospiro di Giuseppe che aveva visto le Potenze a lui ancora sconosciute: e fu Gesù che alzò la voce a minacciare il diavolo cacciandolo via con tutto l’esercito terribile dei cacciatori delle anime. Queste e altre cose mi spiegò Gesù, mi disse ad esempio che il suo spirito, quando Giuseppe lo esalò, fu avvolto dagli angeli in finissimo un tessuto. E quando Gesù ebbe terminata ogni preghiera discese un’altra moltitudine di angeli e due di essi distesero un manto sul suo corpo che venne da loro seppellito accanto ai resti dei suoi padri.


Ma quello che io volevo dirvi soprattutto è che Giuseppe fu un grand’uomo. Io non avrei potuto farcela a reggere il peso del mio ruolo se non lo avessi avuto al fianco. Morto che fu, la sua mancanza faceva un vuoto molto grande, perché fu un appoggio insostituibile della mia vita. Anche Gesù ne soffrì molto. L’ ho visto commosso rovistare piangendo negli attrezzi e nella scorta di legname per finire i lavori cominciati. Senza che tutte le premesse lo impedissero, Gesù ebbe in lui un vero padre e Giuseppe in Gesù un meraviglioso figlio. Oggi in realtà ringrazio il cielo che gli ha risparmiato di vederlo sulla croce. Io non so come le mie viscere e tutto il mio essere abbiano retto a quello strazio ma so che lui col suo senso sincero di paternità sarebbe stato forse l’unico a ribellarsi senza farsi intimidire da nessuno e quando ciò fosse risultato inutile gli si sarebbe certamente frantumato il cuore.


ELISABETTA - Mio figlio Giovanni fu il precursore del Messia Gesù. Nel darne l’annuncio ebbe funzione pari a un angelo e io sono certa che gli fu riconosciuta anche dal cielo. Poi vi è ben nota la sua vita di battista e la sua fine. Il giorno in cui lo fece uccidere, Erode Antipa unì il suo sangue a quello dei piccoli innocenti che già suo padre Erode il Grande aveva sterminato. La scia di sangue si allungava. Quel sangue è il legame principale che mi ha accomunato con Maria. La nostra esistenza ha avuto radici parallele. Più avanti il sangue di Gesù ci ha accomunato tutti. Quando Giovanni fu decapitato io non c’ero più al mondo e sebbene ogni male ogni violenza e crudeltà siano sofferti anche nei cieli il beneficio del disegno in cui rientrarono le loro morti me le fece apparire meno amare. Il dolore di madre che invece toccò a Maria vivente fu davvero una prova spaventosa.


MARIA - Solo in quei giorni di cattura processo e morte di Gesù chiarii con me stessa la profezia del sacerdote Samuele. Più che una spada mille spade trapassarono il mio cuore. Ma tutti voi già conoscete quegli eventi e non credo che sia molto difficile immaginare il mio dolore. Il punto complesso fu il senso interiore di devastazione che mi derivò, come se tutto, i sentimenti anche i ricordi e la mia stessa facoltà di ragionare fossero stati eliminati. Quando quei fatti ebbero termine e fu esaurita ogni mia lacrima e capacità di lamentarmi vi dico che in me restò un deserto, sabbia più fine della polvere che interruppe la via della ragione, velò i ricordi e inaridì completamente le mie sensazioni. Cessai di parlare e di mangiare. Mi sedetti e nient’altro, rimasi impietrita lì dov’ero. Lasciavo che il tempo e tutto il resto scivolassero sopra di me ma li escludevo da me stessa. Ero cosciente di una cosa unicamente, che avevo vissuto per intero la mia parte; e che l’ingiustizia e anche l’orrore della morte di mio figlio mi avevano messa in una condizione a cui non sapevo corrispondere. Vedevo e sentivo intorno a me la vita scorrere ma credo che il cielo per misericordia abbia sancito un’eccezione: così come quando misi al mondo il mio Gesù Giuseppe all’aperto nella notte colse il blocco emozionato di ogni ordine della Natura in una visione d’infinito. Anche per me sul mio dolore insopportabile scese una sorta di apatia che mi impediva di reagire. Credo al di là di ogni diversa considerazione che un’offesa simile al vincolo di maternità arrivi a trafiggere di commozione perfino il più alto dei misteri. Non furono certo né il dolore oltre misura né il soccorso ricevuto dagli amici a chiarirmi l’esatta condizione nella quale mi trovavo, io avevo accettato dapprincipio ma non per questo assimilato chiaramente la sua dimensione di assoluto. Anche invecchiando non ero uscita dalla medesima semplicità nella quale ogni cosa era iniziata. Avevo assistito a molti eventi dei quali in me stessa non trovavo spiegazione, né la cercavo, badavo soltanto a corrispondere alla mia funzione e io lo ripeto è questo che io da sempre ho fatto, la madre con tutte le mie povere capacità coi miei ritegni le mie gioie e le paure, però non sapevo che la spada che doveva trapassarmi il cuore lo avrebbe fatto attraversando innanzitutto lui. Così mi trovavo nella casa dell’apostolo Giovanni ridotta a uno stato involontario di sopravvivenza, morto Gesù la mia funzione a suo riguardo era conclusa, ne avevo pagato senza sconti tutto il prezzo - io ve lo dico lo stesso angelo di Dio che era venuto inizialmente ad annunciarmi la mia condizione avrei voluto che tornasse a cancellarmi dalla mente tutte le immagini di sofferenza che non riuscivano a staccarsi più e se lui fosse ricomparso ad annunciarmi la mia morte l’avrei certamente ringraziato.

Fu invece una donna e non un angelo a risvegliare una per una le mie facoltà e a rimettermi il sangue in movimento: arrivò in modo rumoroso e passionale eppure io dico che il suo ruolo non fu da meno a nessun angelo. Entrò nella stanza dove mi trovavo, io non sapevo né che ora né che giorno fosse, ne avevo perduto cognizione (Entra Maria Maddalena di precipizio), entrò senza chiedere permesso e senza il ritegno che fra noi avevamo sempre mantenuto.


(Se ne vanno tutti i personaggi dallo sfondo, da dove l’avevano fin lì ascoltata silenziosamente ma con evidente comprensione)


M.M. - Maria, ascoltate! (E’ molto eccitata. Prende fiato per la corsa appena fatta. Maria non si volta e non si muove, salvo alzare una mano per fermarla)


MARIA - Lo sai anche tu, vi avevo pregati di lasciarmi sola.


M.M. - Maria, non potevo non venire.


MARIA - Ho chiesto rispetto. Ti è così difficile?


M.M. - Non il rispetto, ma il silenzio, perché ho da informarvi …


MARIA - Se anche tu avessi da avvertirmi di un pericolo, se là fuori ci fossero guardie o soldati per portarmi via, lascia che facciano, il torto più grave l’ ho già avuto.


M.M. - Maria, non è questo.


MARIA - E’ terminato anche il mio compito da quando Gesù ha esaurito il suo.


M.M. - E se io vi dicessi che non è così?


MARIA - (Indurisce la voce e si metterà in piedi ad affrontarla) Maria Maddalena io ti ho parlato di rispetto perché ricordassi che ti ho sempre rispettata, anche quando Gesù mi trascurava, portava in giro in lungo e in largo la predicazione e non ti impediva di seguirlo - non a te - tu lo affiancavi assiduamente non so in quante ore dei suoi giorni e delle notti e per quali scambi di … complicità, però mi ricordo quante volte le mormorazioni non solo di estranei anche di quelli che più amava arrivavano a me per via del mestiere che tu avevi fatto e per gli eccessi di indulgenza di Gesù e la grande considerazione nella quale ti teneva, sempre ascoltata ed apprezzata nei giudizi, è vero o no?


M.M. - Guardate che non…


MARIA - Io respingevo fermamente quelle critiche perché lo sapevo erano più rivolte a lui che non a te; e se non c’è uomo quasi mai che si senta di infrangere le regole affidando alle donne una maggiore considerazione, nemmeno io posso negarle, posso soltanto rammentare due eccezioni, una fu quella di Giuseppe, che seppe donarmi per intero il suo amor proprio, e l’altra mio figlio che non ha avuto alcun ritegno di trattenerti al fianco suo o alle sue spalle in tutte le occasioni.


M.M. - Aveva capito che lo amavo e gli credevo, tutto qui.


MARIA - Amarlo era facile ma credergli forse molto meno, lo hai visto anche tu cosa ne è stato del suo grande esercito di ammiratori quando ha accettato di morire, non si è nascosto né difeso e tu cosa credi che a una madre come me che avevo accettato la sua nascita per come avvenne senza chiederne il motivo, pensi che sia altrettanto facile accettare la sua capacità di sacrificio e assimilarne tutto il fiele? Mi si è avvelenato interamente il corpo, lo capisci o no? Credo che basti un’emozione molto piccola a darmi il colpo decisivo.


M.M. - E io perciò esito. Ma non posso neppure non parlare.


MARIA - Aspetta - aspetta: prima mi voglio liberare del mio debito con te.


M.M. - Ma cosa dite, quale debito, nessuna critica da parte vostra è mai arrivata fino a me.


MARIA - Certo che no, c’erano troppe malelingue che ti criticavano perché mi mettessi a farlo anch’io. Ma io nel mio intimo, te lo confesso, ho avuto momenti di reazione, di te nessun angelo mi ha prevenuto, io non sapevo quale fosse il ruolo tuo. Potevi non essere da Dio, ma dal Maligno - perché no? Scusa se parlo con franchezza.


M.M. - Io sono stata liberata dal potere del Maligno, da Gesù.


MARIA - Sai quanti venivano a lamentarsi della predilezione che lui aveva per te? Io mi sforzavo di calmarli ma le loro insinuazioni avevano pure una ragione, che lui ti stimasse e ti gradisse era palese, era un uomo, trentenne, di grande attrattiva personale; e tu una donna di esperienza, seducente, sapevi quello che volevi.


M.M. - Che lui mi avesse affascinato, non c’è dubbio.


MARIA - Guarda che io probabilmente sono stata l’unica o una dei pochi a non avere mai creduto che tu fossi la sua amante. La mia gelosia non era questa. Io ragionavo nella mia semplicità che se per la sua nascita, anziché usare la strada seguita per Elisabetta, che concepì un figlio per Grazia di Dio ma dal marito - se per me invece si è deciso per un Figlio senza tramite direttamente della Grazia perché consacrassi ogni mia fibra al suo destino, ho sempre pensato che anche lui vi si è dedicato interamente senza mai fare un’eccezione, né per sua madre né per te.


M.M. - Certo.


MARIA - E così non mi sono rifiutata neanche a questo, fino ai suoi ultimi momenti, abbiamo perfino condiviso i pianti sprecati della sepoltura.


M.M. - Maria, non è il caso di pensarci.


MARIA - Uso una corda del mio essere che non ho mai utilizzato, gestisco il dolore rifiutando ogni compianto, faccio da sola, è già un sollievo.


M.M. - Maria, sono qui per riferirvi una notizia.


MARIA - Cadrebbe nel buio, dillo agli altri.


M..M. - L’ ho già fatto. Lo sanno Giovanni e Simon Pietro.


MARIA - E dove sono?


M.M. - Corsi là.


MARIA - Corsi là dove?


M.M. - Alla sua tomba.


MARIA - E tu con le donne siete andate a profumarlo?


M.M. - Appena il Sabato è finito.


MARIA - Allora ogni cosa è stata fatta. (M.M. si inginocchia davanti a lei) Perché ti inginocchi?


M.M. - Per supplicarvi di ascoltarmi e perdonatemi se non so dirvi in altro modo le cose che sono qui per dire.


MARIA - Maria Maddalena, ti ho già detto, credo che ormai niente e nessuno possa sconvolgermi più di così. Tirati su.


M.M. - Ma se un’altra emozione vi può …


MARIA - Cosa? Sarebbe già molto se riuscissi, a procurarmi un emozione. Coraggio, dai, alzati.


M.M. - Voglio parlarvi come a una regina.


MARIA - Niente di quello che ho veduto e che ho sofferto lo giustifica. A parte che ignoro com’è fatta, esattamente, una regina.


M.M. - Vi giuro che so quello che dico. ( Si alza)


MARIA - Non ne dubito. C’è qualcun altro che lo sa?


M.M. - I due con i quali ho già parlato. Però sono corsi a controllare.


MARIA - Alla tomba?


M.M. - Alla tomba.


MARIA - Maddalena ora sì, avevi ragione, ora mi fai paura.


(Torna a sedersi)


M.M. - Che avreste pensato se arrivando alla sua tomba aveste visto che era vuota?


MARIA - (dopo un attimo) Avrei … Tu che hai fatto?


M.M. - Ho cominciato a piangere e a domandare a voce alta dove lo avevano portato. C’era lì appresso un ortolano che sentiti i miei lamenti mi chiede che c’è chi stai cercando, e poi perché piangi e con chi parli senza un interlocutore, e io gli ho spiegato la scomparsa di Gesù. Pensavo che avessero voluto fargli pagare fino in fondo la condanna e seppellirlo nella fossa come gli assassini.

(Si avvicina a Maria che è sempre più spaventata da quello che lei le sta dicendo)

Quell’ortolano. Non era davvero un ortolano. Lui mi ha guardata e mi ha sorriso e mi ha chiamata col mio nome. Vedevo una luce intorno a lui oppure era il sole che filtrava tra le lacrime e forse mi ha preso una vertigine ma era la voce di Gesù. Non quella di un angelo né un’illusione ma era lui. Mi ha dato istruzioni per gli apostoli e quando ho cercato di toccarlo non l’ha consentito. Ho smesso di piangere e mi sono asciugata bene gli occhi per vederlo chiaramente, già tante volte avevo letto nel suo sguardo i sentimenti più segreti che non pronunciava, la nostra intesa era fortissima, le cose che mi sentivo dentro, la mia mente ne rimanevano condizionate ma un batticuore così forte non lo avevo mai avuto e anche se lui ci aveva detto in modo esplicito che sarebbe risorto il terzo giorno io quale amore quale fede ero riuscita a dimostrargli senza andare a morire accanto a lui? Così nel vedermelo davanti mi sentivo perdonata e inadeguata, la gioia era come aver bevuto, lui mi era entrato nella vita per accendermi, adesso ero io che mi sentivo trasportare da quel fuoco, poi quando lui mi ha congedato e mi affannavo per raggiungervi credo che avessi le ali ai piedi, ho detto a Giovanni e a Simon Pietro che il Signore era tornato in vita e loro non si capacitavano, la verità è che lo dicevo non so se piangendo o se ridendo e loro pensavano che io fossi andata fuor di senno perciò sono corsi su al sepolcro per verificare - forse cercavano una verità meno impossibile e io sono subito venuta qui. Maria, non è stata un’allucinazione non è un sogno e adesso per gradi ve l’ ho detto. Ma se anche voi non mi credete almeno ditelo e io… se ci riesco non ne parlo più a nessuno. (Non ottiene risposta) Ora vi lascio.


(Maria la ferma con un gesto)


MARIA - Ma no, ma che fai, rimani lì. ( Si alza e va verso di lei) Anche per me è molto difficile risponderti. Farò come te, dirò quel che sento e ciò che penso senza fare distinzione.


(M.M. vorrebbe nuovamente inginocchiarsi ma

Maria glielo impedisce)


E’ stato il mio corpo a mantenerlo, la materia della quale si nutriva e costituiva era la mia. Il nostro rapporto era inscindibile, questo lo devo precisare innanzi tutto.


M.M. - Era già chiaro.


MARIA - A parte il sigillo dell’origine di quella vita, e a parte che forse di ogni vita io da quel giorno mi domando che misura di mistero possa avere, il resto era stato conferito per natura a me. Che l’ ho gestito esattamente come tutte le altre donne. Semmai senza incognite, o complicazioni. Il parto mi è stato facilissimo. Giuseppe era andato a cercare per me una levatrice ma quando è tornato con la donna anzi con due il bambino era già nelle mie braccia. Gesù era bello ed era sano e l’ ho sentito francamente così mio, io sono quella che per prima ho potuto sentire la sua voce e il suo calore su di me. Ho visto i pastori che si affacciavano meravigliati perché dicevano che dalla grotta usciva una luce mai veduta. Quando rimasi con Giuseppe gli ho dato il bambino da tenere, gli ho detto prendilo il figlio è anche tuo e lui aveva un’espressione indescrivibile, preoccupatissimo dall’incombenza e poi così tenero nel vezzeggiarlo con quelle sue dita grosse e ruvide sfiorava la bocca e la punta del naso del neonato.


M.M. - Io non ho mai avuto figli e da bambina neanche un padre accanto a me.


MARIA - Sto solo cercando di spiegarti.


M.M. - Mi piace sentirtene parlare. Ti prego.


MARIA - Poi mi hanno resa ancor più madre i mesi nei quali l’ ho allattato, non credo che gioia né piacere di una donna arrivino ad essere altrettanto intensi quanto sentire le labbra del piccolo e il taglio smussato delle sue gengive e quelle manine che si aggrappano e che premono e intanto il mio latte e insieme al latte la mia anima scorrevano in lui per soddisfarlo.

Poi lungo tutta la sua infanzia provvedere a tutto, baciarlo ogni volta che potevo e divertirmi a farlo ridere, lasciarmi commuovere e consolarlo di ogni pianto. Anni di piena dedizione alla maternità e lui ricambiava con la crescita e il suo affetto la nostra totale dedizione. Ti sto parlando sia di me che di Giuseppe. Stringere il naso di Giuseppe e tirargli la barba fino a fargli male credo che almeno per un anno sia stato il maggior divertimento per entrambi. Io non mi sono lamentata e tanto meno opposta quando Gesù ha lasciato me e la nostra casa per seguire la sua strada. Giuseppe era morto e vedere mio figlio andare via era una cosa - una rinuncia amara. Non ero esigente o possessiva. Tu stessa lo puoi testimoniare, fosti tu nella sua vita a subentrarmi.


M.M. - Io sono nata il giorno che ho conosciuto lui.


MARIA - E io ci ho sofferto e ti confesso doppiamente quelle critiche così scontate, non dico per questo incomprensibili, anche a me dava peso la tua fama. Vedevo i pericoli che lui correva privilegiando nei discorsi e col tuo esempio prostitute e pubblicani e poi le polemiche coi sacerdoti, la sua popolarità - e che frequentasse gli zeloti almeno alcuni allarmando l’esercito romano. Erano in tanti a suggerirmi di frenarlo, sentivo reazioni che crescevano mi spaventavano perché si facevano sempre più dure.


M.M. - Lo so bene.


MARIA - Ti dico questo solo per sottolineare che io sono stata e che rimango la sua madre naturale - di carne di sangue e di emozioni e sentimenti umani.


(A partire da qui farà molta fatica a trattenere le lacrime, presto

non riuscirà più, ma sarà un pianto senza pietismo né retorica, Maria

dall’inizio è un personaggio trasparente sempre sincera in quel che

dice)


Perché in tutto quello che è accaduto dalla sua cattura in poi non posso prescindere dal punto di vista materiale, ho visto ferire martoriare e disprezzare quella carne che ho baciato mille volte, che il buon Giuseppe vezzeggiava commovendosi per un bambino che non era neanche il suo, ho visto calcare brutalmente una corona di tortura nei capelli che io per prima ho pettinato, gli ho visto piantare orribili chiodi grossi un dito in quelle mani che baciavo da bambino, l’ ho visto spegnersi di sofferenza sulla croce e ancora mi chiedo come sia stato possibile che uno dei tanti falegnami della zona come lui con quale animo e con quale forza avesse potuto costruirla, quella croce, e poi l’ ho cullato da cadavere sopra le braccia e in quel momento ho ripensato a quando l’ ho messo nella mangiatoia, ho visto la gente che attorniava il suo supplizio pensando a quei semplici pastori che lo avevano adorato e tu capisci almeno spero che se piango (Abbraccia la Maddalena, stanno piangendo tutte e due) e voglio piangere fra le tue braccia non è perché io non abbia udito compreso o creduto a quello che tu sei qui per dirmi, so che il mio corpo e che il mio spirito non contraddicono le cose che tu adesso mi dici, non nego che sia la verità. Guarda che non ho mai preteso di capire fino in fondo, non solo le gioie anche le pene fanno musica cavandola sempre dalle stesse note, il che non significa che le une sostituiscano le altre e se lui è tornato dalla morte questo gli viene non da me ma dallo Spirito che lo ha voluto generare usando me; ma io che ho avuto e che ho gestito la chiara funzione di esser donna, dargli la carne che serviva a farlo uomo, non posso ora smettere di fare i conti con le cose che ha subito, dimenticare in quale modo lui mio figlio mi guardava dalla croce e che neanche morendo abbia potuto consolarmi rammentandomi che in pochi giorni il nostro mondo si sarebbe capovolto, è morto da uomo e come un uomo pari a tutti gli altri mettendo alla prova voi e me fino al suo ultimo lamento.


MM - Io mi rimprovero. Avremmo dovuto …


MARIA - Era un disegno. Hai fatto anche tu quel che potevi, l’ hai affiancato finanziato lo hai amato e ora lo vedi sei a fianco a me. Mi porti l’annuncio più gioioso e sconvolgente che potessi darmi. Tu sei l’eletta, io la madre - è una cosa diversa.


MM - Ma sì, figuratevi, lui era lì vivo e risorto e io l’ ho confuso con un ortolano. Che vergogna.


MARIA - E piangi per questo? Sei la prima alla quale ha voluto dimostrarsi. (Le sorride) Perdonami un pizzico di invidia, non si è ancora mostrato neanche a me.


M.M. - Faceva così, voi lo sapete. Prima gli ultimi.


MARIA - E’ ciò che ha voluto e sono certa che aveva degli ottimi motivi. Punto e basta. Secondo lui e credo secondo verità, io per istinto e tu per scelta, noi due siamo quelle che lo abbiamo maggiormente amato - entrambe donne e questo conta. In quanto al titolo che tu mi davi… non sono mai stata una regina - ma forse lo diventerò, visto che lui è ritornato come Re dei cieli. E dunque inginocchiati. Questo è il momento.


(M.M. si inginocchia davanti a lei. Maria le posa le mani sul capo)


Anch’io onorerò la tua importanza, come ha fatto lui. Perché è giusto così, di fronte a tutti. Perfino gli angeli di Dio. I cieli e le stelle. Io non ho dubbi.


fine




























Note

"L’angelo di Dio" è il terzo testo di un progetto, iniziato con "L’uomo di Arimatea" e seguito da "L’ultimo Cliente". Tutti e tre si riferiscono alle medesime circostanze (la vita e la morte di Gesù), ma i rispettivi approcci alla ricostruzione degli eventi e alle loro dinamiche teatrali sono abbastanza diversi fra loro.


Dirò, semplificando un po’ troppo, che ne "L’uomo di Arimatea" ho maggiormente utilizzato gli aspetti politici che collegavano i fatti alle persone; ne "L’ultimo Cliente" quelli drammatici e più passionali; mentre con "L’angelo di Dio", su quegli stessi temi, ho lasciato più spazio alla poesia.


Ho dedicato e legato "L’angelo di Dio" anche al fascino delle apparizioni. Sono convinto che non sia affatto detto che gli angeli si manifestassero assumendo sembianze propriamente umane. Non vedo perché dovremmo darlo per scontato. Che tale ipotesi sia stata utile all’iconografia si può comprendere, e alla fin fine lo sappiamo, il valore del simbolo resta di là dell’espressione che lo suggerisce. Ma le dimensioni del teatro, sicuramente più di tre, mi inducono a credere probabili, rappresentabili e francamente più accettabili apparizioni che trovassero dei modi meno materiali.


Un altro punto da osservare è che fino ai tempi raccontati nei Vangeli erano solamente angeli i delegati celesti ad apparire: diversamente da quanto avvenne poi. Inoltre, le loro apparizioni tendevano a incidere direttamente su un evento (o ad annunciarlo): interventi precisi, pragmatici, d’urto, rivolti ai diretti interessati.


Va però detto che i Vangeli presuppongono anche altre importanti comunicazioni: si pensi a Maria che rivela a Giuseppe la sua gravidanza; o alla clamorosa annunciazione che venne affidata da Gesù alla Maddalena. Angeli anch’esse, l’una e l’altra (e anche Giuseppe); e già lungo il corso della loro vita, certo non angeli minori.


m.b.